di Luca Latella e Michele Presta
COSENZA La situazione ha del paradossale. In un sud sempre più sud – tra requisizioni di Stato, deviazioni verso nord, appropriazioni anche (in)debite – dove mancano tute, mascherine di qualunque genere, occhiali protettivi, con gli operatori sanitari costretti a combattere una guerra invisibile a mani nude, letteralmente, ecco mancare anche i tamponi.
Gli uffici dell’Asp che dovrebbero effettuare i test ai potenziali sospetti casi affetti da Covid-19 non possono effettuare i prelievi da almeno tre giorni (compreso oggi). È questo il dato allarmante che trapela da alcune fonti interne all’Asp che lottano sul campo, in prima linea contro il virus, nonostante il management dell’azienda sostenga che non ci sono problemi.
La situazione, dunque, appare gravissima in sé, in quanto risulta per lo meno complicato, al momento, diagnosticare il coronavirus in provincia. Da qui a cantare vittoria perché non ci sono nuovi casi, dunque, ce ne passa.
Per di più, l’ordinanza della presidente della Regione, Jole Santelli, secondo cui tutti i sanitari delle Rsa devono effettuare il test, non ha fatto altro che aggravare una situazione già molto critica.
Negli uffici decentrati – sono queste, ancora, le notizie che filtrano dall’interno dell’Azienda – stanno giungendo decine di richieste in più che intasano oltremodo il lavoro degli operatori sanitari preposti ad effettuare i tamponi, per poi inviarli a Cosenza. E come un cane che si morde la coda, l’utenza non riceve risposte e i sanitari non possono effettuare il loro lavoro di contenimento del virus e anche di prevenzione.
In tutto questo caos, altri due sono i dati paradossali: senza kit disponibili è impossibile diagnosticare l’eventuale ripresa dei pazienti risultati positivi, ma guariti, dopo i quattordici giorni di isolamento, mentre più in generale, l’Asp di Cosenza – per come sostengono autorevoli fonti – fino a quando erano a disposizione, poteva contare su un centinaio di tamponi giornalieri che non possono soddisfare, di certo, la richiesta di test provenienti da una delle province più grandi d’Italia.
Insomma, a tutta la mattinata di mercoledì, al “fronte”, quelli in prima linea nella “guerra” al Covid-19 lamentano la penuria di test e, da quanto appreso, non è dato sapere quando arriveranno.
IL MANAGER: «DIFFICOLTÀ NELL’ELABORAZIONE DEI TAMPONI «Il problema non sono i tamponi in esaurimento, ma le difficoltà che hanno nel reparto di virologia e microbiologia nell’elaborare i tamponi». Tra i vertici dell’Asp e gli operatori sanitari presenti sul territorio il cortocircuito circa l’emergenza sul numero dei tamponi è colossale. «Non registro questa problematica – spiega il commissario Giuseppe Zuccatelli –. C’era qualche giorno fa ma sono in arrivo altri duemila tamponi oltre a quelli che ci deve fornire la Regione». Gli stantuffi che servono a prelevare il campione di saliva da sottoporre all’analisi di biologica sono insieme alla tac necessari per capire se i pazienti sottoposti ad attenzione medica sono infetti da coronavirus. «La difficoltà, ribadisco – aggiunge il commissario dell’Asp di Cosenza – è che a Cosenza possiamo processare solo 150 tamponi, quindi un numero ridotto rispetto a quella che potrebbe essere la richiesta. Proprio per accelerare questo processo, attraverso una lettera inviata al direttore del dipartimento della Salute regionale, Antonio Belcastro, ho chiesto che si avviino delle convenzioni con i laboratori privati che possono fare questo tipo di analisi e si supporti la struttura dell’azienda ospedaliera». (l.latella@corrierecal.it, m.presta@corrierecal.it)
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