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Furbetti al concorso del Pugliese: giusto annullare (e indaga la Procura)

Il Consiglio di Stato dà ragione al Tar sulla cancellazione della prova per selezionare Oss e infermieri. Nomi omissati nella sentenza per tutelare l’inchiesta. Telefoni e “aiutini” per i candidati

Pubblicato il: 24/01/2019 – 19:15
Furbetti al concorso del Pugliese: giusto annullare (e indaga la Procura)

CATANZARO Telefonini e aiuti reciproci durante una prova per un concorso pubblico per infermiere e operatore sociosanitario. Settemila i partecipanti, 1600 superano la preselezione ma qualcuno li fotografa mentre usano i cellulari e collaborano tra di loro. Un concorso – la cui organizzazione era stata affidata a una società esterna – ritenuto poco trasparente e quindi annullato in autotutela dall’Azienda sanitaria che lo aveva indetto, ossia la “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro. Su questa vicenda da un lato c’è un’indagine penale in corso per meglio indagare sulle singole responsabilità tra Azienda sanitaria, società che ha gestito la preselezione e partecipanti.
Dall’altro lato c’è il Consiglio di Stato che dice che l’Azienda sanitaria ha fatto bene ad annullare la prova in autotutela. Nelle motivazioni della sua decisione – benché i nomi per questione di riservatezza delle indagini in corso siano omissati – viene raccontato come si sono svolti i fatti.
Ma procediamo con ordine.
IL CDS DÀ RAGIONE AL TAR Il Consiglio di Stato dà Ragione al Tar Calabria e respinge l’appello proposto di alcuni candidati che avevano concorso per un posto come operatore professionale collaboratore, infermiere e operatore socio sanitario e che avevano visto annullate le procedure preselettive dei concorsi pubblici. I nomi sono omissati visto che vi è un’indagine penale in corso ma è il segreto di Pulcinella che l’azienda sanitaria verso la quale era stato proposto l’appello poi rigettato è la “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro.
LA VICENDA I candidati che avevano fatto prima ricorso al Tar e poi appello al Consiglio di Stato avevano partecipato tra il 2 ed il 6 luglio 2018, con esito positivo, alle prove preselettive di due concorsi: per operatore professionale collaboratore-infermiere e operatore socio sanitario tra il 2 ed il 6 luglio 2018. L’organizzazione di queste prove era stata affidata a una società, il cui nome risulta omissato per le ragioni di riservatezza di cui sopra.
Queste preselezioni, che si erano concluse con l’ammissione alle prove concorsuali di 1.600 partecipanti su 7.000, erano state poi annullate dall’Azienda sanitaria secondo la quale nel corso dello svolgimento delle preselezioni non era stato garantito il principio dell’anonimato «in quanto la correzione degli elaborati è avvenuta, ad opera della società affidataria del servizio, al di fuori delle regole stabilite a presidio della trasparenza della procedura». Per questo il management ha annullato la prova in autotutela.
A questo punto alcuni dei candidati che avevano superato la prova hanno presentato ricorso al Tar ritenendo non valide le ragioni dell’annullamento lamentando, tra l’altro, l’insussistenza dei presupposti dell’autotutela e, comunque, la mancanza di una adeguata motivazione al riguardo.
TELEFONINI DURANTE LA PROVA A questi ricorrenti si sono aggiunti non solo altri candidati che avevano superato la selezione ma hanno proposto ricorso incidentale condizionato (cioè subordinato all’accoglimento del ricorso principale), candidati che non avevano superato la prova preselettiva per infermiere, sostenendo che, tra le motivazioni per cui l’Azienda aveva annullato in autotutela, non fosse stato contemplato anche il fatto che fosse stata violata la par condicio dei concorrenti, non essendo stata, a loro avviso, garantita la regolarità della prova (come risulterebbe da fotografie che ritraggono candidati intenti a utilizzare telefonini e a collaborare tra loro durante la prova). Quindi, se fosse stato accolto il ricorso di chi aveva superato la preselezione, c’era poi da considerare il ricorso incidentale di coloro che non avevano superato la prova e affermavano che nel corso dell’esame c’erano candidati che usavano i telefonini e si aiutavano tra loro.
L’APPELLO Il Tar ha respinto il ricorso e ha conseguentemente dichiarato inammissibile il ricorso incidentale. Gli aspiranti infermieri hanno fatto appello al Consiglio di Stato lamentando, tra le altre cose, il fatto che il Tribunale amministrativo calabrese, nel motivare la propria decisione, avesse ritenuto rilevanti le argomentazioni e la documentazione fotografica presentata da coloro che non avevano superato la selezione e affermavano che non vi fosse stata par condicio tra i concorrenti. Così facendo il Tar, pur dichiarando inammissibile il ricorso incidentale di chi non aveva superato la prova, ne avrebbe tenuto in considerazione le argomentazioni e le prove fornite, ampliando il petitum della controversia e tenendo conto di argomenti che l’Azienda sanitaria non aveva contemplato nell’annullare le preselezioni.
Di diverso parere il Consiglio di Stato secondo il quale è vero che l’Azienda annullando la prova «ha focalizzato soprattutto la violazione del principio dell’anonimato, ma accompagnandola, nell’ambito di articolate premesse motivazionali, con il riferimento anche alla violazione della par condicio tra i candidati e della trasparenza nello svolgimento delle prove preselettive».
Accantonata, per il momento, la questione amministrativa, c’è un procedimento penale ancora in corso.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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