ROMA Su 260 inchieste avviate da 99 procure sullo sfruttamento dei lavoratori dopo l’approvazione della legge anticaporalato – la 199 del 2016 – più della metà riguarda il Centro-Nord. Il dato, secondo quanto riporta Avvenire, emerge dal rapporto 2019 del “Laboratorio sullo sfruttamento lavorativo e la protezione delle sue vittime” nato nel 2018 per iniziativa del Centro di ricerca interuniversitario L’Altro diritto e Flai Cgil con l’obiettivo di analizzare l’applicazione della legge anticaporalato da parte delle Procure d’Italia che si occupano di procedimenti penali per sfruttamento lavorativo. I ricercatori del Laboratorio contattano gli Uffici delle Procure a partire dagli articoli pubblicati quotidianamente dalla stampa e dalle segnalazioni sui casi di sfruttamento provenienti dalla Flai Cgil. Il Laboratorio segue le inchieste in corso raccogliendo gli atti processuali mano a mano che divengono ostensibili.
L’IMPORTANZA DEL NUOVO ARTICOLO 603-BIS C.P. Gli atti raccolti fino ad oggi riguardano 46 processi intrapresi da 24 diverse Procure. Sono state individuate altre 214 inchieste, avviate da altri 75 uffici giudiziari di cui, però, per ragioni di riservatezza, non si sono ancora potuti acquisire gli atti.
I dati rendono molto evidente l’impatto che ha avuto il nuovo articolo 603-bis del codice penale, introdotto dalla legge 199/2016, che consente di perseguire il datore di lavoro colpevole per sfruttamento a prescindere dall’esistenza del “caporale”, ovvero dell’intermediatore, che nella formulazione precedente dell’articolo era l’unica figura direttamente incriminata. La nuova formulazione invece consente anche di procedere in assenza di minacce, violenza e intimidazione, oggi diventate una circostanza aggravante.
Questa novità normativa rende oggi possibile punire anche quei casi di sfruttamento in cui è lo stesso lavoratore, spinto dal proprio “stato di bisogno”, il cui abuso resta un presupposto costitutivo della fattispecie di reato, a proporsi sul mercato occupazionale, accettando o proponendo condizioni non dignitose perché disposto a tutto pur di lavorare. A dimostrazione del fatto che motore dello sfruttamento è lo stato di bisogno degli sfruttati, nella quasi totalità delle inchieste monitorate, violenza e minaccia, che pure sono quasi sempre presenti, intervengono solo in un momento successivo rispetto all’instaurazione del rapporto di lavoro, di solito per mettere a tacere eventuali rivendicazioni delle vittime quando non gli viene corrisposta nemmeno la bassissima retribuzione promessa.
Con la nuova formulazione è stato possibile contestare il reato non solo per lavoratori assunti in nero, ma anche per situazioni in cui le vittime risultavano formalmente assunte, almeno per un periodo.
GLI SFRUTTATI La maggior parte delle inchieste riguarda casi di sfruttamento in cui le vittime sono persone regolarmente presenti sul territorio italiano. In 14 procedimenti le vittime provengono dall’Est-Europa. In almeno 15 vicende sono coinvolti lavoratori italiani e sono almeno due i lavoratori, sempre italiani, che sono morti a causa delle pesantissime condizioni di lavoro loro imposte. I richiedenti asilo sembrano diventati la categoria più vulnerabile allo sfruttamento lavorativo; secondo i dati dell’agenzia Onu che si occupa di criminalità organizzata (Unodc) che ha rilevato questo trend a livello internazionale. Tra le inchieste seguite vi sono un processo della Procura di Cosenza in cui, tra le 13 persone rinviate a giudizio ex art. 603-bis c.p., figurano anche i gestori dei centri di accoglienza straordinaria che ospitavano i migranti; ed un’inchiesta della Procura di Urbino, dove il datore di lavoro si recava direttamente nei Cas per reclutare lavoratori da impiegare nella sua ditta. In questo ultimo caso, sono stati proprio gli operatori del Centro a segnalare i fatti alle autorità competenti.
LA DIFFUSIONE DELLO SFRUTTAMENTO Contrariamente alla convinzione comune, più della metà delle inchieste monitorate – 143 – non riguardano il Sud Italia. Complessivamente, tra le Regioni più colpite, oltre alla Sicilia, alla Calabria ed alla Puglia, vi sono Veneto e Lombardia.
Anche se l’agricoltura è sicuramente il settore maggiormente rappresentato nelle inchieste monitorate, in 163 dei procedimenti seguiti le presunte vittime venivano impiegate nella raccolta e trasformazione di frutta e verdura, sono ben 97 le vicende che riguardano comparti produttivi diversi. Le inchieste relative a settori diversi dall’agricoltura sono prevalenti nel Centro e del Nord Italia. Lo sfruttamento è rilevabile in ogni attività che non richiede un alto grado di specializzazione ed in cui la domanda di lavoro è superiore all’offerta. I settori maggiormente colpiti sono quello manifatturiero e della lavorazione dei tessuti, dell’allevamento, della pesca, della lavorazione delle carni, del volantinaggio e dell’edilizia.
LE INCHIESTE MONITORATE IN CALABRIA Complessivamente sono 14 le inchieste monitorate in Calabria nelle varie Procure.
CASTROVILLARI 1) Procedimento a carico di 11 persone, di cui 3 titolari di alcune aziende agricole lucane, indagati per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
2) Procedimento a carico di alcuni caporali sorpresi mentre trasportavano al lavoro nei campi dieci persone, di cui una italiana. Indagati anche i titolari di due aziende agricole che sfruttavano i lavoratori per 10 ore al giorno, corrispondendo loro 1 euro per ogni cassone di mandarini.
