Consiglio Lamezia, le "pressioni" di Paladino per favorire Chirumbolo
LAMEZIA TERME Era stato perquisito e indagato per concorso esterno nell’ambito dell’operazione “Crisalide” eseguita dai carabinieri e dalla Dda di Catanzaro, il 23 maggio 2017, contro la cosca “Cerra…

LAMEZIA TERME Era stato perquisito e indagato per concorso esterno nell’ambito dell’operazione “Crisalide” eseguita dai carabinieri e dalla Dda di Catanzaro, il 23 maggio 2017, contro la cosca “Cerra-Torcasio-Gualtieri. Subito era salita alla ribalta delle cronache la notizia che nel corso della campagna elettorale per le amministrative del 2015, il consigliere comunale di Lamezia Terme Giuseppe Paladino, con un cappuccio calato sulla testa, si era recato, insieme a suo padre Giovanni, a incontrare gli esponenti della cosca Torcasio. L’operazione “Crisalide” aveva portato ad indagare anche il medico Giovanni Paladino e il consigliere comunale Pasqualino Ruberto, accusati di avere intrattenuto rapporti con la consorteria del quartiere Capizzaglie in cambio di una campagna di attacchinaggio e raccolta voti. È questo il “la” che darà la stura a una indagine sull’intero consiglio comunale da parte della commissione d’accesso inviata dalla Prefettura e, in seguito, allo scioglimento dello stesso consiglio comunale nel novembre 2017.
Ma ritorniamo a noi. Il 24 maggio 2017 Giuseppe Paladino dà le dimissioni dalla carica di vicepresidente del consiglio comunale di Lamezia Terme. Un mese dopo i carabinieri intercettano una conversazione tra Paladino e Raffaele Mazzei, ex consigliere del Comune di Lamezia Terme eletto nel 2010 con il Pdl. Non pago di tutto quello che stava avvenendo intorno a lui, l’ex vicepresidente del consiglio lametino spingeva su Mazzei al fine di indirizzare i voti dei rappresentanti del partito di Forza Italia sul consigliere Armando Chirumbolo «per favorirlo nella corsa a rivestire la carica politica di vicepresidente poco tempo prima affidata a Paladino», rilevano gli investigatori. Mazzei: Lì tutto bene, sì?
Paladino: Sì, sì, sì, senti Raf
Mazzei: Dimmi caro
Paladino: Eh… eh… Armando si vuole candidare a presidente del consiglio
Mazzei: Ottimo
Paladino: Uhm!
Mazzei: E si
Paladino: Deve avere i voti forz… i voti di Forza Italia§
Mazzei: Eh!
Paladino: Uhm! E come si può fare per avere… (incomprensibile)
Mazzei: E mò martedì, martedì ne parliamo da vicino
Paladino: Uhm!
Mazzei: Hai capito?
Paladino: E sì, non è una cosa urgente no?
Mazzei: E no… no… ancora questi… penso per agosto… fine luglio no?
Paladino: (incomprensibile) devono rompere i coglioni
Un dato, questa richiesta che Paladino fa a Mazzei, del quale la Procura di Lamezia Terme, guidata da Salvatore Curcio, ha tenuto conto nella memoria redatta e messa agli atti (qui la notizia) del processo relativo alla richiesta di incandidabilità che il ministero dell’Interno, all’indomani dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale di Lamezia Terme, ha chiesto nei confronti dell’ex sindaco Paolo Mascaro, dell’ex vicepresidente del consiglio Giuseppe Paladino e dell’ex consigliere Pasqualino Ruberto.
IL QUADRO POLITICO A questo punto, però, per meglio tratteggiare il quadro politico nel quale stavano maturando tali “manovre”, è bene aggiungere qualche tassello. Giuseppe Paladino era stato appoggiato nella sua campagna elettorale da Raffaele Mazzei, già consigliere comunale nella precedente amministrazione guidata dal centrosinistra di Gianni Speranza, eletto con il Pdl, poi passato ad Ncd e infine all’Udc.
Paladino era stato eletto nella lista “Pasqualino Ruberto Sindaco” per poi lasciarla e passare con la maggioranza nel gruppo “Patto per Lamezia” insieme ad Armando Chirumbolo, Massimo Cristiano e Alessandro Isabella.
