CATANZARO Nelle scorse settimane Federconsumatori Calabria aveva chiesto a ministero della salute, Regione ed alle Aziende sanitarie l’accesso agli atti riguardo una serie di dati propedeutici alla tutela del diritto alla salute «violato – si legge in una nota dell’associazione – dalla mancata erogazione dei Lea, dalla migrazione e dalle liste d’attesa». Sono arrivate risposte da ministero della Salute, le Aziende provinciali di Cosenza, Catanzaro e Crotone e dall’Azienda ospedaliera di Cosenza.
«In ogni Azienda – spiega Federconsumatori – i tempi di attesa risentono di anni di incertezza gestionale, di inadeguatezza programmatoria, di mancata vigilanza e di una carenza di personale divenuta paralizzante per molti servizi. E poi, i tanti macchinari sanitari fermi, mai avviati o vetusti sino ad essere un rischio per l’imprecisione della diagnosi dei pazienti. Un quadro complessivo sconfortante e allarmante da cui partire per rilanciare il Sistema sanitario regionale e dare fiducia e certezza ai cittadini».
L’analisi parte dall’Asp di Cosenza, dove grava la più alta popolazione fra le province calabresi. E «i numeri dei tempi d’attesa fotografano una sanità in sofferenza. Dai poliambulatori distrettuali a quelli ospedalieri: da Cosenza a Rende, a Rogliano, Castrovillari, San Giovanni in Fiore, Rossano, Cariati, Trebisacce, Paola, Amantea, Cetraro ed oltre. Ovunque picchi d’attesa oltre ogni possibile resistenza per quanti non hanno altra scelta che rivolgersi al privato a pagamento o recarsi fuori regione».
Questi i dati evidenziati: «Si va dai 536 giorni per una visita oculistica ai 450 per una visita otorinolaringoiatra, ai 412 per un visita cardiologica, dai 694 giorni per un elettrocardiogramma ai 395 giorni per un’ecografia all’addome. Dai 359 giorni per una visita remautologica ai 302 per una diabetologica ai 395 giorni per un eco all’addome, ai 411 giorni per un ecodoppler cardiaco ai 528 per una endocrinologica oppure, ai 434 giorni per una visita cardiologica».
Nell’Asp di Crotone, invece, «salta all’occhio la presenza di liste chiuse per molte prestazioni pubbliche (esempio l’intera radiologia) e tempi di attesa che vanno da 328 giorni per esami diagnostici e visite urologiche ai 379 giorni per una ecografia tiroidea, dai 255 giorni per una visita oculistica ai 411 giorni per un ecodoppler ai tronchi sovraortici o ancora, dai 407 giorni per una visita angiologica o un ecodoppler all’aorta addominale ai 296 giorni per un ecodopplergrafia cardiaca o ancora, ai 379 per una visita dermatologica».
A Vibo Valentia, prosegue la disamina di Federconsumatori, «la situazione non è da meno, con tempi d’attesa che vanno sino ai 525 giorni per una visita cardiologica, da 525 a 486 per una visita endocrinologica, 239 per una ortopedica, 392 per una visita ortopedica o 390 per una endocrinologa. Oppure i 256 gg per un ecodoppler o un’ecografia tiroidea nell’Asp di Catanzaro o i 272 giorni per un elettrocardiogramma al Morelli di Reggio Calabria o 281 giorni per una visita remautologica o cardiologica».
Per Mimma Iannello, presidente di Federconsumatori Calabria, «non è più il tempo di balli, giostre e teatrini. I dati sanitari, da qualsiasi lato vengano letti, evidenziano l’insuccesso di 10 anni di commissariamento e altrettanti di sacrifici per i cittadini. Siamo al punto di partenza, anzi peggio. Con molti indicatori di salute peggiorati: dalla migrazione sanitaria alla più alta percentuale nazionale di mortalità infantile a quella di cronicità evidentemente, frutto non solo di precarie condizioni sociali e reddituali di disuguaglianza delle famiglie calabresi, ma, soprattutto, di una mancata azione di tutela e prevenzione sanitaria. La sanità regionale va ancora liberata dall’occupazione indebita di lobby sanitarie private, dalla corruzione, dall’invadenza politica e dal giogo della ‘ndrangheta che la deprivano di risorse e di futuro. A rendicontazione, va inoltre ripensata nell’efficacia degli strumenti normativi del Piano di rientro e dal commissariamento rivelatesi inefficaci ai fini del risanamento e della riqualificazione sanitaria. Le responsabilità del fallimento sono in quota parte a quanti ne hanno avuto ruolo e responsabilità. Ad ogni livello. Alla Calabria serve ora una proposta sanitaria in grado di affrontare, dentro obiettivi condivisi, le criticità di sistema dentro un quadro certo delle risorse umane, strumentali e finanziarie e dentro un’efficace governance in grado dir assicurare la sicurezza dei luoghi di salute e l’appropriatezza dei servizi. Nessuno può immaginare di navigare a vista riposizionando uomini o interessi, con obiettivi incerti o peggio, di scaricare ancora una volta il peso del disastro sanitario sulle spalle dei cittadini che già pagano prezzi altissimi. Chi ne ha le responsabilità non può sottrarsi dall’assicurare ai calabresi il diritto alla salute ed alle cure che attendono da anni. La presenza del Consiglio dei Ministri in Calabria serva a offrire certezze ai bisogni sanitari dei calabresi e meno a tentazioni elettoralistiche».
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