REGGIO CALABRIA Fatta eccezione per Mattia Neto, tutta la prima giunta Falcomatà si dovrà presentare il prossimo 17 settembre davanti al giudice dell’udienza preliminare in relazione al cosiddetto “caso Miramare”. L’avviso di fissazione dell’udienza è stato recapitato al vice sindaco Armando Neri, agli assessori Saverio Anghelone, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca e Antonino Zimbalatti, come agli “ex” Agata Quattrone, Patrizia Nardi e Angela Marcianò. Insieme a loro, si dovrà presentare anche Paolo Zagarella, noto imprenditore reggino, “beneficiato” dall’amministrazione con l’assegnazione del noto hotel di Reggio Calabria.
PROCESSO PER TUTTI Per la Procura, sia il sindaco Giuseppe Falcomatà, sia tutti i suoi assessori dell’epoca – inclusa Marcianò, che all’epoca aveva denunciato l’anomala assegnazione – più due tecnici, il segretario comunale Giovanna Acquaviva e la dirigente Maria Luisa Spanò devono affrontare il processo perché accusati a vario titolo di abuso d’ufficio e falso. Accusa quest’ultima che è stata contestata al sindaco e ad Acquaviva dopo i (disastrosi) interrogatori durante i quali entrambi hanno tentato di spiegare come l’associazione “Il Sottoscala” e il suo presidente, Paolo Zagarella, amico personale del sindaco, si siano visti consegnare le chiavi del noto hotel Miramare.
DELIBERA CONCERTATA L’assegnazione non è mai andata a buon fine, sindaco e Giunta nel giro di un paio di settimane hanno fatto saltare tutto, ma il problema per tutti rimane. Perché l’intera manovra – ne sono certi il pm Walter Ignazzitto e il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni – è stata studiata da Falcomatà e i suoi insieme al futuro beneficiario dell’immobile. Con Zagarella, per giunta nominato presidente della onlus il giorno prima dell’approvazione della contestata assegnazione, sindaco e assessori avrebbero stabilito «modalità e tempi di presentazione dell’istanza, assumendo nei suoi confronti l’impegno all’affidamento temporaneo dell’immobile prima della formale deliberazione di giunta».
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(Il sindaco Falcomatà commenta la richiesta di rinvio a giudizio: «Siamo sereni»)
CHIAVI IN MANO In più, sindaco e assessori non avrebbero preso neanche in considerazione altri enti potenzialmente interessati e avrebbero saltato a piè pari le verifiche in merito alle capacità tecniche, giuridiche ed economiche dell’associazione “vincitrice”, consegnando a Zagarella le chiavi dell’immobile «prima di deliberare formalmente la sua assegnazione e comunque prima che venisse data pubblicazione della delibera sull’albo pretorio e in assenza della conseguente determinazione del dirigente del settore».
VANTAGGIO PER ZAGARELLA In sintesi, per i magistrati la giunta avrebbe favorito l’imprenditore «senza predeterminare e previamente pubblicare i criteri da seguire nel relativo procedimento» e violato il regolamento comunale per la concessione di contributi nell’ambito delle attività artistiche e culturali. In questo modo, Falcomatà e i suoi assessori avrebbero procurato «intenzionalmente» un «ingiusto vantaggio patrimoniale» a Zagarella, «consistente nella possibilità di fruire di un prestigioso immobile di elevatissimo valore commerciale».
SCAMBIO DI FAVORI? Un quadro che per il sindaco è anche complicato dal rapporto personale che ha con l’imprenditore. Storico amico del sindaco, così convinto delle sue capacità da “regalargli” l’uso di un enorme locale per meglio gestire la campagna per le primarie, l’imprenditore agli occhi dei magistrati risulta un beneficiario per nulla casuale e quanto meno sospetto. Il sospetto della procura è che l’assegnazione del Miramare sia stato un modo di ricambiare il favore risalente al 2014 quando «gli aveva concesso in uso gratuito un proprio immobile da destinare a sede della segreteria politica». E quello che si imputa a Falcomatà è di aver omesso di «astenersi in presenza di un interesse proprio che ne inficiava l’imparzialità».
BUGIE A CARO PREZZO Per di più, anche di fronte ai magistrati sindaco e dirigente avrebbero tentato di mascherare la reale situazione, attestando «falsamente» una serie di circostanze. Primo, la delibera del 16 luglio non fosse immediatamente esecutiva, secondo, che la collaborazione con “Il Sottoscala” avesse l’esclusiva finalità di sperimentare la fattibilità dell’iniziativa in vista di una procedura di evidenza pubblica, terzo, che l’assegnazione materiale del Miramare fosse demandata alla dirigente. Tutto falso secondo la procura, secondo cui l’affidamento sarebbe stato disposto al fine di consentire al solo Zagarella «di sfruttare nell’immediatezza il Palazzo Miramare, sulla base degli accordi assunti con il sindaco Falcomatà» e l’immobile «era già stato assegnato e posto nella materiale disponibilità di Zagarella» tramite la consegna delle chiavi. Il tutto con l’aggravante di aver commesso il fatto per occultare il reato di abuso d’ufficio e per «retrodatare» la delibera, in modo tale da giustificare l’affidamento dell’immobile «dopo le manifestazioni di protesta inscenate dagli oppositori politici», che avevano già accertato l’utilizzo del Miramare da parte dell’amico del sindaco.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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