COSENZA Gianpaolo Chiappetta ha deciso di passare alle vie di fatto. Con una pec inviata lunedì mattina «invita e diffida» il consiglio regionale ad autorizzare il suo ingresso in consiglio regionale al posto di Wanda Ferro, «procedendo alla formalizzazione degli atti conseguenti». Chiappetta fa riferimento all’interpretazione della legge elettorale della quale vi abbiamo parlato domenica in questo servizio. La sua richiesta al presidente dell’assemblea regionale è corredata da un corposo parere legale firmato dal presidente dell’Ordine degli avvocati di Cosenza, Vittorio Gallucci, e nella chiosa minaccia di avviare «tutte le azioni, anche in via d’urgenza, ritenute utili e/o necessarie a tutelare» i suoi diritti.
La richiesta poggia sul presupposto che il sostituto di Ferro, eletta alla Camera dei deputati, non vada scelto tra i primi dei non eletti nelle circoscrizioni (in tal caso il posto potrebbe andare a Claudio Parente, di Fratelli d’Italia) ma nella graduatoria decrescente del Collegio unico regionale (è da questo elenco che era stato proclamato inizialmente Giuseppe Mangialavori, poi escluso per fare spazio a Ferro e ora eletto in Senato). Graduatoria nella quale Chiapetta «per la lista “Casa delle Libertà”, ha conseguito, su base regionale, la percentuale più alta».
LE ANOMALIE NEI VERBALI Fin qui l’ufficialità della richiesta che abbiamo anticipato ieri. Quella di Chiappetta, però, non è soltanto una “domanda” ma una disamina che farebbe emergere alcune anomalie nelle carte visionate dai legali. Sono paradossi e irregolarità segnalati nel parere che accompagna la lettera del politico cosentino e gettano un’ombra sinistra sulle procedure seguite nel 2014 – quando passarono settimane tra la chiusura delle urne e la proclamazione dei candidati eletti.
Le risultanze delle verifiche condotte sui verbali redatti dagli uffici elettorali, infatti, avrebbero «fatto emergere una inusuale complicazione delle numerose e mal coordinate fasi di calcolo dei quozienti, dei resti e dei voti residui, nonché una disomogenea applicazione delle norme in seno ai tre collegi nord, centro e sud». Un esempio? Nella circoscrizione sud, a quanto pare, in alcuni casi «le cifre individuali risultano essere superiori al totale dei voti di lista». Un bel guaio che emerge a tre anni e mezzo dal voto dei calabresi.
LA GRADUATORIA «MANCANTE» Non è l’unica stranezza segnalata dagli avvocati che rappresentano Chiappetta. Come dicevamo, l’ingresso dell’ex capogruppo di Fi in consiglio regionale al posto di Wanda Ferro, è legato al suo posizionamento nella graduatoria decrescente del Collegio unico regionale. Il guaio, in questo caso, è che – dando un’occhiata alle carte – «emerge che l’Ufficio centrale regionale non ha dato esecuzione alle disposizioni di cui all’articolo 15 della legge numero 108 del 1968, non avendo proceduto alla predisposizione della “graduatoria decrescente” relativa al Collegio unico regionale, essendosi limitato a redigere una mera “elencazione” delle percentuali conseguite dalle singole liste suddivise in nord, centro e sud». In sostanza, le uniche graduatorie «presenti nei verbali sono quelle approntate in sede circoscrizionale laddove risultano acclusi gli elenchi dei candidati di ciascuna lista non eletti che non risentono affatto delle complesse operazioni condotte in sede di Ufficio centrale regionale». Mancherebbe un pezzo all’esame del voto dei calabresi; un pezzo determinante, in questa fase, per procedere alla surroga di Wanda Ferro. Ma non è tutto, perché l’intera procedura si sarebbe basata su graduatorie «predisposte in una fase antecedente a quella della proclamazione degli eletti in sede di Collegio unico regionale conseguenti a una serie di calcolazioni e attribuzioni che, nel caso delle elezioni regionali del 2014, presentano non poche discrasie, oltre alla mancata predisposizione della succitata “graduatoria decrescente”». L’ipotesi è, insomma, che tutta la procedura sia, in qualche modo, imprecisa, per non dire viziata da errori.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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