REGGIO CALABRIA «Mi stanno scrivendo semplici detenuti e perfino boss al 41 bis, nomi e cognomi che qui a Reggio Calabria provocano scosse telluriche. Qualcuno mi ha scritto: “Giudice la ringrazio, prosegua nella strada che ha intrapreso per i nostri figli, avessi avuto io la stessa opportunità che sta fornendo ai miei ragazzi forse non mi troverei nel luogo di sofferenza in cui sono ora”». Lo racconta in un’intervista a gNews, il quotidiano di informazione del ministero della Giustizia, il presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria Roberto Di Bella, la cui esperienza, finalizzata a dare un destino diverso ai figli degli uomini di ‘ndrangheta allontanandoli da quell’ambiente, ha ispirato la fiction la “Liberi di scegliere”. «Con i nostri provvedimenti vogliamo aiutare questi ragazzi, le loro madri e anche i loro padri. Vogliamo liberarli, vogliamo risparmiare ai ragazzi un destino che il più delle volte sembra ineluttabile» dice Di Bella, riferendo con soddisfazione che il Tribunale per i minorenni a Reggio Calabria «per molti ragazzi e per molte donne non è più un’istituzione nemica». «Speriamo che molte donne, molte madri, così come è accaduto fino adesso, possano capire che lo Stato può aiutarle. Ce ne sono alcune che hanno iniziato percorsi di collaborazione con la giustizia, altre vengono qui in Tribunale, talvolta in gran segreto. Ormai si sono rese conto che possiamo aiutarle insieme ai loro figli e ci chiedono di allontanarli dalla Calabria perché hanno paura che possano essere uccisi o arrestati. E alcune vogliono seguirli».
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