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Discontinuità e autocandidature, tutti pensano (già) alle Regionali

Nel giorno in cui il Movimento Cinquestelle espugna Cosenza, il sindaco della città Mario Occhiuto ufficializza la propria candidatura alle prossime Regionali. Un contropiede classico: un pezzo di Fo…

Pubblicato il: 06/03/2018 – 8:22
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Discontinuità e autocandidature, tutti pensano (già) alle Regionali
Discontinuità e autocandidature, tutti pensano (già) alle Regionali

Nel giorno in cui il Movimento Cinquestelle espugna Cosenza, il sindaco della città Mario Occhiuto ufficializza la propria candidatura alle prossime Regionali. Un contropiede classico: un pezzo di Forza Italia vuole spendere il ticket Occhiuto-Abramo, in una riedizione del “partito dei sindaci”. Ma Catanzaro e Cosenza, roccaforti del centrodestra, sono crollate sotto i colpi dei binomi D’Ippolito-Vono e Orrico-Morra. I potenziali avversari del ticket non mancano, specie nel Reggino, territorio che ha retto meglio all’avanzata grillina. Anziché aspettare che la sua leadership fosse messa in dubbio, il primo cittadino ha fatto un passo avanti. La linea è quella decisa con Jole Santelli e suo fratello Roberto Occhiuto: ammettere che la vittoria del M5S nasce dalla voglia di cambiamento e proporsi di incarnarlo, il cambiamento. A Cosenza – complice la strategia suicida del centrosinistra e candidature a cinque stelle non proprio da combattimento – il tentativo è riuscito. Più che riuscito, in realtà: Occhiuto si è confermato con il 60% dei voti attirando a sé (anche) il voto di protesta. Alle prossime Regionali ha intenzione di riprovarci: cercherà di indossare i panni della discontinuità rispetto alla giunta Oliverio.
Al post Oliverio guarda anche un pezzo del Partito democratico. Mentre una parte del Pd (la segreteria regionale) va verso le dimissioni seguendo l’esempio di Matteo Renzi – cioè dopo la formazione del nuovo governo, sempre ammesso che si formi – c’è qualcuno nel Pd che, oltre a cogliere la portata della sconfitta, chiede al partito di reagire per fermarne l’onda lunga. Per Carlo Guccione l’esperienza di governo regionale è da considerarsi un arnese del passato. Un fallimento. Il consigliere dem e il governatore sono ai ferri corti da tempo: da lunedì, con la richiesta di una netta discontinuità rispetto all’era Oliverio, Guccione lancia un progetto alternativo a quello di una possibile (e ventilata) ricandidatura del presidente della giunta regionale. Una coalizione “civica e di centrosinistra”: solo qualche settimana fa, in consiglio regionale, Guccione ha lanciato l’idea di Antonio Viscomi come guida del Pd che verrà, causando le ire del governatore. Nei prossimi mesi il copione non sarà molto diverso. Almeno per il suo pezzo del Pd. Un altro pezzo, invece, pensa già al rimpasto che – complice l’elezione del vicepresidente Viscomi – rischia di diventare l’ultima spiaggia per garantire un futuro politico a qualche notabile democratico. In prima fila c’è Bruno Censore, mentre scalpitano diversi consiglieri regionali. Il tempo dei tecnici di area Pd è finito.
È finita anche l’ora delle timidezze movimentiste. “E adesso cosa succede alle prossime Regionali?”. Un po’ speranzosi e un po’ sgomenti, se lo chiedono gli attivisti del Movimento Cinquestelle. Speranzosi, perché lo slancio fa immaginare nel 2019 un risultato migliore rispetto al 2014 (zero consiglieri eletti). Sgomenti, perché la responsabilità cresce e non sempre i grillini hanno dimostrato di riuscire ad adeguarsi al cambio di livello elettorale. La giostra del consenso M5S parla, tanto per stare al capoluogo di Regione, di uno strabiliante passaggio – nel giro di un anno – dal 6% delle Comunali al 45% delle Politiche. Nel dettaglio, Bianca Laura Granato, bocciata a Catanzaro come candidato a sindaco, è diventata senatrice (era nel listino proporzionale al numero 2, dopo Nicola Morra). Per non parlare di Giuseppe D’Ippolito, l’avvocato lametino che, dopo una mediocre performance alle amministrative del 2015 (quelle che incoronarono sindaco Paolo Mascaro) ha stracciato un recordman di preferenze come Domenico Tallini in uno dei collegi più difficili della regione. I Cinquestelle hanno dato un’altra prova di quanto sia ampio il loro potenziale bacino del consenso. Quello che preoccupa i loro sherpa è la discontinuità. O, per essere più concreti, la possibilità di mettere in campo una squadra di candidati consistente e capace di reggere l’urto di un voto di preferenza slegato da temi nazionali. E di cimentarsi in un terreno di gioco nel quale la vecchia politica “porta a porta” può giocare ancora le proprie carte. (ppp)

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