LOCRI Dal sindaco Giovanni Calabrese arriva «un netto “no” a trasformare l’Ospedale della Locride in Centro Covid 19. Trasformare l’Ospedale della Locride, fino ad oggi abbandonato, malgrado le costanti proteste dei Sindaci e dei cittadini della Locride, rappresenta l’ennesima mortificazione per tutto il territorio».
Per Calabrese è «un’idea demenziale che porterebbe in pochissimo tempo il popolo della Locride a essere privato di assistenza ospedaliera per le varie patologie ed esporrebbe a seri rischi l’intero territorio considerata la superficialità di chi oggi sta gestendo la sanità in Calabria e nella nostra provincia. Tutto ciò è assolutamente indegno nei confronti di un territorio quotidianamente bistrattato».
«Fate un ospedale militare – continua il primo cittadino –, trovate una struttura isolata con personale dedicato, ma lasciate in pace il nostro povero ospedale che fino ad oggi avete volutamente e sempre trascurato».
Nel pomeriggio, «in un incontro urgente e straordinario tra una delegazione di Sindaci, i Consiglieri Regionali Raffaele Sainato e Giacomo Crinò e i Dirigenti Medici apicali dei reparti ospedalieri si è condivisa la totale contrarietà a tale ipotesi. Si avvisa il “raffinato” suggeritore di questa malsana determinazione ed eventuali ipotetici esecutori che non sarà consentito a nessuno perpetrare ulteriori danni alla Locride approfittando della grave situazione in cui versa l’Italia. Se qualcuno pensa che la mia sia una dichiarazione di guerra fa bene a pensarlo, perché lo è».
«IL PIANO È UN ALTRO» Il comitato “DifendiAmo l’ospedale” si schiera sulla stessa posizione. L’idea è che qualcuno voglia «smantellare l’Ospedale di Locri e dirottare tutti i servizi ordinari verso l’Ospedale di Polistena».
«I fatti non possono che darci ragione – spiegano in una nota –. Con nota prot. n. 15869 del 20/3/2020 del direttore sanitario aziendale e con lettera del 23/3/2020 a firma dei responsabili Unità operative di Polistena si evince che la struttura ospedaliera della Locride è stata individuata come presidio ospedaliero “Covid” nonostante l’attuale precaria condizione di posti-letto (nessun posto letto per osservazione, 4 o meno posti letto per sub-intensiva polmonare e 8 posti letto per terapia intensiva) destinando all’uopo 12 posti letto per osservazione, 10 per sub-intensiva e 12 per intensiva, mentre Polistena andrebbe a garantire la gestione ordinaria per tutte le malattie non Covid di tutto il territorio locrideo». Ciò comporterebbe, secondo il comitato, «il trasferimento di tutti i nostri reparti (ad esempio Chirurgia, Ostetricia, Cardiologia) presso quel nosocomio.
Ci si domanda con quale criterio, se non quello da noi paventato, si è potuto pensare di individuare il nostro Ospedale come centro Covid, nonostante sul territorio della piana insistano più strutture ospedaliere funzionanti (spoke Polistena, Gioia Tauro, Palmi)?».
«Come mai – continua la nota –, nonostante vi fosse la possibilità per l’ospedale di Polistena di destinare per la rianimazione ben 18 posti per i pazienti Covid (come dichiarato dalla responsabile della terapia intensiva dell’ospedale di Polistena alla riunione per l’emergenza Covid del 3 marzo scorso con il dirigente dipartimento Sanità regionale dott. Belcastro) si è pensato di fare una scelta diversa?».
«La risposta – per il comitato – è che in realtà questi spostamenti appaiono precostituiti a garantire, una volta terminata l’attuale situazione d’emergenza, una continuità all’ospedale di Polistena lasciando in macerie il nosocomio locrese». Si tratterebbe di «accordi sotto banco decisi sulla pelle dei cittadini che ci lascerebbero sprovvisti dei più elementari servizi di assistenza sanitaria. Quanto stiamo affermando non è frutto della nostra fantasia ma è deducibile da una serie di comprovati elementi che, qualora non vi fosse questo disegno, comporterebbero scelte aziendali diverse. Infatti chi potrebbe mai pensare di utilizzare Locri come centro Covid quando per raggiungere i centri Hub di Reggio Calabria e Catanzaro è necessario un viaggio di almeno un’ora e mezza mentre dall’ospedale spoke di Polistena basterebbero 30-40 minuti? Ed ancora, come si può pensare di installare un centro Covid quando nella struttura, a oggi, mancano gli strumenti previsti dalla nota Dsa (letti, monitor, ventilatori, carrelli, barelle ecc.), quando i sanitari non sono pronti perché ancora non formati né informati sulle modalità ed i protocolli da adottare, né sul percorso diagnostico e strumentale da seguire per il triage del paziente Covid? Come è possibile pensare al presidio ospedaliero di Locri quando non vi è personale sufficiente presso il reparto di Radiologia, per coprire i turni nelle ventiquattr’ore, essendo questo un servizio indispensabile per effettuare la diagnosi in caso di paziente Covid?».
Il presidio sarebbe «inoltre del tutto sfornito degli indispensabili Dpi (dispositivi di protezione individuale), oltre ad essere carente del personale sufficiente a fronteggiare una malaugurata emergenza. Non è stata prevista né programmata la possibilità di sottoporre a tampone per il controllo di un eventuale contagio Covid il personale medico e paramedico. Inoltre, il deficit di organico che è sotto gli occhi di tutti, comporterebbe l’impossibilità di garantire il servizio con la regolare turnazione; senza pensare a cosa potrebbe accadere se malauguratamente qualcuno dello stesso personale dovesse risultare positivo al contagio. Tutto ciò passa sicuramente in secondo piano quando il piano strategico non riguarda il Covid ma ben altro», è l’ipotesi del Comitato.
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