3) Procedimento a carico di otto persone ex art. 603 bis c.p. e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I caporali reclutavano manodopera albanese e pakistana per impiegarla nella raccolta di limoni e fragole per un monte ore superiore a quelle consentite, con una paga pari a 3 euro l’ora e senza che ai lavoratori venissero forniti i necessari dispositivi di protezione individuale.
4) Individuati 10 lavoratori, di cui sei impiegati in maniera del tutto irregolare, senza contratto, all’interno di alcune strutture turistiche (lidi balneari e esercizio di generi alimentari); ai titolari delle attività sono stati contestati illeciti amministrativi e contravvenzioni per l’impiego di lavoratori in nero; non è chiaro se si stia procedendo anche ex art. 603 bis c.p.
COSENZA 1) Imputato il titolare di impresa individuale, per aver impiegato, dal 2017 al 2018, senza regolare contratto di lavoro ed in modo non occasionale, almeno 3 lavoratori stranieri presso terreni ove si svolge l’impresa agricola e su diversi cantieri ove si svolge impresa edile.
2) Processo nei confronti di 13 imputati che avrebbero reclutato ed impiegato stranieri numerosi richiedenti asilo presso società agricole della zona in condizioni di sfruttamento con l’aiuto degli operatori del centro, anch’essi imputati. I lavoratori venivano impiegati per 9 ore al giorno, per una paga pari circa a 20 euro.
3) Procedimento ex art. 603 bis c.p. a carico di due fratelli titolari di un’azienda agricola di Amantea, che avrebbero impiegato numerosi lavoratori africani, romeni ed indiani, in condizioni di sfruttamento. La paga giornaliera dipendeva dalla nazionalità; ai “bianchi” venivano corrisposti 35 euro; agli altri lavoratori 25; tutti venivano sottoposti al controllo costante dei due indagati. Molti lavoratori erano richiedenti asilo e dormivano in baracche prossime ai campi.
CROTONE 1) Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano che avrebbe impiegato un suo dipendente, pakistano, in condizioni di grave sfruttamento lavorativo all’interno della sua azienda, offrendogli anche un alloggio privo delle condizioni igienico sanitarie minime. Il procedimento prende avvio dalla denuncia della vittima.
LAMEZIA TERME 1) Procedimento per estorsione a carico di un imprenditore agricolo che avrebbe costretto i propri dipendenti ad accettare retribuzioni minori (ridotte di circa un terzo) di quelle formalmente risultanti in busta paga, oppure non corrispondenti a quelle previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Sembra che l’indagato obbligasse i lavoratori a rinunciare al tfr con la minaccia dell’immediato licenziamento o, prima dell’instaurazione del rapporto lavorativo, con l’esplicito rigetto della richiesta di assunzione avanzata da coloro che aspiravano all’impiego secondo le regole.
PALMI 1) Operazione “Dominus”: Cinque persone indagate per sfruttamento lavorativo, violenza sessuale, estorsione, istigazione alla corruzione, a seguito della denuncia di un lavoratore rumeno. I cinque avrebbero impiegato, tra settembre 2017 e marzo 2018, vari rumeni e maliani in attività agricole. Si contestano anche due distinti episodi di violenza sessuale in danno di due lavoratrici rumene e due episodi d’istigazione alla corruzione di militari dell’Arma, sollecitati ad omettere i controlli nei confronti delle attività agricole coinvolte. Le vittime lavoravano dall’alba fino, talvolta, alle 10 di sera, per 350-400 euro al mese, non sempre corrisposti, e venivano sottoposte a continue violenze.
2) Procedimento a carico di 18 caporali e 11 imprenditori agricoli per sfruttamento lavorativo e favoreggiamento della prostituzione; gli indagati reclutavano le vittime presso le baraccopoli di San Ferdinando e Rosarno e le trasportavano a lavoro utilizzando mezzi inidonei al trasporto. I lavoratori venivano impiegati 7 giorni su 7, per 10-12 ore consecutive, con brevi pause tassative e senza gli adeguati dispositivi di protezione e sicurezza, per una somma che variava dai 2 ai 3 euro per ogni cassone di frutta raccolto. Nell’ambito della medesima inchiesta, sono stati anche contestati spaccio di sostanze stupefacenti e favoreggiamento della prostituzione.
3) Procedimento a carico di tre indagati, due accusati di reclutamento e l’altro di utilizzazione di lavoratori migranti in condizioni di sfruttamento. Le vittime, prevalentemente regolari, dimoravano in una struttura malmessa, in attesa di essere chiamate a lavorare per un numero di ore altissimo ed uno stipendio di pochi euro al giorno.
PAOLA 1) Procedimento a carico di un uomo che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, quattro richiedenti asilo ospiti nel Cas di Amantea per pulire un terreno di cui aveva disponibilità. Al 42enne sono state elevate sanzioni per un importo complessivo di 21.600 euro; non è chiaro se sia anche stato contestato art. 603 bis c.p.
VIBO VALENTIA 1) Durante alcuni accertamenti in un campo di raccolta della Cipolla Rossa di Tropea sono stati individuati 12 lavoratori di nazionalità bulgara, impiegati senza contratto ed in violazione della normativa a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Si procede, nei confronti dell’imprenditore, per illeciti amministrativi e di natura fiscale; non è chiaro se sia stato contesto anche art. 603 bis c.p. (f.p.)
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