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Lungomare di San Lorenzo, l'iter va avanti nonostante il no della Soprintendenza

Ecco il parere tecnico che supporta le posizioni degli ambientalisti contro la cementificazione. È scontro con il sindaco

Pubblicato il: 17/05/2019 – 12:29
Lungomare di San Lorenzo, l'iter va avanti nonostante il no della Soprintendenza

REGGIO CALABRIA Il progetto del nuovo lungomare di San Lorenzo, nel Reggino, continua a suscitare uno scontro tra gli ambientalisti e il Comune. Talmente duro che il sindaco di San Lorenzo, Bernardo Russo, ha annunciato azioni legali contro associazioni e comitati che da tempo, suffragando le loro posizioni con interventi di esperti del settore, sono insorti contro il progetto per evitare quella che a loro parere sarebbe un’ulteriore opera di cementificazione della costa. Della vicenda si occupa da tempo il Corriere della Calabria che, tra le altre cose, ha ospitato anche l’importante contributo di Carlo Rovelli, fisico teorico di fama internazionale (qui la sua lettera), sulla vicenda della vicina Condofuri, e di altri numerosi studiosi e intellettuali (potete leggerli qui) che appoggiano le posizioni degli ambientalisti.
Intanto però l’iter del progetto, con l’espletamento della relativa gara d’appalto, va avanti e le contestazioni dei comitati riuniti nel “Laboratorio territoriale” non si placano. In particolare gli ambientalisti contestano al sindaco di essersi arroccato sulle sue posizioni senza mai entrare nel merito delle questioni sollevate dal punto di vista tecnico: l’amministrazione comunale a loro dire non ha mai voluto spiegare perché intende «impermeabilizzare un ettaro di territorio con una strada sovradimensionata a dispetto del buon senso e del principio “consumo di suolo zero” abbracciato anche dalla Regione Calabria con la legge 28 del 2016», ignorando tra l’altro «il parere contrario della Soprintendenza che sottolinea la violazione della legislazione sul paesaggio a cui si andrebbe incontro realizzando il suo progetto».
Contestazioni specifiche, dunque, condivise anche da un esperto del settore come il noto architetto Sebastiano Maria Venoso in un parere tecnico allegato a una lettera inviata al sindaco da Domenico Minuto (storico e cittadino onorario di San Lorenzo)
IL PARERE DELL’ESPERTO Il problema, in sostanza, è costituito dalla strada litoranea che il Comune vorrebbe realizzare ai margini della suggestiva spiaggia della Marina di San Lorenzo. In proposito Venoso richiama innanzitutto il decreto ministeriale del 2 ottobre 1974 con cui l’area costiera di San Lorenzo è stata dichiarata di notevole interesse pubblico «per i quadri naturali formati dal mare, da una buona vegetazione arborea a diretto contatto col mare, nonché per le meravigliose composizioni naturali legate alla conformazione del terreno: quadri godibili da numerosi punti di belvedere aperti al pubblico». Le limitazioni per la zona in questione sono legate alle caratteristiche dei suoli e a problemi connessi alla erosione e le disposizioni normative, sottolinea Venoso, indicano che «la tutela delle componenti paesaggistiche dell’area deve essere mirata alla conservazione dei caratteri fisico-naturalistici e percettivi delle formazioni calanchive e della fiumara, nonché al mantenimento del patrimonio di ruralità delle aree collinari, associato ad azioni mirate di reintegrazione paesistica degli areali di degrado identificati lungo la fascia costiera». Quindi «sono vietati gli interventi, anche puntuali, che comportino l’alterazione dei caratteri d’identità paesaggistica e di continuità percettiva delle aree» e, anzi, «negli ambiti compromessi o degradati che definiscono la fascia costiera, devono essere attivate azioni per il recupero e la riqualificazione paesaggistica». Venoso chiarisce di non conoscere le motivazioni per cui la Soprintendenza ha dato parere negativo al progetto del lungomare, ma «è plausibile supporre – spiega nel suo parere – che siano legate al fatto che il progetto non è idoneo a “recuperare e riqualificare paesaggisticamente” l’area di intervento». Un diniego che a suo parere è sufficiente a far sì che l’amministrazione debba ripresentare un nuovo progetto adeguato alle richieste di modifica. «Sono perfettamente d’accordo – prosegue Venoso – con le Osservazioni che il Gruppo di lavoro, composto da diverse Associazioni ambientaliste, ha predisposto verso tale progetto. Ma per rispondere alla richiesta di proposte alternative ai materiali, presi in considerazione negli elaborati di lavoro previsti, faccio alcune considerazioni preliminari. La relazione geologica del progetto definitivo, descrivendo i “Depositi alluvionali stabilizzati”, indica che essi “possiedono una permeabilità da media ad elevata che facilita l’assorbimento e la percolazione delle acque meteoriche piuttosto che il ruscellamento superficiale”. Descrivendo poi i “Depositi mobili di litorale”, indica che “questi terreni sono costantemente soggetti alle azioni delle correnti meteo-marine o di deflazione eolica, per cui risultano continuamente oggetto di processi di erosione e risedimentazione che si riflettono sulle variazioni periodiche della morfologia della spiaggia. La permeabilità del complesso è elevatissima e si esplica per porosità, mentre è molto scarsa la resistenza all’erosione”. Nel capitolo “Stabilità generale e fattibilità geologica“, quindi, tra gli elementi salienti, sottolinea: “L’elevata permeabilità primaria per porosità dei terreni affioranti, unita alla scarsa pendenza generale dell’area, permette alle acque di precipitazione idrometeorica di infiltrarsi nel sottosuolo, senza creare fenomeni di ruscellamento superficiale”».
Dunque, a parere dell’esperto, impermeabilizzare con una stesa di bitume della lunghezza di 650 metri, «oltre a rivelarsi poco originale dal punto di vista progettuale, risulta in netto contrasto con le descrizioni delle analisi geologiche sopra evidenziate». Una valida alternativa sarebbe secondo Venoso «l’utilizzo di una pavimentazione naturale in terra stabilizzata, che utilizza il materiale preesistente in sito ottenendo una superficie finita che ha lo stesso colore del terreno trattato e presenta caratteristiche di permeabilità e traspirazione; inoltre può essere colorato con una differente pigmentazione, per individuare distinte attività (pista pedonale, carrabile o ciclabile)». Per quanto riguarda la flora, infine, «devono essere prese in considerazione le specie autoctone, che oltre a contribuire a preservare il sistema dunale hanno funzioni ecologiche importanti, con operazioni di prelievo dal selvatico di rizomi, stoloni e cespi e loro successiva messa in opera». (spel)

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