Paladino si rivolge al suo sostenitore politico Mazzei perché spinga sull’elezione di Chirumbolo (che era stato eletto con Ncd) all’interno di “Forza Italia”, partito che a Lamezia è coordinato da Giuseppe Spinelli, cognato dell’ex sindaco Paolo Mascaro. Ma c’è un altro tassello che va aggiunto: Raffaele Mazzei è anche cugino di Massimiliano Tavella, eletto vicesindaco il 18 agosto 2016, carica che ha ricoperto dopo avere lasciato l’incompatibile ruolo di amministratore della Lamezia Multiservizi spa (incarico dato poi ad un uomo di fiducia di Mascaro: Luca Scaramuzzino fratello dell’ex sindaco Pasqualino Scaramuzzino, a guida dell’amministrazione disciolta nel 2002).
La commissione d’accesso inviata dalla Prefettura all’indomani dell’operazione “Crisalide”, nel redigere una relazione sull’amministrazione Mascaro, che verrà sciolta per mafia a novembre 2017, annota anche il fatto che Tavella (commercialista senza precedenti e senza frequentazioni disdicevoli) è stato consulente del lavoro a partire dal 2013 della “Cardamone Group” (aveva vinto l’appalto di erogazione del servizio di mensa scolastica per il triennio 2013/2014 – 2014/2015 – 2015/16) destinataria di una interdittiva antimafia ad aprile 2014.
Ma tornando a monte, la parentela tra Massimiliano Tavella e Raffaele Mazzei viene registrata anche dalla commissione d’accesso prefettizia che registra i precedenti penali di Raffaele Mazzei, finito ai domiciliari il 5 maggio 2014 con l’accusa di peculato, omesso versamento di ritenute certificate, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, emissione di fatture per operazioni inesistenti. Reati commessi, secondo l’accusa, nella sua qualità di commissario governativo (incarico conferitogli dal ministero per lo Sviluppo economico) della cooperativa edilizia Capannelle 2000, con sede legale in Roma, in liquidazione coatta amministrativa. Paladino sperava, evidentemente, che Mazzei potesse fare da tramite. Ci ha provato, si direbbe, sperando forse di poterci contare calcolando gli agganci politici di Mazzei.
L’INCIUCIO E IL MALCONTENTO Le cose sono, però, andate diversamente: quello che verrà da più voci definito un “inciucio” porterà l’8 luglio 2017 all’elezione di Salvatore De Biase (capogruppo dei galatiani di Alleanza civica) alla presidenza del consiglio comunale e di Mariolina Tropea (Pd) alla vicepresidenza. Nell’aria serpeggia la voce di un accordo che corre sul binario Pino Galati (parlamentare in quota Ala, centristi di area verdiniana vicini a Renzi) e Tonino Scalzo (consigliere regionale del Pd). Naturalmente nel gruppo Patto per Lamezia, che voterà sempre compatto per Alessandro Isabella, il malcontento è palpabile. Alla fine del consiglio comunale Chirumbolo, Cristiano e Isabella indicono una conferenza stampa lamentando il fatto che «abbiamo portato tre liste in campagna elettorale – dice Armando Chirumbolo – che hanno raccolto quasi 4000 voti». E si lamenterà il fatto che ci sono tanti problemi e invece di affrontarli si amministrano debiti. Il problema vero, però, è più che altro politico. Neanche il gruppo Patto per Lamezia, tra l’altro, rimane indifferente all’opera della commissione d’accesso. A parte Paladino, che è indagato in Crisalide, la commissione cita Massimo Cristiano, un passato giovanile con qualche problema, e genero di Salvatore Mazzei, imprenditore gravato da numerosi precedenti penali. Anche Alessandro Isabella viene citato in quanto nipote di Roberto Isabella, detto “Il biondo” pregiudicato ritenuto contiguo alla cosca Bagalà, federata con i Iannazzo.
È in mezzo a questi passaggi, al sottobosco della politica lametina, che si destreggiano la commissione d’accesso, gli investigatori che indagano su “Crisalide” e oggi anche la Procura di Lamezia Terme in un processo su richiesta di incandidabilità.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it