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L’eterno ritorno dell’ecomostro di Diamante

Interessi economici. Inchieste giudiziarie. Intrecci politici. Vecchi contrasti e speculazioni edilizie tentate (e bloccate) intorno al “Palestrone” di Cirella. Gli incroci tra la politica e l’archit…

Pubblicato il: 05/05/2018 – 11:12
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L’eterno ritorno dell’ecomostro di Diamante
DIAMANTE In realtà, più che sorprendersi per gli interessi economici che girano (ancora) attorno al “Palestrone” di Cirella, ci si dovrebbe stupire che sia ancora in piedi. Perché da quando l’ecomostro è stato illuminato dalle cronache sono passati 14 anni. Nei quali è finito (“lui” e i suoi progettisti) sotto inchiesta, è stato sequestrato, ha cambiato proprietario e destinazione d’uso. Ma non è mai stato abbattuto: le carte, evidentemente, sono in ordine. Così in ordine da poter pianificare un nuovo step, una speculazione edilizia condita da uno strappo politico ai vertici del Comune di Diamante. Si associa spesso alla Calabria l’aggettivo irredimibile: in questo fazzoletto di costa tirrenica, se non altro, si può dire che i personaggi e (gli appetiti imprenditoriali) siano sempre gli stessi. 
2004: LA SCOPERTA DEL PALESTRONE È il 2004 e l’ecomostro di Cirella segue a ruota il maxi albergo in costruzione a Praia a Mare tra le brutture segnalate nelle inchieste del Quotidiano della Calabria. Partiamo dal nome, perché racconta un pezzo di questa storia che oggi, a tre lustri dal suo inizio, torna a far tappa nella Procura di Paola. Il “Palestrone” si chiama così perché l’area in cui sorge era stata individuata nel vecchio Prg di Diamante come zona a carattere sportivo o sanitario. E così – lo racconta uno dei tanti servizi dedicati dal mediattivista Francesco Cirillo – la struttura viene acquistata dalla Tm West Coast Immobiliare, di proprietà del gruppo Tricarico, attivo nel campo sanitario. L’idea era quella di realizzare un complesso sportivo polifunzionale. Per la progettazione, la famiglia titolare della clinica di Belvedere Marittimo pensò alla moglie dell’architetto Pino Savarese. VECCHI E NUOVI PROPRIETARI Ecco i nomi che tornano: l’imprenditore-politico gravita attorno al “Palestrone” da quasi quindici anni. Prima sullo sfondo, ora in primo piano. Perché Savarese è il nuovo proprietario della struttura e sarebbe il vero beneficiario del cambio di destinazione d’uso che ha spaccato la maggioranza di Diamante. L’idea – banale quanto redditizia – è quella di ricavare un po’ di appartamenti dal palazzone con vista mare. La politica e gli affari hanno ragioni che la ragione non conosce: il “Palestrone” ha ottenuto le autorizzazioni perché avrebbe dovuto ospitare un centro di riabilitazione, adesso dovrebbe diventare – per “decreto” – una struttura ricettiva. E per questo si dovrà ringraziare, al solito, la politica. L’ARCHITETTO-POLITICO Quella stessa politica con la quale Savarese ha sempre flirtato. In questo settore, però, l’architetto ha mostrato un’applicazione costante. Mai vincente, sempre “piazzato”. Anche nelle ultime elezioni: nonostante le poche centinaia di voti ottenute è riuscito a subentrare alla propria cugina capolista di “Diamante futura”. È all’opposizione ma i suoi addentellati con la maggioranza sono ottimi, e ne sarebbe prova lo scontro che ha portato alla defenestrazione di Francesca Anna Casella, vicesindaco rimossa dal primo cittadino Gaetano Sollazzo perché si sarebbe opposta alla speculazione. Nei piccoli centri ci si incrocia sempre: a Savarese ed Ernesto Magorno, tra l’altro marito di Casella, era già capitato quando l’attuale senatore faceva di mestiere il sindaco di Diamante e bloccò alcuni progetti messi in cantiere dal costruttore. C’era già allora tutto l’armamentario classico del cemento che cola sulle coste (e quella tirrenica cosentina ne è particolarmente ricca): villette, colline “rivestite” da appartamenti, alberghi che si espandono in pieno centro. Niente da fare: tutto bloccato. Certi torti, certi rancori, nei piccoli centri covano per anni. «MANDIAMOLI A CASA» E se c’è da credere ai rumors del paese l’eco di questi contrasti risuona ancora e rischia di rimodellare la giunta comunale (dello strappo vi abbiamo parlato ieri in questo servizio). Certo, il tempo a disposizione potrebbe essere molto poco. Il gruppo di opposizione “Per una Diamante migliore” ha due consiglieri pronti alle dimissioni, Francesca Amoroso e Antonio Cauteruccio. Ne mancano cinque per mandare a casa l’amministrazione guidata da Sollazzo. Basterebbero due firme da “Diamante Futura” (la lista di Savarese) e tre dai consiglieri legati a Magorno. Presto una partita giocata dietro le quinte potrebbe finalmente andare in scena.

Pablo Petrasso p.petrasso@corrierecal.it

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