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San Lorenzo, imprenditore sequestrato per rapina: arrestato un 17enne
SAN LORENZO Pensavano avesse con sé l’incasso del supermercato per questo lo hanno inseguito, speronato e malmenato. Secondo le prime ipotesi investigative, per questo motivo questa mattina Bernardo…
Pubblicato il: 28/08/2017 – 19:01
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SAN LORENZO Pensavano avesse con sé l’incasso del supermercato per questo lo hanno inseguito, speronato e malmenato. Secondo le prime ipotesi investigative, per questo motivo questa mattina Bernardo Russo, proprietario di un supermercato e fratello del sindaco di San Lorenzo, sarebbe stato aggredito sulla statale 106 nei pressi di Condofuri. Un ragazzino di nazionalità straniera è stato arrestato dai carabinieri, che hanno recuperato anche parte del bottino sottratto alla vittima. Continuano invece le indagini per l’individuazione dei complici.
Stando a quanto filtra, Russo sarebbe stato speronato e bloccato allo svincolo di Condofuri da un’utilitaria, poi risultata rubata. Ma non si trattava di un banale tamponamento. Dall’auto sono usciti tre uomini, che minacciando Russo con un fucile gli hanno intimato di consegnare l’incasso dei supermercati. Denaro che tuttavia l’imprenditore non aveva ancora prelevato, per questo è stato brutalmente percosso dalla banda, che lo ha costretto ad allontanarsi dalla trafficata arteria. Obbligato a sdraiarsi sul sedile posteriore della sua stessa auto, Russo è stato portato in una località isolata dove i tre uomini, presumibilmente convinti che avesse nascosto l’incasso in auto, lo hanno brutalmente picchiato, per “convincerlo” a consegnare i soldi. C’è voluta un’ora di inutili minacce e percosse per convincerli che l’uomo stesse dicendo la verità. A quel punto, dopo avergli strappato il poco denaro che aveva addosso, i tre uomini si sarebbero divisi. Russo sarebbe stato costretto ad andare presso uno dei suoi esercizi commerciali a San Lorenzo Marina, accompagnato da uno dei rapinatori, per prelevare alcune migliaia di euro, che avrebbe dovuto portare agli altri due malviventi. Gli altri due avrebbero atteso il complice in un luogo stabilito.
Stando a quanto filtra, Russo sarebbe stato speronato e bloccato allo svincolo di Condofuri da un’utilitaria, poi risultata rubata. Ma non si trattava di un banale tamponamento. Dall’auto sono usciti tre uomini, che minacciando Russo con un fucile gli hanno intimato di consegnare l’incasso dei supermercati. Denaro che tuttavia l’imprenditore non aveva ancora prelevato, per questo è stato brutalmente percosso dalla banda, che lo ha costretto ad allontanarsi dalla trafficata arteria. Obbligato a sdraiarsi sul sedile posteriore della sua stessa auto, Russo è stato portato in una località isolata dove i tre uomini, presumibilmente convinti che avesse nascosto l’incasso in auto, lo hanno brutalmente picchiato, per “convincerlo” a consegnare i soldi. C’è voluta un’ora di inutili minacce e percosse per convincerli che l’uomo stesse dicendo la verità. A quel punto, dopo avergli strappato il poco denaro che aveva addosso, i tre uomini si sarebbero divisi. Russo sarebbe stato costretto ad andare presso uno dei suoi esercizi commerciali a San Lorenzo Marina, accompagnato da uno dei rapinatori, per prelevare alcune migliaia di euro, che avrebbe dovuto portare agli altri due malviventi. Gli altri due avrebbero atteso il complice in un luogo stabilito.
Dopo aver prelevato l’incasso, l’imprenditore si sarebbe dunque diretto verso Condofuri, seguendo le indicazioni del ragazzo, ma l’auto è stata intercettata e bloccata da una delle pattuglie della Compagnia Carabinieri di Melito di Porto, impegnate nell’imponente dispositivo di ricerche dispiegato dal Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria. A quanto pare, Russo sarebbe infatti riuscito a dare l’allarme. Dopo aver fermato l’auto, i militari hanno soccorso la vittima e fermato il minore che ha inutilmente tentato di disfarsi della refurtiva. Accusato di sequestro di persona, rapina, porto abusivo di armi e lesioni personali, il ragazzo è stato portato in carcere su disposizione della procura competente. Le indagini però non si fermano. Adesso è caccia ai complici.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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