CATANZARO Al commissario della sanità calabrese Massimo Scura non bastava il “fiato sul collo” (per motivi diversi) del Movimento 5 Stelle e del governatore Mario Oliverio. Adesso ci si mette anche la filiale calabrese della Banca d’Italia, che, nell’annuale rapporto sull’economia in Calabria, certifica “elementi di criticità” nella gestione del settore sanitario sotto aspetto economico e finanziario ma anche della qualità dei servizi.
I COSTI DEL SERVIZIO SANITARIO Bankitalia si sofferma in primo luogo sui costi del servizio sanitario. E annota: «Sulla base dei conti consolidati di Asl e aziende ospedaliere rilevati dal nuovo sistema informativo sanitario, la spesa complessiva per prestazioni sanitarie a favore dei residenti in regione nel triennio 2014-16 è cresciuta in misura superiore alla media delle regioni a statuto ordinario. In termini pro capite, la spesa è risalita sopra ai livelli osservati nelle Regioni a statuto ordinario e in Italia. Nel 2016, ultimo anno per il quale sono disponibili dati consuntivi dettagliati, i costi della gestione diretta sono aumentati del 3,7 per cento rispetto all’anno precedente (1,4 nella media delle regioni ordinarie). A fronte dell’ulteriore riduzione nel costo del personale, su cui ha influito il calo dell’organico, è risultata in crescita – rileva ancora l’istituto – la spesa per l’acquisto di beni. I costi dell’assistenza fornita da enti convenzionati e accreditati sono leggermente saliti (0,7 per cento; 0,5 nelle Regioni a statuto ordinario), mentre il costo della mobilità sanitaria interregionale è calato, pur continuando a rappresentare una quota significativa della spesa».
IL PERSONALE Quanto al personale del servizio sanitario, secondo la filiale calabrese della Banca d’Italia «si è ridotto nel periodo 2014-16, soprattutto nel ruolo tecnico e in quello amministrativo. Tale dinamica è legata alla stasi delle assunzioni, che si è riflessa anche sulla composizione del personale per classi di età: nel 2015 solo un quarto del personale dipendente del Ssn in Calabria aveva meno di 50 anni, contro due quinti nella media delle Regioni a statuto ordinario. In rapporto alla popolazione, la dotazione di personale dipendente del Ssn a fine 2016 in regione risultava inferiore di circa un decimo rispetto alla media delle Regioni a statuto ordinario e dell’Italia. Vi incideva in particolare la minore dotazione nel ruolo sanitario e in quello tecnico; a seguito del calo registrato negli ultimi anni, la presenza di personale amministrativo si è riportata invece sui livelli medi delle aree di confronto. In prospettiva – prosegue l’istituto – dopo un lungo iter procedurale, nell’agosto del 2017, in attuazione dello sblocco del turnover approvato alla fine del 2014».
LA QUALITÀ DELLE PRESTAZIONI Il cahier de doleances della Banca d’Italia si fa stringente però soprattutto con riferimento agli aspetti qualitativi «connessi con la fornitura dei Livelli essenziali di assistenza (Lea)». L’istituto riprende le valutazioni del Comitato permanente e registra: «Nell’ultimo rapporto relativo all’anno 2015, che utilizza una nuova classificazione basata soltanto su due livelli di giudizio, il Comitato ha valutato la Regione inadempiente. L’analisi per tipo di prestazione rivela dei miglioramenti rispetto al 2013 nell’assistenza collettiva e in quella distrettuale; per contro – sostiene Bankitalia – l’assistenza ospedaliera ha subìto un peggioramento. Per tutte e tre le tipologie di assistenza i punteggi ottenuti si mantengono inferiori alla media delle Regioni a statuto ordinario. In base a dati ancora provvisori la Regione ha continuato a essere valutata inadempiente anche nel 2016».
L’ATTUAZIONE DEL PIANO DI RIENTRO E ancora, continua la Banca d’Italia: «Secondo le valutazioni del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti del Piano di rientro e del Comitato permanente per la verifica dei Lea, l’attuazione del Piano di rientro, delineato dal Programma operativo 2016-18, presenterebbe alcuni elementi di criticità. Dal punto di vista economico-finanziario, il disavanzo sanitario per il 2016 si sarebbe attestato a 99 milioni di euro, un ammontare in sensibile aumento rispetto all’anno precedente, e non interamente coperto dalle entrate fiscali vincolate a tale scopo (in particolare, la maggiorazione delle aliquote dell’Irap e dell’addizionale regionale all’Irpef). In base a informazioni ancora provvisorie, nel 2017 il disavanzo sarebbe rimasto stabile, scongiurando il rischio di un innalzamento delle aliquote fiscali regionali e del blocco del turnover del personale. Gli organi di controllo del Piano di rientro – conclude Bankitalia Calabria – hanno rilevato una complessiva lentezza nell’attuazione degli interventi di riorganizzazione della rete assistenziale; sono stati ancora evidenziati i ritardi nei pagamenti, che continuano ad attestarsi su livelli ben superiori a quanto prescritto dalla Direttiva europea sui tempi di pagamento delle fatture da parte delle Amministrazioni pubbliche, che prevede per gli enti del Servizio sanitario nazionale un termine massimo di 60 giorni».
a. cant.
x
x