Viscomi chiude a Catanzaro: «Dal 5 marzo uno spazio politico nuovo»
Per concludere la sua campagna elettorale, Antonio Viscomi ha scelto Catanzaro. E Catanzaro non lo ha deluso. Nonostante una fitta nebbia degna della Londra di fine ‘800 descritta da Robert Louis Ste…


Per concludere la sua campagna elettorale, Antonio Viscomi ha scelto Catanzaro. E Catanzaro non lo ha deluso. Nonostante una fitta nebbia degna della Londra di fine ‘800 descritta da Robert Louis Stevenson avvolgesse il centro storico dei Tre colli, il Teatro comunale si è riempito senza fatica, a testimoniare che il rapporto tra il candidato alla Camera nel collegio uninominale per il centrosinistra e il capoluogo è forte.
Sul palco, accanto a Viscomi, i Giovani democratici e gli altri candidati del Pd alla Camera e al Senato: Giulia Veltri, Ernesto Alecci, Sebastiano Barbanti, Aquila Villella.
Una “chiusura” senza big nazionali perché, come ha spiegato con una metafora dal palco l’attore catanzarese Enzo Colacino, «spesso abbiamo affidato le chiavi per chiudere a qualcuno che ha rovinato la serratura». Nessuna scelta autarchica, allora, ma la decisione di parlare al territorio conoscendo il territorio.

E poi la scelta di marcare la differenza con le altre forze in campo. A sottolinearle sono stati, a turno, tutti i candidati, ma a metterle insieme è stato lo stesso Viscomi: «Altri, non noi, pensano di acquisire spazi politici solleticando la pancia degli elettori, e per questo fine di mero potere agitano incubi della ragione che sempre nella storia hanno generato mostri: paura, rancore, sfiducia e disperazione. Noi, invece, abbiamo parlato alla testa ed al cuore dei cittadini ed abbiamo dimostrato nei fatti cosa vuol dire intendere la politica come visione e il governo come responsabilità. Altri, non noi, hanno preferito seminare parole e gesti di odio; altri, non noi, hanno preferito rifugiarsi nelle chat dei social rifiutando ogni possibilità di confronto personale e diretto; altri, non noi, hanno promesso l’inverosimile. Noi no, perché per noi politica è stare insieme, per loro è essere contro gli altri; per noi i bisogni individuali devono tradursi in politiche pubbliche, per loro invece in favori e ricatti individuali; per noi politica è fare strada e aprire le porte al futuro, per loro invece è farsi strada anche a costo di riportare il paese nelle condizioni drammatiche di un passato ancora troppo recente per dimenticarlo», ha scandito dal palco il professore dell’università di Catanzaro.
Poi le linee programmatiche e l’impegno pubblicamente assunto per il post-voto: «Io sto dalla parte della legalità, dei diritti, del merito, della competenza, dell’inclusione attiva e solidale, della partecipazione anche nei luoghi di lavoro, dell’innovazione sociale, dell’Europa, dell’equità fiscale per le famiglie, dell’impresa che genera lavoro produttivo, della rigenerazione urbana, del tesoro prezioso dei piccoli borghi che costellano le nostre colline e che certo non hanno bisogno di grosse – anzi, direi: grasse – operazioni immobiliari. Io sto dalla parte di chi vuole disegnare una città a misura di uomini e donne che si incontrano e parlano e creano reti di relazioni solidali, di bambini che hanno voglia ancora di giocare insieme, di chi crede ancora che gli esercizi commerciali di prossimità siano il cuore pulsante dei centri storici e che le regole valgano per tutti in egual modo e non debbano essere utilizzate come armi improprie contro chi la pensa diversamente. Io sto senza se e senza ma dalla parte di chi combatte la criminalità organizzata perché su questo punto non esistono, non possono esistere, mezze misure. Io sto dalla parte di chi crede che l’istruzione e la formazione siano ancora il migliore investimento per il futuro dei nostri giovani e che non sia un destino obbligato quello di diventare forza lavoro in contrade straniere. Se siamo qui oggi non è per chiudere il quattro marzo una campagna elettorale ma per aprire il cinque marzo uno spazio politico nuovo, per aprire porte e finestre di una politica che sappia dare un senso ed una visione alla fatica quotidiana del vivere, che sia inclusiva e dialogante e rifiuti definitivamente quel meccanismo perverso che induce qualcuno a preferire la sconfitta pur di non fare sintesi con gli altri. Domani io ci sarò, noi ci saremo: e insieme a noi ci saranno tutti coloro per il quali la politica con la p maiuscola è costruzione del futuro, anzi è sinonimo di futuro e proprio per questo si sono sentiti traditi da metodi e prassi di una politica più simile alla gestione di interessi di un affollato condominio e che per questo hanno preferito rifugiarsi nel proprio privato. A tutti costoro io dico: riprendiamoci il gusto di fare politica, riprendiamoci il nostro futuro, sprigioniamo, liberiamo il nostro futuro! Per noi, per i nostri figli, per Catanzaro, per la Calabria».
Spazio anche all’orgoglio per il lavoro svolto da vicepresidente della giunta regionale: «Dopo aver passato questi ultimi anni a lavorare nei luoghi istituzionali in cui si sviluppa il confronto tra le Regioni e con il governo ho veramente capito che se ti presenti a Roma con il cappello in mano ti trattano da mendicante, se ti presenti portando la tua competenza ti affidano responsabilità anche gravi. Non è solo la mia esperienza; è l’esperienza di tutti i calabresi che vivono fuori regione e che fuori regione hanno assunto ruoli significativi, puntando soltanto sulla loro credibilità e sulla loro competenza. Mai più a Roma con il cappello in mano, a pietire risorse e a recriminare su un passato sempre più lontano. Sappiamo leggere le leggi, sappiamo anche scriverle e interpretarle, e perciò siamo stati in grado di difendere le nostre ragioni e le ragioni delle regioni meridionali, sia sul piano politico che su quello tecnico, e l’abbiamo dimostrato sul campo. Come credete che sia stato possibile portare da 4 a 12 milioni di euro le risorse nazionali per far studiare i nostri ragazzi nelle nostre università? O istituire la zona economica speciale in connessione con il sistema portuale e aeroportuale, portando a compimento un progetto che il precedente governo regionale di centrodestra aveva visto bocciato dall’unione europea? O sbloccare dopo non so più quanti anni il macrolotto della 106 da un miliardo e più di euro? Siamo andati a Roma con zaini pieni di progetti e di idee, parlando chiaro e guardando lontano».
E ancora: sul tema dell’immigrazione, Viscomi ha tracciato una profonda linea di demarcazione tra il Pd e Lega e Movimento 5 Stelle. Per farlo ha usato le parole di Eugenio Bennato, ospite musicale della serata, e della sua “Che il mediterraneo sia”: «“andare, andare, simme tutt’eguale/ affacciati alle sponde dello stesso mare/ e nisciuno e’ pirata e nisciuno e’/ emigrante/ simme tutte naviganti”. La imparasse Salvini questa canzone! La imparassero i cinquestelle!», scandisce con vigore Viscomi.
Infine, prima di lasciare spazio alla musica dell’artista napoletano, Viscomi ha concluso: «Insieme senza paura, e con l’aiuto di Dio, daremo inizio ad una nuova storia, insieme daremo voce ad una Catanzaro che è stata e intende continuare ad essere il cuore vivo della Calabria. Insieme daremo vita ad una Calabria che nella sua identità e nella sua storia radica il suo futuro. Lo dobbiamo a noi, ai nostri figli, alla nostra terra».
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it