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«Le installazioni pubblicitarie abusive di Vibo vanno rimosse al più presto»

Lettera di un imprenditore a commissario del Comune e prefetto. «La violazione della legge falsa le regole del mercato a favore degli illegali»

Pubblicato il: 04/05/2019 – 12:08
«Le installazioni pubblicitarie abusive di Vibo vanno rimosse al più presto»

Riceviamo e pubblichiamo la lettera indirizzata dall’imprenditore Marcello Francioso, amministratore della “Marcello Francioso Agenzia pubblicitaria srl”, al commissario prefettizio di Vibo Valentia e al Prefetto di Vibo. Francioso chiede di dare corso a una sentenza del Consiglio di Stato che impone la rimozione delle installazioni pubblicitarie abusive sul territorio del capoluogo. Un tema molto sentito, che è diventato argomento di dibattito della campagna elettorale in corso.
Io sottoscritto Marcello Francioso, legale rappresentante della “Marcello Francioso Agenzia Pubblicitaria srl” con sede legale in Vibo Valentia in viale Kennedy n. 85. P.I. 03094350794, espongo quanto segue.
La campagna elettorale in corso nella città costituisce l’occasione per mettere in evidenza quanto era già noto a tutti e, cioè, il fatto che la stragrande maggioranza delle installazioni pubblicitarie presenti nel territorio comunale, tutte riferibili ad un unico gruppo imprenditoriale, sono abusive ovvero senza alcuna autorizzazione e, pertanto, da rimuovere immediatamente.
Ed in proposito è bene segnalare che la rimozione immediata non è una facoltà della Pubblica Amministrazione, bensì un obbligo sancito dall’art. 23, comma 13 quater, del codice stradale (secondo cui “l’ente proprietario esegue senza indugio la rimozione del mezzo pubblicitario”).
Da fonti giornalistiche si apprende che il commissario prefettizio è intenzionato a far rimuovere tutte le istallazioni non autorizzate, riportando il settore in oggetto alla legalità.
Come ovvio, il perdurare di tale descritta situazioni di palese violazione di legge ha nel corso del tempo falsato le regole del mercato della pubblicità in favore degli abusivi ed illegali, con conseguente danno per le società che, come quella che rappresento, hanno invece rispettato sempre le regole, istallando i mezzi pubblicitari solo previa autorizzazione e pagando puntualmente tutti i relativi tributi.
Tale situazione non è più procrastinabile, siamo al paradosso in cui le società sane e oneste sono costrette a chiudere, non potendo concorrere con i prezzi stracciati che possono applicare le società aventi innumerevoli mezzi pubblicitari abusivi di ogni sorta.
L’abusivismo è dilagante e si manifesta in ogni formato, dai cartelloni m. 6 x 3 alle pensiline delle (inesistenti) fermate degli autobus, passando per ogni tipo di cartellonistica.
Il Consiglio di Stato ha definitivamente sancito l’abusivismo di talune istallazioni di posters pubblicitari, ordinandone la rimozione.
Ora, comprendiamo le difficoltà tecniche ed economiche degli enti locali per avviare la rimozione di impianti abusivi, molti dei quali presentano strutture gigantesche; tuttavia, non è affatto giustificabile l’inerzia degli enti ad utilizzare gli strumenti alternativi alla rimozione che la legge mette disposizione per combattere l’abusivismo.
A titolo di esempio, si segnala l’art. 24 D. Lgs. 15.11.1993, n. 507, che al comma 3 prevede che “Il comune può effettuare, indipendentemente dalla procedura di rimozione degli impianti e dall’applicazione delle sanzioni di cui al comma 2, la immediata copertura della pubblicità abusiva, in modo che sia privata di efficacia pubblicitaria, ovvero la rimozione delle affissioni abusive, con successiva notifica di apposito avviso”.
Ciò significa che è possibile incollare sul manifesto pubblicitario privo di autorizzazione uno striscione recante la dicitura “impianto abusivo”.
Lo stesso articolo al comma 4 prevede che “i mezzi pubblicitari esposti abusivamente possono, con ordinanza del sindaco, essere sequestrati a garanzia del pagamento delle spese di rimozione e di custodia, nonché dell’imposta e dell’ammontare delle relative soprattasse ed interessi”.
Insomma, non vi sono più giustificazioni all’inerzia amministrativa e al dilagante fenomeno dell’abusivismo pubblicitario ed è, perciò, inutile che i politici si lamentino che la Magistratura interferisce sempre più spesso nell’attività politica, quando – come in questo caso – non si tratta più di adottare una scelta discrezionale, ma di osservare la legge e di farla osservare ai cittadini attraverso i numerosi strumenti previsti dall’ordinamento.
La semplicissima operazione di copertura del manifesto pubblicitario abusivo comporterebbe il doppio risultato di marchiare gli abusivi e consentire agli utenti di conoscere visivamente quale agenzia pubblicitaria rispetta le regole e quale invece deturpa la città con istallazioni di ogni tipo, senza pagare i relativi tributi.
Ove gli uffici comunali non fossero nelle condizioni di effettuare in tempi ragionevoli tale operazione, sin da ora manifesto la disponibilità della mia azienda a contribuire gratuitamente con il Comune e provvedere, previa indicazione dello stesso ente, alla affissione dello striscione recante la dicitura “impianto abusivo” su ogni cartellone non autorizzato.
Certo di un celere e positivo riscontro alla presente istanza di giustizia e fermamente convinto che si possa e si debba operare nel rispetto delle regole anche in Calabria, l’occasione mi è gradita per formulare i più rispettosi saluti e auguri di proficuo lavoro nell’interesse della comunità vibonese.

Marcello Francioso

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