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«Salvini prenda appunti dalla sua visita a Catanzaro»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 23/05/2019 – 11:18
«Salvini prenda appunti dalla sua visita a Catanzaro»

Migranti, Flat tax e Tav sono le priorità di Matteo Salvini da quando è al Governo. Eppure il ministro dell’Interno avrebbe tanto altro da fare essendo lui titolare e responsabile dell’ordine e la sicurezza pubblica. La Costituzione riconosce infatti al suo dicastero l’autorità nazionale della sicurezza e la responsabilità della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. Logica vorrebbe, pertanto, che il ministro si occupasse anche delle politiche di tutela del Paese. La legge e gli ordinamenti, inoltre, demandano anche all’ Interno la possibilità di emanare direttive di carattere generale per definire le priorità politiche e gli obiettivi da perseguire.
In un Paese come il nostro afflitto dalla presenza di organizzazioni mafiose e delinquenziali che, come ha ricordato il procuratore nazionale antimafia Roberti, non sono solo presenti al Sud, ma hanno messo le radici anche nelle regioni del Nord nelle quali hanno delocalizzato gli interessi. Ed i recenti episodi accaduti in Lombardia ne sono la conferma: il Governatore indagato e 90 persone rimaste nella rete tesa dalla magistratura che ha disposto ben 43 misure cautelari, sono numeri che non hanno nulla da invidiare alle “grandi operazioni di mafia” in Sicilia.
Nonostante tale narrazione, le preoccupazioni di Salvini continuano a limitarsi a contrastare gli ingressi nel territorio nazionale dei disperati che affrontano le insidie del Mediterraneo per trovare un luogo sicuro nel quale ripararsi dalle guerre o dalla fame. E non è solo la “favola” della chiusura dei porti; il Ministro leghista si è intestato anche la recente legge sulla “legittima difesa” che, tradotta, significa: armi per tutti come deterrente contro le rapine e i furti.
«Tutto il resto è noia», per dirla con Califano. La lotta alla criminalità organizzata, la sicurezza dei cittadini, il pericolo dell’uso delle armi per strada, la camorra, la mafia, la sacra corona, tanto per citare le più blasonate, non rappresenterebbero più motivo di discussione e di allarme, nonostante i gravi episodi riportati dai giornali. Per il Ministro dell’Interno, invece, è come se fossero motivo di un argomento ridondante che non ha bisogno di particolari attenzioni, come se fossero sufficienti le misure in vigore, salvo accorgersi, spesso quando è tardi, che la situazione consiglia gli investitori stranieri a starsene lontani dal nostro Paese perché lo considerano poco sicuro oltre che per la presenza della delinquenza, anche per i tempi biblici che richiedono per definire un processo civile.
Il ministro dell’Interno evidentemente non trova necessario individuare o proporre soluzioni. Salvini, impegnato nella sua campagna elettorale che fino a non molti giorni fa gli dava risultati rilevanti, non perde occasione per dimostrare interesse per le sorti della Lega e delle regioni nelle quali essa è nata e si è sviluppata, più che per le politiche sociali che riguardano tutto il territorio nazionale che, se attuate, potrebbero servire da stimolo per la crescita sociale, soprattutto per quanto concerne il rapporto con gli altri stati dell’Unione.
Anche il panorama politico europeo dentro il quale Salvini si muove, dimostra quanto sia relativo il suo modo di intendere la politica “dentro le mura” e quanto invece preferisca tessere impegni politici in Europa per rafforzare sé stesso e il movimento sovranista. E’ come se dicesse agli italiani di attendere tempi migliori per consentire, alla pletora dei movimenti neofascisti di tessere la rete con quell’altra parte di sovranisti e neonazisti europei e costituire un fronte unico. Stando così le cose poco importa se la minaccia delle consorterie mafiose diventa sempre più organizzata e sprezzante. Potendo continuare ad essere abili nel gioco di anticipo; di sapere osservare il territorio meglio di chi lo dovrebbe tutelare; di capire dove e quando lo Stato è meno presente e colpire.
Sull’altro piatto della bilancia vi sono i gravosi compiti delle forze dell’ordine che avrebbero bisogno di essere tutelati meglio, potenziando gli organici e, perché no? Anche il trattamento economico. Tutto ciò serve anche per evitare che sempre più giovani entrino nel circuito della criminalità richiamati dal miraggio di un guadagno facile. Occorre consapevolezza che le istituzioni oltre ad essere professionali sappiano proporre iniziative sociali e solidali. Potrebbe essere questa la strada per frenare il ricambio generazionale delle organizzazioni mafiose.
E, infine, va fatto un plauso alla città di Catanzaro per come ha accolto il segretario leghista: con intelligenza e tanto sarcasmo, dando un saggio della cultura che storicamente distingue la Città capoluogo della Calabria. Sono stati in tanti a dire “no” a Salvini. Lo slogan era: “Catanzaro non si Lega”. Lo hanno fatto riempiendo balconi e finestre con scritte e striscioni contro il Segretario del carroccio. Per la prima volta sono stati i catanzaresi a guastare la festa alla Lega e la digestione a Salvini tanto da apparire nervoso dimostrando il cedimento dei suoi freni inibitori. Lo si è capito quando ha definito i gruppi dei contestatori “moscerini rossi”. Ha dimostrato non solo di non conoscere Catanzaro. Il Segretario della Lega non ha capito che i calabresi hanno memoria e dignità e non hanno dimenticato quando lui li definiva “un gradino di poco superiore agli animali”. Catanzaro ha così voluto ricostruire l’argine per fermare la “piena” con la quale la Lega non disdegnerebbe di invadere i nostri territori.
Prenda appunti, signor Ministro, per le iniziative che può sponsorizzare quando sarà libero dagli impegni di partito, dalla propaganda elettorale e dagli incontri con Orban per farsi spiegare la funzionalità dei reticolati per fermare i migranti.
Per fortuna che ancora non c’è nessuno che si occupa di “forni crematori”…. Ma, come dire? Mai dire mai!
*giornalista

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