L’altalena che caratterizza il voto degli italiani e, in alcuni casi, il modo con cui si decide di dare la preferenza “navigando” nel mare magnum dell’offerta elettorale sembra essere una concausa dell’astensionismo. Il partito del non voto rappresenta da alcuni anni la “scelta” più gettonata, la più “votata” dagli italiani che, in numero sempre più crescente, si disinteressano delle cose della politica. Attraverso il non voto gli italiani sembrerebbero manifestare il dissenso verso l’apparato, ma non sanno che gli umori al variegato mondo politico interessano poco o nulla. Comunque sia ci sarà un motivo per il quale l’elettore si allontana dal compiere quell’esercizio importante, personale e non delegabile?
Fior di politologi e analisti, dopo ogni appuntamento elettorale, provano ad approfondire le possibili cause che inducono i cittadini a disertare i seggi elettorali, ma anche quanti si recano al seggio, dopo aver atteso il loro turno e ricevuto la scheda elettorale, entrano in cabina e la richiudono spesso anche senza annullarla, escono e la depositano nell’urna. Comportamenti dagli effetti similari, ma con motivazioni diverse: nel primo caso si manifesta una vera e propria repulsione al sistema, nella scheda bianca o nulla si può leggere una mancanza di fiducia verso i partiti ed i candidati.
Anche in occasione delle recenti elezioni amministrative, che hanno interessato solo alcune regioni, entrambi i fenomeni hanno raggiunto numeri importanti. Volendo tentare una spiegazione (ammesso che sia possibile stilare una graduatoria) al primo posto rimane il venir meno della fiducia nei partiti ai quali si imputa l’affievolimento dei valori ideologici, così da considerarli presìdi di organizzazioni personali con il risultato che si intensifica il cosiddetto voto di convenienza. Una pratica che può assumere significati diversi sia che si dia il voto pensando di trarre vantaggi, sia che si agisca nel segno della “captatio benevolentiae” da sfruttare a futura memoria. Comunque sia, tra i motivi dell’astensionismo un ruolo predominante è attribuibile al politico che, a giudizio dell’elettorato, appare come un soggetto disposto a tutto, anche a cambiare casacca, pur di realizzare il suo obiettivo. Un modo di porsi che trova probabilmente motivo di essere dall’innato principio “che meglio di me non c’è nessuno” che evoca la presunzione molto diffusa del “perché mi dovrei mettere da parte?”.
Sono considerazioni difficilmente digeribili per tutti gli italiani, ma soprattutto per coloro che, avendo perduto la fiducia, preferiscono farsi una passeggiata piuttosto che recarsi a votare. Il rifiuto alla scelta deriva soprattutto dal mare magnum della mediocrità presente nell’offerta, spesso costituita da soggetti che per anni hanno bivaccato nelle sezioni dei partiti all’ombra di un “qualcuno” e diventano candidati solo perché hanno potuto presentare il conto della loro “fedeltà”. La preparazione personale, purtroppo, molto spesso non sembra essere prerogativa indispensabile per la proposta. Ciò indebolisce la qualità e la capacità politica anche nel rapporto con il partito stesso. Un modo di agire che spesso si traduce in delusione per quanti guardano la politica sospettando che sia la concausa della perdita degli ideali determinando la dissoluzione dei partiti tradizionali.
Così come motivo dell’astensione può essere la Legge elettorale. Quella vigente non solo è stata pensata in fretta, ma anche partorita in un amen. Il “Rosatellum” viene considerata criticamente come una istigazione al non voto anche per via della sua non facile comprensione. Secondo il pensiero di alcuni esperti la legge elettorale attuale censura, in caso di consenso esiguo, la partecipazione democratica perché non consente la scelta del capo.
Le speranze sono riposte in un lavoro serio del Parlamento per dotare il Paese di uno strumento di democrazia elettorale serio e duraturo. Sono anni che le leggi elettorali in Italia non hanno fortuna anche perché hanno prodotto prevalentemente instabilità. Se si fosse stati capaci di guardare oltre i confini del Paese, si sarebbe visto che in Svizzera e in Francia, ma anche in Inghilterra, i sistemi elettorali sono in vigore da oltre un secolo e nessuno avverte il bisogno di toccarli perché fissano solo le regole della democrazia.
Ecco da dove nasce, si muove e resiste il motivo del non voto che, oltre ad essere un modo di protestare ai messaggi sibillini della campagna elettorale, ai propositi difficilmente realizzabili pubblicizzati allo scopo di far breccia nei sentimenti degli elettori, non offre certezze al Paese che non può essere considerato alla stregua di un supermercato dentro il quale è possibile allestire uno stand per mettere in mostra un prodotto.
*giornalista
x
x