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«Dopo la sconfitta il Pd cambi passo»

La drammatica sconfitta che noi democratici abbiamo subito è il risultato naturale di una azione politica segnata da errori spiegabili solo con la distanza siderale che i nostri dirigenti di partito…

Pubblicato il: 06/03/2018 – 8:07
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«Dopo la sconfitta il Pd cambi passo»
«Dopo la sconfitta il Pd cambi passo»

La drammatica sconfitta che noi democratici abbiamo subito è il risultato naturale di una azione politica segnata da errori spiegabili solo con la distanza siderale che i nostri dirigenti di partito, tutti governanti in ambito nazionale e regionale, hanno interposto tra la politica e la società. Nei nostri programmi, ma ancor di più nell’agenda delle nostre azioni politiche là dove ancora governiamo (Calabria in primis), non trovano asilo i temi della povertà, del lavoro, della buona sanità.
Era quindi addirittura impensabile ricercare il consenso con metodi superati ed escludenti che hanno probabilmente dato soddisfazione a pochi e deluso quanti, dopo la fallimentare esperienza della destra, speravano in un riscatto della politica e della Calabria.
I segnali premonitori di una sconfitta senza precedenti, specie nel Sud, si erano già manifestati 5 anni addietro ma sino ad oggi nessuno ha voluto coglierli.
Le primarie sostanzialmente vuote che sovente si svolgevano in Calabria sono state la foglia di fico dietro la quale nascondere l’inadeguatezza della nostra proposta. Tanto che, quando il risultato non era scontato (come per individuazione dei candidati alla Camera ed al Senato), si è deciso di rinunciarvi in barba allo Statuto ed ai tanti militanti che credevano in una democrazia partecipata.
Il Mezzogiorno, scomparso dai programmi elettorali ed affidato dal Pd a mani improbabili, era sembrato ad alcuni un fatto sostanzialmente irrilevante mentre invece era evidente il disagio sociale che covava la rabbia e la disperazione.
Oggi il Pd ha pagato tutti i conti, anche quelli degli altri, come le conseguenze sociali del federalismo fiscale (spinto dal centro destra). Ha però pagato nel Sud l’assenza (colpa propria) di una strategia di coesione nazionale affidata tardivamente, solo per iniziativa di Gentiloni, al ministero di De Vincenti.
In Calabria, come nel resto del Mezzogiorno allargato (che ormai ricomprende gran parte del centro Italia), abbiamo assistito ad un fenomeno nuovo: il fallimento dei diritti sociali e dei diritti civili. I primi ormai ridotti a clausola vuota e con la prospettiva di un ulteriore indebolimento (fase del federalismo differenziato), i secondi compressi in una battaglia per la effettività della democrazia dove in nome di una sacrosanta e necessaria lotta alla criminalità lo Stato di diritto agisce per stereotipi e cede il passo allo Stato di sicurezza, lasciando soli e senza risorse gli amministratori locali e rischiando una criminalizzazione di massa delle imprese.
La Calabria è stata quindi mal rappresentata ad ogni livello e infatti l’assenza di una risposta in tempi accettabili ai bisogni di vita ha fatto esplodere i cinque stelle bravi elencatori dei problemi e portatori di soluzioni semplicistiche, irrealizzabili ma comprensibili.
La ripresa di un fenomeno migratorio senza precedenti, la conseguente lacerazione di interi nuclei familiari, l’aumento dei viaggi della speranza in sanità, han fatto si che anche in assenza di una vera proposta i cittadini scegliessero l’incerto rappresentato dai 5S al cospetto di un ceto parolaio ed inconcludente, i Partiti tradizionali.
Le proposte elettorali del Pd calabrese, con le dovute e lodevoli eccezioni a cominciare dal prof. Viscomi, sono state incoerenti e improbabili, alle volte da lasciare allibiti per l’irresponsabilità dei metodi e i criteri di composizione delle liste.
Il Pd a questo punto deve cambiare veramente, ha bisogno di riscoprire il modello di partecipazione originario e deve produrre una piattaforma programmatica che sia frutto dei reali bisogni dei cittadini e realizzarla con chi ha competenze amministrative.
Le nostre, ancora tante, amministrazioni per non essere travolte dal populismo, vincente sulla nostra inattività, devono immediatamente ristabilire una comunicazione e un rapporto immediato con gli elettori e con il governo regionale per riprendere ad essere un riferimento certo e di servizio per i cittadini e per ricollegare i sindaci all’ente regione. Ente dove spesso si privilegia la fedeltà alla competenza e l’appartenenza alla proposta.
Non pochi di noi, pubblicamente e prima nelle sedi di partito, avevamo ammonito su errori e rischi di una situazione insostenibile. Purtroppo siamo rimasti inascoltati, spesso perché sono prevalse scorciatoie e tattiche individuali.
Oggi la realtà è drammaticamente dinnanzi agli occhi di tutti. Per noi, fare i conti significa rimettere le soluzioni utili per i cittadini al centro dell’azione del Pd e per questo riteniamo necessario uno sforzo straordinario di tutti ed una chiara separazione tra azione di Partito ed azione di governo, ad ogni livello.
Riteniamo che non possa pensarsi un Pd nel futuro se non riparte da una diversa rappresentanza del Sud e non possa esserci un futuro per il Pd senza un ribaltamento di metodi e politiche. Questi sono alcuni degli obiettivi su cui riteniamo tutti debbano fare quadrato, in un momento delicato e complicato per l’Italia e drammatico per la Calabria.
Quando mancano meno di 18 mesi dalla conclusione della finora non brillante esperienza regionale, riteniamo si possa e si debba cambiare passo. L’uomo solo al comando è un modello superato ed inadeguato. L’individuazione di 4/5 temi caratterizzanti la conclusione della legislatura devono essere l’elemento condiviso intorno al quale si ricostruisce la credibilità della politica e del Pd.
Con queste idee e con la convinzione che solo attraverso un mutamento del rapporto con i nostri concittadini, che dovrà essere diretto, chiaro e trasparente, ci faremo promotori a fine mese di un’iniziativa programmatica diffusa e condivisa e che dovrà trovare ascolto in chi ha la responsabilità del governo della regione. Programma che, a nostro avviso, non può prescindere dalla credibilità e dalla capacità di chi sarà chiamato a realizzarlo.







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