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«La democrazia non è cliccare su una piattaforma web»

Viscomi boccia i sondaggi sull’accordo Pd-M5S: deliranti. Dialogo sul rapporto tra laici e cattolici nel nome di Moro e Berlinguer ispirato dal presidente della Cec Bertolone

Pubblicato il: 26/04/2018 – 22:11
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«La democrazia non è cliccare su una piattaforma web»
CATANZARO «Moro e Berlinguer, due “giganti” accomunati dalla stessa idea di partito e della funzione di un partito: interpretare le grandi correnti della società e indirizzarle avendo una visione e la capacità di formare una classe dirigente». Così il parlamentare del Pd Antonio Viscomi dipana il filo rosso che unisce i due grandi leader della Dc e del Pci concludendo, con una sorta di “lectio”, il convegno promosso dall’Arcidiocesi metropolitana di Catanzaro-Squillace sul tema “La questione morale in Aldo Moro ed Enrico Berlinguer: un dialogo interrotto”. IL DIBATTITO L’appuntamento, fortemente voluto dall’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza episcopale calabra, monsignor Vincenzo Bertolone, al tirar delle somme traccia un profondo solco tra la politica di un tempo, con tutti i suoi limiti ma anche con tutto il suo carico di umanità e di sensibilità culturali e ideologiche, e quella di oggi, con i suoi limiti e solo con quelli. Si respira il vento della storia e della politica con la S e la P maiuscole, nel corso del dibattito, moderato dal vicario episcopale per la cultura, don Francesco Brancaccio: in prima fila l’ispiratore del convegno, monsignor Bertolone, che riceve il plauso corale degli interventi, in sala poi tra i rappresentanti istituzionali si intravedono tra gli altri il presidente della Provincia di Catanzaro, Enzo Bruno, e il presidente della commissione regionale antimafia, Arturo Bova, e poi tanti ex/post e/o sempre democristiani e comunisti. A richiamare a livello storico l’impegno dei cattolici in politica dal secondo dopoguerra sino a oggi è don Davide Marino, che traccia un percorso che abbraccia Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI infine Papa Francesco (che – dice – «ha chiuso definitivamente la porta al revival del partito unico cattolico»), ricorda l’intervista a Berlinguer del 1981 sulla questione morale che «investe anche il cristiano, perché per il cristiano la questione è evangelica: il cristiano scende in politica perché – rileva don Marino – si sente chiamato da Dio a essere “sale e luce nel mondo”». Mario Arcuri si sofferma sull’esperienza cristiana nel pensiero politico di Aldo Moro, rimarcando come «fede e spiritualità hanno intriso l’azione politica dello statista della Dc, capace di anticipare la grande stagione del Concilio Vaticano II e capace di leggere il segno dei tempi facendosi assertore di una laicità della politca intesa nel senso di non sventolare mai il vangelo ma di cercare di tradurlo nella sua attività». Sull’attualità del pensiero politico di Berlinguer si concentra lì intervento di Sebastian Ciancio, che del leader comunista sottolinea «l’attenzione verso gli ltulimi e gli oppressi: Paolo VI definiva la politica come la forma più alta di carità e so di non dire un’eresia quando si associa la parola carità anche a Berlinguer, che definisco un capitano coraggioso e moderno perché capace di rompere con il passato, e morale per il fondamento etico di ntutte le sue proposte». Dai vari interventi in sostanza emergono le tante assonanze tra Moro e Berlinguer, quelle assonanze che fanno parlare di un dialogo che avrebbe potuto dare ben altro “clinamen” all’Italia se non fosse stato interrotto dagli eventi: la politica come passione, missione, servizio per perseguire il bene comune, la non accettazione acritica e supina delle ideologie di riferimento e persino la solitudine, quella solitudine che – osserva Ciancio – «spesso è il prezzo da pagare alla libertà». LE CONCLUSIONI DI VISCOMI E poi la politica come pensiero e visione, i due concetti su cui insiste il deputato del Pd, Viscomi, nelle sue conclusioni. «La parola centrale che ispira le figure di Moro e Berlinguer, anche guardando alla locandina di questo convegno, è pensiero, ragionare sulle grandi visioni. Forse oggi – dice Viscomi – l’agire politico è soffocato dall’assenza di una visione e di un respiro ampio. Il tema della questione morale rimanda alla famosa intervista del 1981 di Berlinguer, che ricorda che compito dei partiti è interpretare le grandi correnti di opinione e non occupare gli spazi e i centri di potere: e allo stesso modo Moro nel 1968 inviterà i suoi amici del Consiglio nazionale del Dc a rinnovarsi con le cose che cambiamo altrimenti il partito sarà travolto. Come si può vedere – rileva Viscomi – in questi due “giganti” è simile l’idea di partito e della funzione del partito: interpretare le grandi correnti della società e indirizzarle avendo una visione e la capacità di formare una classe dirigente. Ora, noi oggi abbiamo dei luoghi in cui si può formare una classe dirigente? Io qualche dubbio ce l’ho. Ricordo del passato esperienze come l’Azione Cattolica o la “primavera” palermitana degli anni ’80, quella che ha segnato la differenza abissale tra la Sicilia e la Calabria nel contrasto alla mafia, perché noi su questo terreno siamo ancora molto indietro ed è un problema sul quale dovremo radicalmente e seriamente iniziare a riflettere nella nostra regione». Il parlamentare democrat poi osserva: «In un contesto nel quale ci si preoccupa sempre di occupare spazi di potere, il pregio che uomini di Chiesa come monsignor Bertolone e altri vescovi stanno dimostrando è quello di prestare molta attenzione alla dimensione politica svolgendo un ruolo di supplenza essenziale proprio nel momento formativo di una classe dirigente, perché – spiega Viscomi – non possono essere dieci click sulla piattaforma Rousseau a fare la differenza: non è questa la democrazia, e mi spiace che in queste ore circoli del Pd in modo delirante stiano cercando di copiare i 5 Stelle con sondaggi su facebook sull’accordo di governo invece di far incontrare i militanti. Dobbiamo ricreare una visione condivisa tornando a comprendere quello che succede: non abbiamo molto tempo per farlo ma dobbiamo farlo perché a mio avviso è impossibile essere cattolici senza essere al tempo stesso impegnati in politica e impegnati in modo cattolico in politica. E se dobbiamo costruire una visione dobbiamo smetterla di fare politica, iniziando invece a parlare di politiche, di problemi, di temi». Viscomi allora conclude: «Moro una volta parlò dell’impegno in politica non in nome della fede ma a causa della fede, ed è questa la lezione da tenere a mente. Abbiamo la dottrina sociale da cui attingere i valori di bene comune, sussidiarietà, solidarietà, efficienza economica. Per un politico cattolico il tempo è più importante dello spazio, nel senso che il tempo aiuta ad attivare processi e non spazi: e Berlinguer non diceva proprio questo? Quindi, il bene comune dev’essere la nostra guida, attivando politiche e non occupando spazi di potere. Un cristiano può essere lontano dalla politica? Non può essere lontano dalla politica, e allora apriamo porte e finestre e cambiamo questo mondo». (a. cant.)
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