CATANZARO Il commissario Massimo Scura, più o meno un mesetto fa, era stato, come suol dirsi, “buono e facile profeta”: il tema dell’integrazione degli ospedali di Catanzaro – aveva detto parlando con alcuni giornalisti – sembra come la “tela di Penelope”, nel senso che di notte si disfa quello che con somma fatica si era cucito di giorno. E in effetti anche le vicende degli ultimi giorni e le indiscrezioni di queste ultime ore sembrano confermarlo, confermando al tempo stesso il fatto che la creazione dell’azienda ospedaliera unica, derivante dalla fusione tra l’ospedale “Pugliese” e il Policlinico universitario “Mater Domini” è un progetto sempre più in altissimo mare, in balia delle resistenze di alcuni attori, delle incertezze del quadro politico, delle incognite sul destino dello stesso Scura. E con il rischio sempre più concreto di naufragare.
IN ARRIVO NUOVA BOZZA DI LEGGE? Anche quella che sembrava l’unica certezza – una proposta di legge regionale, depositata qualche settimana dal presidente della commissione Antindrangheta Arturo Bova per “rompere” l’impasse e stimolare gli altri colleghi dell’area catanzarese – è circondata da un alone di mistero. Si attende che il testo venga esaminato dalla terza commissione del Consiglio regionale, ma è ormai certo che non sarà condiviso, al punto che – secondo fonti accreditate – in via molto riservata si starebbe lavorando a un’altra proposta di legge regionale che vada oltre il perimetro della proposta Bova, ridisegni complessivamente la sanità nel comprensorio catanzarese e riequilibri l’integrazione in un senso più favorevole alle esigenze della parte ospedaliera, che in questi mesi non ha mai nascosto le preoccupazioni di una possibile mortificazione a vantaggio di quella accademica. Preoccupazioni veicolate, nei tavoli istituzionali sull’integrazione “Pugliese”-“Mater Domini”, soprattutto dal vicepresidente del Consiglio regionale Enzo Ciconte e anche dal consigliere regionale di Ncd, Baldo Esposito. Si vedrà se questa ulteriore mediazione andrà in porto, ma ci sarà poi da fare i conti con il pressing di un altro consigliere regionale del territorio, Tonino Scalzo, che insiste per far entrare nel “pacchetto” anche la sanità di Lamezia Terme e ha già detto chiaro e tondo che non firmerà alcun atto che non vada in questa direzione. E comunque ancora non è dato sapere chi sta lavorando alla nuova bozza normativa, sempre che davvero qualcuno ci stia lavorando.
TEMPI LUNGHI E INCOGNITE Ovviamente decisivo, in tutto il contesto, anche l’atteggiamento della Regione. A margine di un’iniziativa di qualche giorno fa nel capoluogo il governatore Mario Oliverio ha detto che la firma a un’intesa tra Regione e Università si può mettere in ogni momento e ha auspicato che l’integrazione possa realizzarsi prima della pausa ferragostana, facendo intendere di essere sempre d’accordo con la “filosofia” del progetto, quella per cui l’azienda ospedaliera unica di Catanzaro è strategica non solo per la sanità catanzarese ma per tutta la sanità calabrese. Ma i tempi prefigurati in modo così ottimistico da Oliverio non ci sono, anzi si allungheranno ulteriormente e “sine die” ove dovesse vedere la luce un’altra proposta di legge che superi quella presentata da Bova, perché questo significherebbe far ripartire quasi daccapo l’iter, di fatto vanificando quanto finora fatto. In più, non si sa come si evolverà la partita del commissario alla sanità: le opzioni sono tante, ma una certezza qui c’è, e cioè il fatto che comunque i 5 Stelle da qui a poco avranno parecchia voce in capitolo sulla sanità calabrese, e potrebbero far pesare tutte le loro perplessità sull’integrazione tra “Pugliese” e “Mater Domini”, finendo con l’affossare definitivamente un progetto in discussione ormai da 20 anni.
Antonio Cantisani
redazione@corrierecal.it
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