Caro segretario Zingaretti,
grazie per essere così prontamente ritornato in Calabria, anche dopo una sconfitta elettorale cocente. Segno di attenzione per la nostra terra e le sue dinamiche politiche.
Un ringraziamento che si allarga anche al coraggio e alla determinazione che hai dimostrato nel proporre una discontinuità del centro-sinistra calabrese rispetto al recente passato, legato all’esperienza di governo regionale a guida di Mario Oliverio.
La ricandidatura del presidente uscente non era per nulla giustificabile sotto il profilo esclusivamente politico. Chi ne è stato promotore lo ha fatto o per malafede o per aver vissuto negli ultimi anni nell’isolamento, davvero spaziale oltre che metaforico, della Cittadella regionale. Un isolamento che non ha permesso di vedere i risultati negativi del Pd e del centro-sinistra calabrese negli ultimi cinque anni. Due dati dovrebbero bastare a confutare qualsiasi revisionismo al riguardo: in primo luogo, quel 14,34% ottenuto alle Politiche del 2018 che ha permesso di eleggere solo i capilista alla Camera (e lo stesso al Senato) riducendo la nostra rappresentanza parlamentare da undici a soli tre membri; in secondo luogo, le ripetute sconfitte alle elezioni amministrative locali che hanno visto una serie ininterrotta di risultati negativi in tutti i grandi centri della regione (e a Reggio Calabria si vota tra qualche mese).
Sono questi risultati da imputare solo ad una persona, il governatore? Certamente no, considerando le opere, le parole (o meglio i silenzi) e le omissioni di tanti rappresentanti istituzionali del Pd. Altrettanto, certamente, però quei risultati indicavano, e già da tempo, uno scollamento tra il nostro Partito e la società calabrese. Proponendo una discontinuità hai saputo cogliere questo dato di fatto, meglio di molti dirigenti calabresi.
Con la proposta di Pippo Callipo abbiamo colmato questo scollamento? I risultati delle regionali non ci permettono naturalmente di affermarlo. Aver perso con 25 punti di distacco non può certamente rallegrare nessuno. Sicuramente non si poteva fare molto altro. Forse qualcosa in più si ma non molto. Così nelle grandi città (quelle in cui in Emilia-Romagna il Pd ottiene i più importanti risultati), perse le guide amministrative, continuiamo a subire importanti sconfitte, senza eccezioni. Anche il dato del Pd non può considerarsi confortante, al massimo di tenuta. Di fatto si tratta solo di alcuni decimali in più rispetto alle politiche (siamo arrivati al 15,19%). Addirittura in calo nella provincia più grande e da sempre a trazione rossa, Cosenza, dove abbiamo ottenuto il 13,47% in queste Regionali rispetto al 13,62% delle scorse Politiche. Inoltre, siamo tra i partiti/liste con il più alto indice di incidenza delle preferenze espresse ai candidati rispetto ai voti dati alla lista (quasi l’80%): segno di un voto personale più che di partito.
Che fare per rilanciare davvero il Pd in Calabria? Per ricostruirlo forse? Per rifondarlo addirittura?
Occorre costruire il Pd di tutti coloro che non sono nel Pd. Coloro che sono stati iscritti e militanti e si sono allontanati. Coloro che hanno votato Pd in passato e non lo hanno più fatto recentemente. Coloro, e in Calabria sono tanti purtroppo, che sono a tal punto distanti dalla politica e dai partiti, perché disillusi e disperati, da non recarsi neppure alle urne. Rimobilitare gli smobilitati. Questa deve essere la via maestra se si vogliono ottenere di nuovo risultati importanti, a iniziare dalle prossime elezioni politiche.
Per farlo, due ci paiono le mosse da seguire. In primo luogo, costruire attraverso una raccolta di idee e pratiche una nuova visione della Calabria. Il governatore Oliverio può aver compiuto alcuni buoni atti amministrativi ma la sua esperienza non è stata capace di suscitare speranza perché carente di una visione organica del futuro della Calabria. Occorre un progetto complessivo che disegni la nostra regione come una information society, una green society e una care society. Un Partito di governo deve saper costruire la propria offerta politica anche nei momenti in cui è all’opposizione.
In secondo luogo, occorrono scelte puntuali e precise che riguardano l’organizzazione del Pd. Da subito, per esempio, si ridia credibilità al nostro Statuto: gli eletti in consiglio regionale iscritti al Pd non debbono far parte di altri gruppi. Costruire gruppuscoli in consiglio regionale con nostri iscritti significa una truffa all’erario e un danno d’immagine al Partito. Si svolgano poi finalmente veri congressi a livello provinciale e regionale, con idee nuove e con personale politico rinnovato e autonomo dagli eletti. Non si dia ancora e sempre l’immagine di una conta autoreferenziale di tessere (spesso false e gonfiate), che poco serve ad avvicinare parti di società oggi lontane dal Pd e dalla politica. Si coinvolgano nei momenti decisionali le associazioni e le intelligenze di cui la nostra regione non è certamente priva. Si superi la logica di assetti correntizi che possono essere utili ai notabili locali ma non aiutano a dare credibilità al Partito nel suo insieme. Si tratta di gesti forse non clamorosi ma decisivi per ripartire.
La tua presenza in Calabria ci offre un motivo di speranza sul tuo impegno in questa regione. Ma molto resta da fare. E per questo che ci auguriamo che il cambiamento di pagina legato alle Regionali non rimanga un gesto isolato. La nuova pagina, infatti, è ancora tutta da scrivere.
*Associazione politico-culturale
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