LAMEZIA TERME Un’indagine pura, senza alcuno contributo dichiarativo, senza alcuna indicazione, da parte di chicchessia, che potesse aiutare l’attività investigativa dei carabinieri di Lamezia Terme e dei magistrati guidati da Salvatore Curcio. A dare una spinta ad indagini molto tecniche, che si basavano anche sulla visione dei filmati delle telecamere di sorveglianza, è stata la perdita di una scarpa durante la fuga di uno dei rapinatori, un incidente che ha costretto la banda a rallentare le operazioni quel tanto che basta per permettere ai militari di capire che l’auto usata per il colpo aveva una doppia targa e che la targa posteriore proveniva da un furto avvenuto a Villa San Giovanni. È stata denominata “Cenerentola” l’operazione che ha portato all’arresto di 11 persone – 4 italiani e 7 romeni – ritenuti appartenenti a due distinti gruppi criminali specializzati in furti e rapine ai danni di uffici postali ed esercizi commerciali (qui la notizia). «Il pregio di questa inchiesta – ha detto il procuratore Curcio – è stato quello di fare luce in maniera esaustiva su una serie di rapine che avevano destato parecchio allarme».
«Tutto il personale della polizia giudiziaria che si è prodigato in questa attività ha saputo dare alle indagini un respiro deregionalizzato», ha proseguito Curcio. I rapinatori, infatti, si muovevano in tutta Italia e l’operazione dei carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme si è svolta tra a Lamezia, Cosenza, Corigliano (Cosenza), Seminara (Reggio Calabria), Catania e Venezia. «Un ringraziamento va – ha sottolineato il procuratore – all’Ufficio sirene del ministero dell’Interno che ha coadiuvato l’arma dei carabinieri nel rintracciare gli indagati». Due, al momento, coloro che mancano all’appello e sono irreperibili. Elaborazione e analisi di dati del traffico telefonico e geolocalizzazione dei cellulari, hanno permesso la ricostruzione dei movimenti dei rapinatori «individuando e dimostrando al compromissione dei sospettati nelle due rapine principale che sono avvenute il 21 aprile 2018 e del settembre successivo». Rapine commesse dalla banda italiana ai danni dell’ufficio postale di via Aldo Moro che hanno fruttato, rispettivamente, 90mila e 30mila euro. A distanza di pochi mesi dai fatti la banda, secondo le risultanze di indagine, è stata individuata e raggiunta da provvedimento cautelare che prevede l’arresto per tutti e i domiciliari per il basista lametino. È stata, anche in questa occasione, riconfermata la “joint venture” collaudata esistente tra i criminali calabresi e le batterie di rapinatori catanesi. Vista la sua lunga esperienza nella Dda di Catanzaro, Curcio ha ricordato come nel Cirotano «per quanto riguarda tutte le rapine commesse in quell’area geografica l’organizzazione locale si avvaleva di rapinatori riconducibili al contesto associativo di cosa nostra».
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INDAGINE PURA Complessa l’attività del traffico telefonico che ha permesso di raggiungere utenze intestate fittiziamente che facevano parte di una maglia riservata, utilizzata dalla batteria di rapinatori italiani: due catanesi pluripregiudicati (Di Bella Santo (cl. 71), Cici Mario (cl. 93), uno proveniente da Seminara (Battaglia Francesco, cl 68) e un basista lametino incensurato (Tropea Giuseppe cl. 86) . «Vi è stata un’analisi comparata dei dati raccolti tra i due eventi, quello di aprile e il successivo di settembre – ha spiegato il colonnello Ribaudo, comandante del Gruppo carabinieri di Lamezia –, grazie all’acquisizione di milioni di dati di traffico telefonico, traffico delle celle radiobase che offrono copertura sull’ufficio postale di Lamezia Terme. L’esame del traffico telefonico è stato poi paragonato con i video e ha consentito di rintracciare il contatto telefonico comparato poi ai gps presenti nelle macchine di alcuni indagati». Un lavoro certosino svolto anche dai comandi stazione sparsi sul territorio che hanno permesso di ricostruire anche i diversi sopralluoghi fatti dalla batteria di rapinatori a Lamezia Terme. Le intercettazioni, infine, hanno permesso di percepire come il gruppo si stesse attrezzando per compiere ulteriori rapine. Un dato che avrebbe trovato riscontro nelle perquisizioni effettuate dall’alba di questa mattina che hanno portato a galla la mappa di un ufficio postale con dettagliate ricostruzioni dell’ubicazione della cassaforte, dell’entrata e altri dati utili a una possibile rapina. Inoltre sono state rivenute due pistole scacciacani. «Entrambe le rapine sono state effettuate con una certa efferatezza – ha ricordato Ribaudo –, e sempre di sabato, non a caso, perché avvenuti in contemporanea al momento in cui il personale caricava il bancomat, così da assicurarsi il maggiore provento possibile». Tra l’altro uno dei malviventi era stato denunciato nella provincia di Modica per avere speso banconote macchiate dall’inchiostro antifurto.
CENERENTOLA Durante una delle due rapine all’ufficio postale di via Aldo Moro, un rapinatore ha perso una scarpa. «Nel momento in cui questo avviene – ha spiegato il capitano Pietro Tribuzio, comandante della Compagnia carabinieri di Lamezia –, l’indagato ha perso anche un po’ di tempo per raggiungere i propri compagni e questo ha fatto sì che tutta l’azione venisse rallentata e ha permesso, attraverso l’analisi delle immagini di video sorveglianza, di individuare una anomalia, cioè che la macchina con la quale i rapinatori si sono dati alla fuga aveva una doppia targa. La targa anteriore era quella del veicolo mentre quella posteriore era stata sostituita con una targa rubata la stessa mattina della rapina del 21 aprile a Villa San Giovanni». Da qui sono stati avviati quei meccanismi di indagine che hanno permesso di individuare i presunti colpevoli.
I ROMENI «Mentre si indagava sulla rapina all’ufficio postale – dice Tribuzio –, si è sviluppato un filone di indagine parallelo che ha preso le mosse da un furto con “spaccata” (ossia spaccando gli ingressi dei locali colpiti, ndr) avvenuto la sera del 17 dicembre 2018 in un’azienda edile di Falerna. Il furto si è trasformato in una rapina impropria poiché nel momento della fuga i malfattori hanno speronato l’auto di una guardia giurata intervenuta sul posto una volta che era scattato l’allarme. Anche qui sono state fondamentali le attività dei reparti territoriali che hanno permesso di rinvenire una cassaforte asportata dall’impresa edile e l’auto che i rapinatori avevano utilizzato per fuggire. Allargando il raggio delle indagini si è poi giunti alla banda di romeni che avevano base operativa a Cosenza ma che operavano su tutta la fascia del litorale tirrenico e si spostavano tra Cosenza e Reggio Calabria, dediti soprattuto ai furti con spaccata. Per compiere uno di questi furti hanno rubato un mezzo pesante all’Anas di Campora San Giovanni». I romeni catturati sono Teglas Ludovic Daniel (cl. 91 Romania), Muresan Arghil (cl. 89, Romania), Lacatus Romelius Marius (cl. 83, Romania), Parus Ion (cl. 94, Moldavia), Lacatus Tiberiu Catalin (cl. 94, Jugoslavia), Ciurar Lazar Pardalian (cl. 82, Romania).
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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