di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA Il Comune di Reggio Calabria sarebbe già in uno «stato di dissesto fattuale, sebbene non formalmente dichiarato». Manca solo che chi di dovere ne prenda atto. Quello della Corte dei Conti sembra un invito a staccare la spina a un malato terminale che già da sette anni è tenuto in vita con un accanimento che potrebbe non essere esente da responsabilità.
Pessime notizie per l’amministrazione Falcomatà dalla delibera di due giorni fa della Corte dei Conti di Catanzaro, sezione controllo per la Calabria (Vincenzo Lo Presti presidente, Ida Contino e Francesco Antonio Musolino consiglieri e Stefania Anna Dorigo referendario relatore) che ridisegna lo stato di indebitamento del Comune di Reggio Calabria e invita l’ente a mettere in atto le misure correttive entro 60 giorni. Misure che sono assolutamente fuori dalla portata di Palazzo San Giorgio e che, se non si riuscirà a superare i rilievi dei giudici, porteranno inesorabilmente al dissesto. Un dissesto che sarebbe già nei fatti poiché, come riassume la Corte dei Conti, il Comune di Reggio Calabria «non sembra disporre di un grado di autosufficienza finanziaria tale da fronteggiare le passività che si sono via via accumulate».
Due sono le questioni fondamentali affrontate dalla Corte dei Conti: la contabilizzazione del Fal (Fondo anticipazioni liquidità) e il debito sgorgato dal rubinetto della Regione Calabria, per 64 milioni di euro. Una questione quest’ultima già rilevata dallo stesso sindaco.
UN PIANO DI RIENTRO «DEL TUTTO INATTENDIBILE» È l’8 febbraio 2013 quando, con delibera n. 17 della commissione straordinaria, il Comune di Reggio Calabria fa ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario. La Corte dei Conti con deliberazione n. 11/2014 non approva il contenuto del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale (Prefp). Piano successivamente accolto, con conseguente approvazione, grazie alla sentenza del 2014 delle sezioni riunite, su impugnativa del Comune.
Nel 2017, con delibera n. 88, la sezione controllo per la Calabria verifica la correttezza delle operazioni di riaccertamento straordinario dei residui.
In sostanza il Comune non aveva incluso nel piano gli esiti del “riaccertamento straordinario” e in particolare il ripiano del maggiore disavanzo. In tal modo il Comune si trovava in una situazione di “doppio piano di rientro” dovendo tenere conto nella pianificazione anche di un ulteriore debito, pari a oltre 143 milioni al primo gennaio 2015, da ripianare in 30 rate annuali di 4.777.943,58 ciascuna.
Nella stessa delibera la Corte evidenzia anomalie nell’operazione di riaccertamento straordinario. Quella di maggiore impatto sugli equilibri di bilancio era l’avere utilizzato la facoltà concesse dall’articolo 2 comma 6 del decreto legge 78/2015 di riportare il Fal in seno al Fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde) già in sede di riaccertamento straordinario, con impatto sul risultato di amministrazione al primo gennaio 2015. Secondo la sezione della Corte dei conti, invece, poiché la disposizione entrata in vigore il 20 giugno 2015 prevedeva espressamente che gli enti dovessero necessariamente effettuare il riaccertamento straordinario entro il 15 giugno 2015, non si poteva applicare agli esiti di una “già conclusa” operazione di riaccertamento straordinario ma solo alle risultanze contabili successive.
Perciò la Corte dei Conti invita il Comune a provvedere alla corretta rappresentazione dei residui attivi e passivi e alla rettifica del risultato di amministrazione del 2015, all’accertamento del maggior disavanzo che doveva essere almeno pari a 328 milioni di euro e al suo ripiano.
La risposta del Comune arriva il 28 novembre 2017, ma secondo la Corte dei Conti fornisce solo un “parziale riscontro” ai rilievi riservandosi “a breve” un’integrazione. Trascorrono i mesi e l’ente non invia alcuna integrazione, così il magistrato istruttore il 6 giugno 2018 sollecita a fornire i necessari riscontri. Il 26 giugno il Comune comunica di avere effettuato una rettifica dei residui attivi e passivi relativi agli anni 2014 e precedenti alla data del primo gennaio 2018.
Senonché il Comune non effettua una distinta contabilizzazione di Fal ed Fcde, così come era stato richiesto dalla Corte dei Conti, richiamando le indicazioni fornite dal Ministero dell’economia e delle finanze in ordine all’interpretazione dell’articolo 2 comma 6 del decreto legge 78/2015.
Secondo il Mef la norma sarebbe stata fin da subito applicabile a Reggio Calabria, perché l’ente aveva approvato il «riaccertamento straordinario» il 10 luglio 2015 quando già era formalmente in vigore il decreto legge (entrato in vigore il 20 giugno 2015). Secondo il Mef, insomma, non era importante che l’ente avesse approvato la rivalutazione dei residui oltre i termini di legge (fissati dallo stesso decreto legge entro il 15 giugno 2015).
Indicazioni del Mef che trovano conferma anche nella legge 205/2017 che fornisce un’interpretazione autentica del sesto comma dell’articolo 2 in senso favorevole al Comune di Reggio Calabria. Nel 2019 le sezioni riunite della Corte dei Conti sollevano questione di legittimità costituzionale sull’articolo 2 comma 6, successivamente convertito in legge 125/2015 per cui la Corte dei Conti sospende il giudizio in attesa della definizione della questione di legittimità.
