VIBO VALENTIA Il gip di Vibo Valentia Pia Sordetti ha convalidato l’arresto disponendo la scarcerazione di Luigi Mancuso, esponente di spicco dell’omonimo clan di Limbadi, arrestato sabato scorso dopo 3 anni di irreperibilità per violazione della misura della sorveglianza speciale. Il gip ha così accolto le richieste dei difensori di Mancuso, gli avvocati Francesco Sabatino e Giancarlo Pittelli, che, nel corso dell’udienza, hanno sostenuto l’insussistenza del fatto contestato a Mancuso per mancanza della gravità indiziaria sulla base del fatto che nel 2012, al momento della scarcerazione dopo 19 anni ininterrotti di detenzione, Mancuso era stato sottoposto in automatico alla sorveglianza speciale irrogata con un decreto del 1997, senza alcuna rivalutazione della sua pericolosità sociale. Rivalutazione, invece, che per i legali era necessaria alla luce di numerose sentenze della Suprema corte di Cassazione. Il processo a carico del boss di Limbadi per la violazione della sorveglianza speciale è stato fissato al 7 febbraio 2018.
BOVA: IMPORTANTE CONTROLLO TERRITORIO «L’arresto di Luigi Mancuso, elemento di spicco della ‘ndrangheta del Vibonese e latitante da oltre tre anni, è la testimonianza di quanto sia importante, in Calabria, il controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine». Lo afferma, in una nota, Arturo Bova, presidente della Commissione regionale antindrangheta. «Troppo spesso, infatti – prosegue – la cronaca ci racconta di pericolosi latitanti che per anni fanno perdere le proprie tracce pur rimanendo nella nostra regione, continuando a gestire i propri affari a pochi passi da chi li sta cercando. Immaginare un ricercato che si muove tranquillamente per le nostre strade, senza temere di essere fermato o riconosciuto, poi porta ad un’altra riflessione: quanto influisce l’omertà sulla capacità di un latitante di rimanere “nascosto in piena luce”? Se da un lato, quindi, è necessario che le forze dell’ordine riescano a ottenere più uomini, più mezzi e più risorse per poter essere capillarmente presenti nel territorio calabrese, al contempo una maggiore presenza di carabinieri e polizia aumenterebbe la sicurezza percepita dai calabresi che potrebbero quindi sentirsi più tranquilli nel denunciare, nel rompere quel muro di omertà dietro al quale, troppo spesso, proliferano le attività illecite della ‘ndrangheta».
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