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Quello che i Tallini boys (e le Santelli girls) non dicono

La disastrosa caduta del Partito democratico ha lasciato in secondo piano il forte ridimensionamento e la sconfitta di Forza Italia, il che ha fatto ringalluzzire in queste ore alcuni protagonisti de…

Pubblicato il: 07/03/2018 – 18:52
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Quello che i Tallini boys (e le Santelli girls) non dicono
Quello che i Tallini boys (e le Santelli girls) non dicono

La disastrosa caduta del Partito democratico ha lasciato in secondo piano il forte ridimensionamento e la sconfitta di Forza Italia, il che ha fatto ringalluzzire in queste ore alcuni protagonisti del post-berlusconismo in salsa calabrese, prima fra tutti l’accoppiata perdente Santelli-Tallini.
Possibile che la portata del voto del 4 marzo sia sfuggita ai grandi strateghi del centrodestra, unica eccezione per Mario Occhiuto?
Il sindaco di Cosenza può essere apostrofato per aver tentato, già a caldo, di accreditarsi come “grillino ante litteram” e infatti il senatore Morra lo ha duramente ripreso, ma nel farlo ha preso atto che allo stato il Movimento 5stelle è assoluto padrone del campo in Calabria. Gli altri delirano e guardano al presente mischiandolo con il passato e avendo la chiarezza di analisi dei fumatori d’oppio. Così sfugge dall’analisi dei Tallini boys e delle Santelli girls il cospicuo bottino portato a casa grazie al recupero dei rapporti con gli ex alfaniani Gentile e Aiello. Come sarebbero andate le cose se, a tre giorni dalla presentazione delle liste, Andrea Gentile non avesse accettato di correre con Forza Italia nel collegio camerale Castrovillari-Paola e, analogamente, Piero Aiello di caricarsi sul groppone il collegio senatoriale catanzarese?
Messi insieme sono circa centomila voti. Per capirci, il collegio cosentino del tandem Occhiuto-Santelli non è andato oltre il 15%, nel Crotonese peggio ancora e Tallini può anche essere felice di vedere Viscomi arrivare terzo ma resta il fatto che lui è rovinosamente perdente anche nella sua Catanzaro.
E anche sul rispetto della territorialità, Forza Italia ha molto da farsi perdonare: fosse per Jole Santelli, Catanzaro resterebbe fuori, visto che al vertice dei listini blindati ha piazzato se stessa e il fido Roberto Occhiuto, vale a dire due cosentini, mortificando oltre misura la componente reggina e quella catanzarese. Il Pd, bene o male, pur presentandosi con il suo peggior risultato di sempre, una presenza catanzarese nel parlamento italiano la garantisce. Ma forse è proprio questo che va di traverso a molti big catanzaresi di centrodestra, di centrosinistra e di… sinistra-sinistra.
Si intravede, infatti, una singolare trasversalità nei commenti dei vertici di Forza Italia, specie con riferimento a Catanzaro. Questi fanno propri i pensieri di qualche ex barone del Pd, posto che rosicano non solo per l’elezione di Viscomi ma anche per la brillante affermazione di Wanda Ferro che, piccolo particolare, era stata mandata al massacro in un collegio non suo e dove si ripresentavano ben due deputati uscenti.
Qualcuno ha pensato che così operando si garantiva la definitiva estromissione di Wanda dalla scena politica catanzarese e calabrese. Ha fatto male i suoi conti e bene farebbe a non darlo a intendere, come invece va facendo, ispirando (guai a metterci la faccia…) commenti che fanno a cazzotti con la grammatica, con la logica e finanche con l’algebra. Leggiamo, infatti, in una nota di Ivan Cardamone: «Rispetto alle più recenti comunali, le forze di centrosinistra che avevano toccato il 57% (44,71% il centro-sinistra, il 12% della lista Cambiavento) hanno perso ben 23mila voti e 40 punti in percentuale. Nonostante governino la Regione, con tutto il sistema di potere della sanità, e la Provincia». Letto e riletto, ci siamo alla fine arresi: Abramo ha perso le elezioni comunali e non ci eravamo accorti di niente. Il Pd aveva trascinato il centrosinistra a Catanzaro fino a fargli prendere il 44,71% dei voti e, insieme alla lista di Fiorita, raggiungeva la vetta del 57% ma nessuno lo ha notato. Insomma, si fa di tutto pur di assecondare il figliol prodigo Enzo Ciconte, spingendosi fino a caricare di anabolizzanti lo striminzito corpo del Pd catanzarese che alle comunali non andò oltre il 5%.
Va bene così, cade in questo 2018 il cinquantenario dagli smottamenti culturali e politici del 1968 per cui Jole, Roberto, Mimmo, Ivan e con loro, sul fronte opposto, Ernesto, Mario, Nicola, Enza, Gigino e compagnia danzante possono tranquillamente ignorare il cambiamento: «… non sta succedendo, niente. Le fabbriche riapriranno, arresteranno qualche studente…».

direttore@corrierecal.it

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