CATANZARO Al presidente Oliverio arrivano informazioni «a dir poco lacunose». E chi tenta di scaricare sul commissario al Piano di rientro la serrata degli ambulatori privati non dà «dimostrazione di maturità e di rispetto dei cittadini che vengono utilizzati come indebito strumento di pressione senza curarsi della loro salute». Non è certo un Massimo Scura conciliante o dimesso quello che scrive al governatore dopo le polemiche sul finanziamento ai privati e la protesta degli operatori, con il passaggio a pagamento delle prestazioni ambulatoriali. Un costo che grava sulle tasche dei cittadini. Del quale, però, il commissario non si sente responsabile. Tutt’altro: sono i proprietari dei laboratori, semmai, a «eludere» le leggi. «Non sono stati affatto ridotti – spiega in una nota – gli acquisti di prestazioni private, bensì sono state spostate risorse dalle prestazioni di bassa complessità a prestazioni salvavita e in mobilità extraregionale che crea spesa e disagi per i cittadini. Infatti, i cittadini non esenti, quando vanno a farsi un’analisi del sangue o una Tac o una prestazione ambulatoriale, spendono nel pubblico o presso le strutture convenzionate, fino a un massimo di 56 euro comprensivi di 11 euro di quota fissa (la ricetta). L’eccedenza a questa cifra viene pagata dal Sistema sanitario regionale, ovunque ricevano la prestazione. La quasi totalità delle prestazioni di laboratorio erogate ai non esenti, viene effettuata dai privati convenzionati con lo sconto degli 11 euro di quota fissa, eludendo le norme nazionali e regionali, come se tutti i cittadini fossero esenti. La ricetta viene conseguentemente cestinata». Facendo “sparire” dal computo la ricetta, si generano «due gravi conseguenze»: innanzitutto «il numero delle prestazioni basate sulle ricette risulta molto inferiori alla realtà», poi «il finanziamento dei privati non viene toccato e la regione non incassa la quota fissa». Queste alchimie contabili, secondo il commissario, finiscono per penalizzare il sistema. «Ci sono tre Asp (Vibo, Crotone e parzialmente Cosenza) – continua il commissario – che hanno correttamente e tempestivamente applicato i DCA 128/2017 e 72/2018, procedendo alla stipula dei relativi contratti con gli operatori privati erogatori di prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di laboratorio, operatori che vengono regolarmente remunerati». È un’informazione che Scura offre a Oliverio: «Forse lei – prosegue – dovrebbe chiedere ai direttori generali che non hanno ottemperato a convocare nei tempi prescritti gli erogatori, violando i decreti commissariali numero 128/2017 e 72/2018, il perché della loro colpevole negligenza». Il Tar Calabria, spiega ancora il commissario, non ha «annullato o sospeso» i due decreti «nonostante il ricorso presentato dalle Associazioni di categoria e da alcuni erogatori privati». Gli atti, «quindi, sono perfettamente operanti» (e i manager, è il sottotesto, avrebbero dovuto applicarli). Per Scura, «i direttori generali delle Aziende, a fronte dei limiti di spesa per l’acquisto delle prestazioni sanitarie, operando una seria programmazione sanitaria, dovrebbero saper scegliere se acquistare semplici prestazioni laboratoristiche, che i cittadini possono pagare di tasca propria senza maggiori oneri rispetto all’erogatore pubblico, e analisi laboratoristiche complesse come ad esempio quelle sulla genetica che le Aziende sanitarie non fanno in casa o ecografie, Tac e Risonanze magnetica per ridurre le liste d’attesa». Non è tutto: nei giorni scorsi il direttore generale del dipartimento Tutela della salute ha scritto ai dg delle Asp di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria con riferimento ai budget. Anche su questo punto, Scura ricorda «che i tetti di spesa per i laboratori e per la specialistica ambulatoriale, come pure per l’ospedalità privata, valgono per l’intero anno di applicazione e non dalla data di adozione del Dca o di sottoscrizione del contratto (come del resto più volte affermato dal Giudice amministrativo), a differenza dei Dca aventi ad oggetto la definizione delle tariffe che entrano in vigore dal momento della loro adozione, in genere con effetto immediato. Quindi è errato affermare che, siccome alcuni privati sono stati chiamati, colpevolmente, dai direttori generali, a firmare i contratti del 2017 a marzo 2018, i mesi di gennaio e febbraio 2018 ricadrebbero in una prorogatio contrattuale del 2016, in quanto come lei ben saprà, il Dca numero 72/2018 non è stato sospeso dal Tar Calabria». Il disaccordo tra commissario e ambulatori privati è totale, anche sui ritardi lamentati per i pagamenti. «Gli erogatori – conclude Scura – qualora invitati o addirittura di loro spontanea volontà (come peraltro sta tuttora avvenendo) possono sottoscrivere i contratti ed essere automaticamente remunerati. Senza contratto firmato, non esiste titolo giuridico per poter remunerare prestazioni».
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