CATANZARO Continua il particolare “Aventino” di Sergio Abramo. Coerente con la decisione comunicata un mesetto fa, il sindaco di Catanzaro mette in scena la sua singolare protesta contro chi vuole trasformare i consigli comunali in ring politici anche nell’ultima odierna seduta dell’assemblea. Al primo accenno di attacco dall’opposizione infatti Abramo si alza e scompare dall’aula, per poi riapparire fugacemente alle conclusione del dibattito sul primo punto all’ordine giorno e infine riscomparire definitivamente, e senza dire, sostanzialmente, una sola parola. A seconda dei punti di vista, un “toccata e fuga”, la sua, nel senso letterale e non metaforico dell’espressione, o un “gioco di prestigio”, attuato dal sindaco per evitare – sostengono i suoi avversari – discussioni scomode e pericolose. In linea generale, un quadro francamente un po’ surreale, che l’opposizione di centrosinistra, comprensibilmente, stigmatizza in modo forte, e non manca qualche mugugno anche dalle parti della maggioranza. E’ particolarmente duro Giovanni Merante, ex Forza Italia e ormai anche ex “aficionados” di Abramo, che si rivolge al presidente del Consiglio comuale, Marco Polimeni, e al vicesindaco, Ivan Cardamone: «Dite al sindaco che, se al prossimo Consiglio comunale non si presenta in aula e non ascolta quello che democraticamente dicono i consiglieri, deve dimettersi. Se non lo fa – spiega Merante – glielo ricorderò. Non usi quest’aula per i suoi giochini elettorali». Fioccano poi, dalla minoranza, le accuse ad Abramo, definito senza mezzi termini «sindaco in fuga dalla sua maggioranza e soprattutto dalla città», e la contestazione al primo cittadino di «svilire il Consiglio comunale sfuggendo da un confronto dal quale uscirebbe malissimo». E in effetti, la seduta, l’ultima prima della pausa ferragostana, per quanto lunga e pletorica con un ordine del giorno “monstre” perché pieno zeppo delle zavorre dei debiti fuori bilancio, è senza mordente, consumandosi nella stanca liturgia del muro contro muro tra maggioranza e opposizione. Sul piano politico, quindi, tutto resta sostanzialmente “in stand by”, rinviato alla ripresa, con la “pax” forzata e armata nel centrodestra, nel quale le tensioni pre Regionali non si placano anche se non esplodono perché annacquate dalla ripresa del dialogo tra Abramo e Forza Italia guidata da Mimmo Tallini, ma anche con la perenne e quasi disperata ricerca di identità e unità del centrosinistra, che trova il modo di frastagliarsi resuscitando i “fantasmi” del recente (campagna elettorale delle Comunali del 2017) e del più lontano passato, risvegliati dall’ufficializzazione dell’addio al gruppo comunale del Pd da parte di Enzo Ciconte. Nulla si nuovo, visto che lo strappo di Ciconte si era già consumato, e da tempo, a livello regionale, ma tanto basta per rianimare nel centrosinistra vecchie ruggini. Ma se ne parlerà dopo le ferie, come dopo le ferie torneranno a ripresentarsi i nodi – tanti e irrisolti – del centrodestra, e si rimaterializzeranno temi scivolosi come il piano di sviluppo del comparto di Giovino, la “madre” di tutte le pratiche e terminale di tantissime – e non sempre lineari – attenzioni politiche e non solo politiche, al punto che starebbero spuntando anche esposti alla Procura per qualche “manina” che altera le carte già definite. Intanto, l’ultimo Consiglio comunale approva i punti all’ordine del giorno, tra cui il Piano colore e il regolamento di Polizia municipale. (ant. cant.)
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