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Il narcotraffico e i calabresi delle 'ndrine nella "terra di mezzo" romana

ROMA Due calabresi: Francesco Filippone e Alessandro Mazzullo sono i destinatari della misura cautelare di custodia in carcere per l’operazione condotta dai carabinieri qualche giorno fa tra le città…

Pubblicato il: 25/03/2018 – 13:10
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Il narcotraffico e i calabresi delle 'ndrine nella "terra di mezzo" romana
Il narcotraffico e i calabresi delle 'ndrine nella

ROMA Due calabresi: Francesco Filippone e Alessandro Mazzullo sono i destinatari della misura cautelare di custodia in carcere per l’operazione condotta dai carabinieri qualche giorno fa tra le città di Roma e Napoli. Spaccio di sostanze stupefacenti e rapporti anche con le ’ndrine calabresi, è scritto nell’ordinanza, in particolare uomini della malavita calabrese che agiscono nel reggino. L’indagine ha consentito di documentare l’operatività di due distinte organizzazioni criminali dedite al narcotraffico a connotazione camorristica, capeggiata dai fratelli Salvatore e Genny Esposito e l’altra con a capo Vincenzo Polito. Proprio quest’ultimo aveva rapporti con i due calabresi nativi di Melicucco e Oppido Mamertina ma con alle spalle una carriera nella criminalità organizzata calabrese già ben definita. Nella documentazione prodotta dagli inquirenti viene tracciato il quadro criminale attraverso il quale si imponeva il traffico della droga anche con le armi se necessario, emblematica è la gambizzazione in piazza a San Basilio. «Vincenzo Polito dirige, finanzia e organizza l’associazione, coordinando l’attività dei singoli partecipi, organizzando, unitamente a Filippone e Mazzullo, gli approvvigionamenti delle sostanze stupefacenti destinate alla successiva vendita e curando personalmente le relazioni con altri gruppi criminali a cui il sodalizio cedeva abitualmente ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti – è scritto nell’ordinanza-; i due calabresi, quali finanziatori e organizzatori dell’associazione, contribuiscono direttamente all’approvvigionamento di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti e intervengono per dirimere controversie con altri sodalizi criminali legate a compravendite di sostanze stupefacenti».

LE CANTATE Luca De Filippo, collaboratore di giustizia, ha raccontato agli inquirenti il rapporto con le ’ndrine calabresi. Quello che succedeva sull’asse Roma-Reggio Calabria si ampliava anche alla Sardegna. Macchine di Lusso, ville, utenze telefoniche e soprattutto i rapporti con Polito. C’è questo nelle dichiarazioni del pentito. La famosa “terra di mezzo” nella quale i due calabresi si muovevano con disinvoltura. Filippone, come appurato dalle forze dell’ordine, è ritenuto affiliato alla cosca denominata “Filippone – Bianchino – Petulla”, era stato tratto in arresto il 2 agosto 2011 per il reato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di titoli e certificati di deposito di illecita provenienza nell’ambito di un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Locri. I suoi movimenti sono stati controllati e infatti risulta dalle indagini come anche il padre di Francesco Filippone avesse rapporti con Polito. Per il secondo la storia è leggermente diversa. Figlio di Giuseppe Mazzullo – soggetto condannato dalla Corte d’Assise di Palmi il 6 giugno 1984 per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di omicidio ed altro – era stato tratto in arresto in data 16 gennaio 2015, nell’ambito dell’indagine “Selva Nera”, per aver favorito la latitanza di Umberto Bellocco e Francesco Bellocco. Anche i giudici di Reggio si sono recentemente occupati di Mazzullo che lo considerarono affiliato alla cosca “Gallico

I VIAGGI PER LA DROGA Le indagini riguardano un periodo di tempo ampio. A metà marzo del 2014, Vincenzo Polito e Francesco Filippone andarono in Sardegna. Secondo gli inquirenti il viaggio aveva un solo scopo: la compravendita di un ingente quantitativo di sostanze stupefacenti. Un mese dopo i due calabresi con il loro capo insieme ad altre persone tra cui Arben Leca, noto pregiudicato, si incontrarono alla stazione di servizio su via Pontina. «Gli elementi che consentono di dimostrare l’appartenenza di Filippone – è scritto nei documenti dell’ordinanza- alla consorteria investigata, con il ruolo di fornitore principale dello stupefacente».

Michele Presta

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