di Gaetano Megna
CROTONE In carcere un sovrintendente della Polizia accusato di aver passato informazioni riservate a un affiliato del clan Megna di Papanice, Papanice, frazione alle porte di Crotone. Le manette sono scattate per Massimiliano Allevato, 53 anni, che al tempo in cui sono partite le indagini faceva parte dell’Ufficio di gabinetto della Questura di Crotone, e pewr Francesco Monti, 34 anni, nipote del boss Mico Megna. L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro (il titolare è il pm Domenico Guarascio) e condotta dagli uomini della Mobile di Crotone, è partita nel mese di dicembre 2018, quando gli investigatori crotonesi hanno eseguito l’operazione “Tisifone”, che ha coinvolto le ‘ndrine Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. L’operazione prevedeva la misura cautelare in carcere per 23 indagati, ma solo 21 finirono subito in manette. Il giorno del blitz, infatti, Rocco Devona e Antonio Nicoscia sfuggirono all’arresto. Nel corso della ricerca di Devona gli investigatori hanno rinvenuto a casa sua il cellulare, che è risultato fondamentale per aprire una nuova fase di indagine. Nel telefono del ricercato, successivamente arrestato, sono stati infatti rinvenuti diversi messaggio che erano stati inviati proprio dal poliziotto Allevato.
A raccontare i particolari delle attività investigative è stato il dirigente della Mobile di Crotone, Nicola Lelario. Secondo la ricostruzione della Polizia il sovrintendente informava Devona delle indagini che la Questura stava mettendo in campo. Il suo ruolo di componente dell’Ufficio di gabinetto gli consentiva di essere messo a conoscenza di ogni iniziativa. È infatti l’Ufficio di gabinetto a coordinare le attività tra le varie sezioni della Questura. Devona riceveva così le informazioni e le girava a diversi affiliati alla ‘ndrangheta. Appena tutto ciò è stato scoperto Allevato è stato trasferito d’ufficio ad altra sede e le indagini sono andate avanti. Al poliziotto viene contestato il concorso esterno in associazione mafiosa e la violazione di segreto di ufficio con l’aggravante mafiosa. L’altro arrestato, Monti, era già noto alle forze dell’ordine per avere partecipato alla cerimonia del “battesimo di mafia” ma mancava la prova che è arrivata con l’operazione “Ermes”, perché è stata rinvenuta una “copiata” che conferma la sua appartenenza alla cosca di Papanice. Non c’è un legame diretto tra Allevato e Monti, ma entrambi sono stati individuati dalle attività investigative messe in atto a partire dall’operazione “Tisifone”. (redazione@corrierecal.it)
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