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Surroghe, il Consiglio dice no a Chiappetta. Ma non spiega perché

L’ex consigliere chiedeva di rientrare al posto di Mangialavori. Parente in pole position, ma l’escluso potrebbe ricorrere al Tar

Pubblicato il: 27/06/2018 – 13:06
Surroghe, il Consiglio dice no a Chiappetta. Ma non spiega perché

COSENZA Premessa: l’ex consigliere regionale Gianpaolo Chiappetta chiede di entrare a Palazzo Campanella al posto di Giuseppe Mangialavori. Invia una diffida, il succo è semplice anche se arriva da analisi complicate sulle varie (e confuse) leggi regionali che regolano l’elezione: per sostituire il neo senatore vibonese si dovrà tenere conto della graduatoria relativa al collegio unico regionale (quello che ha eletto, dopo una tribolata vicenda giudiziaria, Wanda Ferro e, al suo posto, Mangialavori). E in questa graduatoria Chiappetta è, al momento, il primo classificato dunque il posto toccherebbe a lui.
Preso atto della scelta di Mangialavori, che andrà al Senato, il settore Affari generali del consiglio regionale ha risposto a Chiappetta. E l’incipit non lascia spazio a dubbi: «Al consiglio regionale è inibita la possibilità di valutare e/o aderire alla sua richiesta». Subito dopo, però, gli uffici non spiegano perché quel posto non spetti al candidato della Casa della libertà. Si limitano a osservare: «E ciò proprio per il prescritto difetto, da parte delle Regioni, di competenza in materia giurisdizionale che sottrae ai consigli regionali quella prerogativa tipica delle Camere del Parlamento italiano, cui è, invece, riconosciuta la competenza di verificare la regolarità delle operazioni elettorali». 
In sostanza, all’ex consigliere che chiede lo scranno lasciato libero da Mangialavori, il Consiglio risponde che non può decidere sulla regolarità delle operazioni elettorali. Non proprio una risposta a tema: nessun riferimento all’eventuale inapplicabilità della graduatoria del collegio regionale o alle osservazioni legali approntate da Chiappetta. Segue una citazione del testo “Lineamenti di diritto regionale”: «Al contrario di quanto avviene per il Parlamento, ai consigli regionali non è dato, infatti, verificare la regolarità delle operazioni elettorali in merito alla quale sono competenti i Tribunali amministrativi regionali».
Sembra quasi un invito a rivolgersi alla giustizia amministrativi per dirimere la questione (in tempi più lunghi, mentre manca poco più di un anno alla fine della legislatura). La chiosa, in burocratese stretto, è un riferimento legislativo che – una volta “tradotto” – sembra fare riferimento, per la surroga di Mangialavori, alla graduatoria dei collegi circoscrizionali. In pole position, dunque, ci sarebbe Claudio Parente, primo dei non eletti nell’area della Calabria centrale. Il ragionamento, dunque, non tiene conto dell’esistenza del collegio unico regionale. A questo punto tocca a Chiappetta. E, eventualità non troppo remota, al giudizio del Tar. (ppp)

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