Lo scorso 28 gennaio 2020 la Corte costituzionale dichiara l’illegittimità dell’articolo 2 comma 6. La decisione segna un punto a favore della Corte dei Conti. Si innesca un dibattito nazionale perché gli effetti non riguardano solo Reggio Calabria, ma anche tanti altri comuni, come Napoli.
SOMMERSI DAI DEBITI: 64 MILIONI ALLA REGIONE CALABRIA PER IL SERVIZIO IDRICO Nemmeno il tempo di gioire per il completamento e l’allaccio della diga del Menta che Reggio è sommersa da un fiume di debiti, proprio dalla Regione e proprio per il prezioso liquido. La Corte dei Conti, effettuando i propri controlli incrociati, chiede alla Regione Calabria di precisare lo stato dei crediti e debiti al 31 dicembre 2018 verso i comuni capoluogo. Salta fuori un debito del Comune di Reggio per il servizio idrico di 79 milioni di euro. Si tratta di acqua erogata negli anni dal 1981 al 2004.
Il Comune spiega che il debito verso la Regione non era mai stato ricondotto a bilancio e che la Regione ha accettato di vedere ridotte le pretese, riconoscendo come non dovuta una somma di oltre 14 milioni e acconsente alla rateizzazione dei restanti 64 milioni di euro. Ma sono
Un piano ventennale a rate “crescenti”. Un milione di euro per i primi 2 anni, il 2020 e il 2021, una rata da 1 milione e 100 mila euro per il 2022, 1 milione e duecento mila euro per il 2023, 1 milione e mezzo nel 2024, e poi dal 2025 al 2039 rate constanti di quasi 4 milioni di euro.
«Fino alla deliberazione del consiglio comunale n. 48/2019 – osserva la Corte dei Conti – il Comune di Reggio Calabria ha completamente omesso di considerare, dal punto di vista contabile, il consistente debito verso la regione per fornitura idropotabile; inoltre, anche dopo il formale riconoscimento di un debito fuori bilancio di € 64.974.388,27, ha previsto una copertura finanziaria solo per un importo di 2 milioni di euro (rate del 2020 e del 2021) mentre, per la restante somma pari ad euro 62 milioni.974.388,27 non è stata prevista alcuna copertura finanziaria né l’iscrizione a residuo passivo tra le scritture contabili del Comune».
La Corte su questo punto rileva la non conformità della deliberazione del consiglio comunale.
LO STATO DI INDEBITAMENTO DEL COMUNE «Dal 2013 – riepiloga la Corte dei Conti – il Comune di Reggio Calabria versa in una situazione di riequilibrio finanziario a causa di accumulo di pregresse passività non affrontabili secondo gli ordinari strumenti di ripiano. Il deficit da ripianare, all’atto dell’approvazione del piano ammontava a 124.144.849,41 euro. È un deficit che non dà conto dell’esistenza di enormi passività, collegate sia alla situazione dei debiti fuori bilancio – pregressi al piano ma solo da ultimo riconosciuti – sia all’emersione, al primo gennaio 2015, del c.d. maggior disavanzo (mai incluso nel Piano di riequilibrio finanziario pluriennale)».
«Il Prfp appare quindi, allo stato, del tutto inattendibile – scrive ancora la Corte dei Conti nella delibera di 2 giorni fa – proprio perché non comprensivo di queste ulteriori consistenti passività. Infatti oltre ai 124 milioni nel 2013, che al 31 dicembre 2018 al netto dei ripiani già effettuati si sono ridotti a 49 milioni di euro, si sono aggiunti, solo nei confronti della Regione Calabria, debiti fuori bilancio per 64 milioni nonché un extradeficit di 328 milioni di euro».
La Corte invita il Comune ad eseguire entro 60 giorni le misure correttive. Quanto a irregolarità relative a contabilizzazione del Fal: rideterminare virtualmente il maggior disavanzo, che arriva alla cifra di 328 milioni di euro; applicare, a partire dal bilancio preventivo 2020-2022 e fino alla manovra previsionale del 2044, una quota di recupero da «maggior disavanzo» pari a 10 milioni che corrisponde a un trentesimo dell’extradeficit ricalcolato; ripianare le quote di “maggior disavanzo” allo stato non recuperate durante l’indicato percorso trentennale, mano a mano che si libereranno le risorse necessarie; rappresentare distintamente gli accantonamenti per Fal e Fcde a partire dal rendiconto 2019. Quanto al debito di 64 milioni a favore della Regione Calabria: ridefinire con la Regione un accordo triennale (e non più fino al 2039) di rateizzazione del debito fuori bilancio riconosciuto di 64 milioni; individuare le relative coperture finanziarie con conseguente iscrizione in bilancio delle quote di competenza di ciascun servizio.
L’AVVERTIMENTO ALL’AMMINISTRAZIONE FALCOMATÀ La Corte dei Conti rammenta che «uno stato di dissesto fattuale, sebbene non formalmente dichiarato, mina quella “trasparenza contabile che è parte del bilancio quale bene pubblico”» – e ancora – «potendo rendere non esenti da responsabilità anche coloro che non hanno materialmente contribuito alla formazione delle passività». Avvertimento esteso anche all’organo di revisione del Comune, cui la Corte rammenta «l’importanza di vigilare rigorosamente e segnalare ogni irregolarità rilevata». (redazione@corrierecal.it)
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