di Pablo Petrasso
REGGIO CALABRIA Domenico Creazzo, appena passato dal centrosinistra al centrodestra, ricorda agli astanti che non crede nei partiti ma «nelle istituzioni». Nel giorno dell’inaugurazione della sua segreteria politica a Sant’Eufemia d’Aspromonte, pronuncia una frase che, riletta alla luce dell’inchiesta Eyphemos, assume contorni inquietanti: «Da qualche tempo mi ero ritirato dalla vita dei partiti, perché ero deluso e cercavo di perseguire comunque i miei obiettivi a prescindere da qualsiasi tipo di ideologia politica». I rapporti che, secondo la Dda di Reggio Calabria, Creazzo avrebbe intessuto con le cosche per aumentare il proprio consenso prescindevano, appunto, da ogni ideologia. «Tutto, pur di essere eletto», ha chiosato in conferenza stampa il procuratore Giovanni Bombardieri.
UNA PLATEA IMBARAZZANTE E quel giorno, il 30 dicembre 2019, l’ideologia pare accomodarsi fuori da una sala – gremita come quelle di tante inaugurazioni politiche – in cui gli astanti paiono più adatti a un summit di ‘ndrangheta che all’avvio di una campagna elettorale. Gli investigatori monitorano “pezzi grossi” di Sant’Eufemia e Sinopoli: e molti finiscono per ritrovarsi in quelle stanze, dove campeggiano i vessilli di Fratelli d’Italia.
Per dirla con gli inquirenti, il sostegno elettorale offerto dai clan a Creazzo è un «dato ulteriormente “tangibile” documentalmente perché» in quella occasione politica «furono presenti svariati personaggi» che l’antimafia reggina ritiene appartenenti alla ‘ndrangheta.
Schierati «in gran completo» per lanciare – secondo l’accusa – un messaggio «che l’intera comunità stanziata in quel territorio avrebbe potuto “apprezzare” traendone le dovute conseguenze». Ci sono «tanti fedelissimi ‘ndranghetisti della frangia laurendiana (da Carmelo Laurendi, uno degli arrestati nell’operazione, ndr), uno dei capi del locale eufemiese e qualche rappresentante della cosca Alvaro. I nomi parlano per loro: «Carbone Domenico alias U Ciaciu, Speranza Giuseppe, alias U Longu, Alati Angelo alias u Marocchinu, Cannizzaro Cosimo alias Sapagnoletta, Alvaro Carmine classe ’74 alias U camociu, Idà Cosimo alias U diavulu, Luppino Domenico e altri pregiudicati».
Per i pm il 30 dicembre viene ufficializzata la discesa in campo degli ‘ndranghetisti del luogo insieme a Creazzo. Manca soltanto la «famiglia mafiosa Piccolo soprannominata “Zorro” di Seminara». Uno dei suoi esponenti, in effetti, sente il fratello del candidato alle 16.14, dicendogli che sta per arrivare a Sant’Eufemia. In effetti arriva ma, visto che la sede politica è ancora vuota, torna a casa. Poco importa; per la Dda il sostegno rimane.
LA PROFEZIA POLITICA DI ALVARO Di più, «le richieste formulate a più riprese – sintetizza il giudice distrettuale – durante l’intera campagna elettorale di Creazzo dagli ‘ndranghetisti, tutti impegnati nella spasmodica ricerca di voti, e quale evidente “contropartita” in vista di ulteriori favori, hanno già trovato nell’intermediario Creazzo Antonino o già totale accoglimento, oppure comunque adesione da parte dello stesso e garanzia dell’impegno per il loro soddisfacimento». Se ne giovava «la ‘ndrangheta degli Alvaro, nella sua interezza». E proprio uno degli Alvaro, Domenico, aveva benedetto gli sforzi elettorali profusi con una profezia: «Vedi che spaccate per davvero». Una sintesi perfetta per gli 8.033 voti raccolti dal sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte. Ne arrivano 884 soltanto a Delianuova. Dove il secondo candidato in assoluto più votato è distaccato di 773 preferenze (per non parlare dell’alleato-avversario Giuseppe Neri, che raccoglie nel centro del Reggino soltanto 32 voti). (p.petrasso@corrierecal.it)
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