Ultimo aggiornamento alle 10:12
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Scarcerato dopo aver massacrato di botte l'ex moglie. «Domani farà peggio»

La denuncia dei familiari di una 31enne di Scilla che per anni ha vissuto un inferno di violenze. L’ex marito la picchiò brutalmente davanti ai figli lo scorso 18 gennaio, ma ora è tornato in liber…

Pubblicato il: 14/04/2018 – 13:40

Torna in libertà Paolo Ciccarelli, 38 anni, arrestato lo scorso 18 gennaio per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate nei confronti dell’ex moglie 31enne. Nonostante il divorzio e una denuncia al commissariato di Villa San Giovanni, Ciccarelli si era recato a casa della ex moglie e l’aveva massacrata di botte. I tre figli della coppia, di 11, 9 e 4 anni, erano sul balcone e hanno visto tutto, hanno gridato, hanno allertato i vicini che hanno chiamato i carabinieri e hanno avuto anche la tempestività di bussare, farsi aprire da uno dei bambini e costringere l’uomo alla fuga. La donna, il corpo martoriato, non si muoveva, i bambini terrorizzati avevano paura che la mamma fosse morta. Anche Ciccarelli era convinto di averla uccisa. I carabinieri lo hanno trovato in casa del fratello dove si era cambiato sbarazzandosi dei vestiti sporchi di sangue.
«DOMANI FARÀ PEGGIO» «La legge non ha capito niente. Quest’uomo domani farà peggio. I bambini hanno paura, non vogliono più andare a scuola perché la scuola si trova a Pellegrina, vicino alla casa dove lui è tornato ad abitare con i suoi genitori». C’è allarme, dopo la scarcerazione di Ciccarelli, che ha obbligo di firma e divieto di avvicinamento a ex moglie e figli. Ma la signora Rosa Delfino Soccorro non si fida, ha paura che quell’uomo che per 12 anni ha maltrattato sua figlia e i suoi nipoti torni a fare del male. Tra l’altro nessuno ha avvertito la famiglia della scarcerazione di Ciccarelli, lo hanno appreso da amici, a Scilla, dove abitano. La signora Delfino è preoccupata ma anche adirata contro il sistema giustizia che non ha saputo proteggere sua figlia nonostante gli innumerevoli segnali e che oggi non si prende nemmeno la briga di avvertire o porre in essere una seria tutela nei confronti dell’uomo che ha fatto arrivare la moglie in ospedale in codice rosso. «Siamo preoccupati – dice Mario Nasone, presidente del centro comunitario Agape che sta seguendo la famiglia –, il rischio è altissimo, stiamo valutando se trasferire la famiglia in una casa rifugio». C’è paura e si teme per la loro incolumità. «Sappiamo che le forze dell’ordine hanno attivato già delle misure di controllo e prevenzione – prosegue Nasone – che però non possono escludere del tutto il pericolo di una ulteriore aggressione. Già è stata ed è alta l’attenzione del Tribunale per i minorenni che con il presidente Di Bella ed i suoi collaboratori stanno seguendo da vicino la vicenda e che ringraziamo. Paradossale che anche in questo caso per la tutela della vittima e dei suoi bambini si debba ipotizzare un allontanamento dal luogo d’origine con rischio di ulteriori traumi invece di adottare misure di allontanamento nei confronti dell’autore della violenza. Le cronache italiane sono piene di morti annunciate, speriamo che almeno questa volta non si debba arrivare a dire ”l’avevamo detto”. Il centro comunitario Agape chiede, quindi, che l’autorità giudiziaria voglia adottare tutte le misure a salvaguardia e protezione previste nell’esclusivo interesse dei minori e rinnova l’invito alla Regione ed agli enti locali di adottare misure di sostegno immediato, economici e lavorativi verso situazioni di emergenza come questa».
IL TRAUMA E IL PASSATO La mamma 31enne, raccontano i familiari, non sta ancora bene. Curate le ferite del corpo, restano quelle psicologiche che sta pian piano cercando di affrontare. Anche i bambini hanno intrapreso un percorso terapeutico. La signora Delfino definisce i 12 anni della figlia, da quando ne aveva 18, accanto all’ex marito «anni di fuoco», nei quali ricorda i lividi della ragazza, spesso celati o sminuiti per paura. E ricorda il 2009, quando il bambino che oggi ha 9 anni aveva appena 4 mesi e finì in ospedale con ematomi in testa, costretto a subire una puntura lombare. In quel periodo i bambini vennero affidati alla nonna per i successivi due anni. Anche oggi sono affidati alla nonna, viste le precarie condizioni della madre. A gennaio la 31enne si era ribellata. La madre ricorda che qualche mese prima, a ottobre, la figlia era stata aggredita con una pala, nello stesso periodo le era stata lanciato un posacenere contro. Ricordi sparsi di un passato mai sereno in cui, racconta la signora Rosa, la figlia quasi non riusciva a vedere la madre.
«Quando lo hanno scarcerato ho chiamato i carabinieri che mi hanno detto che non possono fare niente. Io non capisco i giudici di Reggio Calabria, non capisco questa giustizia. Che fanno? Intervengono quando c’è il morto a terra? Sono una mamma e mi brucia il cuore».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del mare 6/G, S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x