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«Le giuste rivendicazioni delle Sardine»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 16/12/2019 – 10:21
«Le giuste rivendicazioni delle Sardine»

Le Sardine di Catanzaro, giovedì scorso, hanno commemorato le vittime della strage di Piazza Fontana. Era il 12 dicembre 1969, quando alle 16,29 un micidiale ordigno fu fatto esplodere all’interno della Banca dell’Agricoltura di Milano stroncando 17 vite. Fu un attentato di matrice politica. Almeno questo il processo lo accertò. Ciò che non si è mai saputo sono i nomi dei vili attentatori tanto che ai familiari delle vittime, che si erano costituiti parte civile, lo Stato addebitò le spese di giudizio. Oltre il danno la beffa.
Perché hanno scelto Catanzaro per la commemorazione? Perché fu la Corte d’Assise del capoluogo della Calabria a celebrare il processo. Il 18 gennaio 1977 furono avviate le udienze nella palestra del Centro di detenzione per minorenni di via Paglia. Due anni più tardi la Corte d’Assise condannò Franco Freda, Giovanni Ventura e Guido Giannettini, informatore del Sid (il servizio segreto dell’epoca), al carcere a vita per il reato di strage. Il 20 marzo 1981 la sentenza venne ribaltata e i tre imputati furono assolti.
Una casualità ha voluto che lo stesso giorno della manifestazione fosse presente a Catanzaro il segretario della Lega portato in Calabria dall’affannosa ricerca di un candidato per la presidenza della Regione. Salvini si è evitato così la stessa “calorosa” accoglienza che Jasmine Cristallo gli aveva riservato alcune settimane prima quando gli ha fatto trovare i balconi delle abitazioni colmi di striscioni non proprio di benvenuto.
La commemorazione delle vittime di Piazza Fontana si è svolta nella piazza antistante il Palazzo di Giustizia. «Aderire al nostro movimento – ha sottolineato Jasmin Cristallo – significa contribuire ad una spinta culturale rivolta a bonificare una serie di narrazioni che hanno il solo potere di annoiare». Ma incalzate da una tempesta di vento e di pioggia le Sardine catanzaresi sono state costrette a concludere anticipatamente la manifestazione, ma non senza avere intonato “Bella ciao”.
Prima di lasciare la piazza Jasmine Cristallo ha potuto ricordare che la politica della Lega moderna non si discosta molto da quella che, anni prima, aveva consentito a sei movimenti autonomisti regionali di realizzare la Lega Nord la cui finalità era l’indipendenza della Padania. Un progetto mal riuscito, che però è stata la panacea per Salvini di posizionare la “nuova” Lega nell’estrema destra e di legittimarla come forza trainante della coalizione conservatrice (Lega – Forza Italia – Fratelli d’Italia).
Sono state proprio queste velleità espansionistiche a determinare le reazioni di un gruppo di giovani che in Emilia hanno dato vita ad un fronte per opporsi proprio alle idee colonizzatrici della Lega. Nasce il movimento delle “Sardine” il cui nome è stato casuale: Piazza Maggiore, a Bologna, dove si è tenuta la prima “adunata” è stata stipata da migliaia di persone strette le une alle altre, appunto come le sardine quando sono attaccate dai predatori. Salvini era anche a Bologna quel giorno per sostenere la candidatura della Borgonzoni alla presidenza della Regione. La sua manifestazione si svolse nel “Paladozza”, omologato per 5.570 persone.
Mattia Santori, un giovane ingegnere di 32 anni, decide di reagire a quel tentativo leghista teso a cancellare decenni di storia di centrosinistra in Emilia. Ne parla con tre suoi amici, Giulia Trappoloni, Roberto Moratti e Andrea Gareffa, e insieme hanno deciso di promuovere una manifestazione. L’obiettivo era di radunare seimila persone in una piazzetta del centro per stare strette come le sardine. Furono costretti a convergere su Piazza Maggiore quando capirono che i partecipanti erano più del doppio di quelli previsti: 15.000 secondo le stime della polizia. Tutti cittadini che hanno deciso autonomamente di partecipare alla manifestazione. Fu un successo contro il salvinismo, contro quel linguaggio che di politico continua a non avere nulla.
Fu il primo grande entusiasmo di piazza. La decisione di mantenersi tra la gente comune e normale, si manifestò vincente. Proporsi una bella Italia senza odio e senza parole vuote, fu il vero contagio per il Paese. Una iniziativa che, secondo gli osservatori, potrebbe persino scombinare le aspettative della Lega e, in generale, dei populisti a prescindere se di destra o di sinistra. Le “Sardine” sono contro le ingiustizie sociali da qualsiasi parte esse provengano; il male assoluto del verbo xenofobo usato da Salvini quando parla dei migranti. Per le “Sardine” non è più tempo di parlarsi addosso; bisogna insistere con la lotta al populismo per ristabilire la forza della democrazia sociale. Sabato a Roma hanno invaso Piazza San Giovanni ed hanno conquistato la Città eterna. La strada per il riscatto del Paese è stata tracciata. Si tratta adesso di non commettere imprudenze; di non ascoltare i Soloni che si alternano nei programmi televisivi, alcuni al soldo di ben noti personaggi politici, per spingere il movimento delle Sardine ad assumere chiare connotazioni politiche, rendendo noti i programmi e le proposte. Mattia Santoni sa che quel suggerimento costituirebbe per gli avversari un terreno fertile per attaccarli. Per fortuna le Sardine vogliono essere “Sardine”: un gruppo di pressione per spingere il Paese verso la buona politica. Forse sono proprio loro i nuovi partigiani d’Italia. Lasciamoli lavorare!
*giornalista

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