ROSARNO Scritte a caratteri cubitali in italiano, inglese e francese con le frasi “Non dimentichiamo, no alle espulsioni Prefetto e Salvini: nelle tende andateci voi (me…)” e “Case per tutti” sono apparse a Rosarno sui muri esterni del complesso di palazzine realizzate con fondi dell’Ue e destinate ad ospitare i migranti in contrada Serricella. Analoghi messaggi erano stati lasciati anche sul muro della Prefettura di Reggio Calabria.
Nella recinzione dell’area inoltre sono state affisse gigantografie in tessuto plastificato di un metro e mezzo per un metro, con le foto di Becky Moses, Suruwa Jaitèh e Moussa Ba i tre migranti vittime di incendi scoppiati nella vecchia baraccopoli di San Ferdinando smantellata nei giorni scorsi, di Soumaila Sacko, sindacalista maliano ucciso nella ex cartiera di San Calogero e di Sekine Traorè, che rimase ucciso dopo avere tentato di aggredire, ferendolo, un carabiniere che sparò per difendersi.
Indagini sono in corso da parte della Polizia. Stamattina nella zona delle palazzine c’è stato un sopralluogo del Procuratore di Palmi Ottavio Sferlazza.
IL SINDACO: «VOGLIONO UN CLIMA DI TENSIONE» «Esprimo ferma e netta condanna per il gravissimo gesto di questa mattina, è chiaro che si tratta di un disegno molto più ampio ed articolato che mira ad attaccare gli organi centrali e periferici dello Stato, alimentando un clima di tensione, che in questo momento, certamente non giova a nessuno». Lo afferma in una nota il sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà, dopo le scritte offensive rivolte al ministro dell’Interno Matteo Salvini ed al prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari.
«In qualità di rappresentante della Stato nella mia comunità – prosegue – deploro con fermezza l’atteggiamento provocatorio ed intimidatorio perpetrato in una area di cantiere in cui stanno per essere completati degli immobili di edilizia sociale. Attendiamo fiduciosi che gli organi inquirenti facciano luce sull’accaduto e assicuriamo massima collaborazione affinché simili deprecabili manifestazioni di protesta non abbiano più a verificarsi».
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