Riprendendo uno degli argomenti trattati da Mario Occhiuto nella presentazione delle linee programmatiche del futuro governo regionale, la materia ambientale dovrà assumere un ruolo importante, pari quasi a quello dell’emergenza sanitaria, in quanto il mancato rispetto delle risorse naturali della nostra regione, trattandosi di un capitale di ineguagliabile bellezza, non solo non ne permette la sua valorizzazione ma, addirittura, fa diventare un problema che ancora oggi non ha trovato soluzione. Infatti, la Calabria si trova in una situazione paradossale, vivendo in modo diverso due faccia della stessa medaglia, cosa che provoca un sistema quasi patologico che mette a rischio la salute dei cittadini, la salubrità dell’ambiente, limita la crescita del prodotto interno lordo e quindi dell’occupazione.
In particolare, mi riferisco all’inquinamento prodotto dalle acqua non depurate, che affligge da sempre la Calabria e che va contro le nostre principali risorse: il mare e l’agricoltura. Ogni anno dobbiamo registrare l’inquinamento di lunghi tratti di mare, anche in luoghi rinomati della nostra regione, che di anno in anno limita l’incremento della principale risorsa: il turismo, già penalizzato da un sistema di trasporto che scoraggia anche chi è legato alla nostra terra da vincoli affettivi.
Questo perché le acque depurate, invece di essere prese in considerazione come risorsa da utilizzare ad esempio per l’irrigazione in agricoltura (nel rispetto della direttiva Comunitaria e del successivo decreto legislativo di recepimento), continuano ad essere qualificate come rifiuto e quindi smaltite, direttamente o indirettamente, in mare. Orbene, il riutilizzo delle acque depurate in agricoltura imporrebbe al gestore dell’impianto di depurazione il mantenimento della qualità e di conseguenza l’eliminazione dell’inquinamento ambientale oltre che permettere di rendere vaste aree idonee all’agricoltura, rispetto al processo di desertificazione che sta colpendo anche la Calabria. Purtroppo, dopo 20 anni di commissariamento, ed oltre un miliardo speso, bisognerà impegnarsi in modo straordinario per rendere efficace ed efficiente il settore della depurazione cosi come nella nostra regione trovano ampi margini di attuazione lo sviluppo delle energie rinnovabili derivanti dal trattamento anaerobico dei fanghi di depurazione delle acque reflue urbane e della frazione umida della raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Questo sistema consentirebbe, attraverso i codigestori, di produrre bioidrogeno, biometano, energia elettrica e fertilizzanti facendo sì che il ciclo integrato delle acque e dei rifiuti possano fornire la sostanza organica necessaria per la produzione di energia elettrica e di ammendante per l’agricolutura, invece di diventare prodotti da scaricare direttamente o indirettamente in mare. Tutto questo, inserito in un sistema di monitoraggio sistematico e di controllo da parte del gestore del Sistema idrico integrato e dall’Arpacal, eviterebbe, almeno, l’inquinamento del mare che ogni anno puntualmente si registra e che rappresenta il peggiore biglietto da visita che non possiamo più continuare ad esibire.
*assessore all’Ambiente – Comune di Catanzaro e Coordinatore Area Centro “Movimento Officine del Sud”
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