LAMEZIA TERME Negli ultimi anni sono arrivati segnali di miglioramento ma, in Italia e in Europa, il divario occupazionale tra uomo e donna fa registrare numeri ancora preoccupanti: rispetto agli uomini sono molte di più le donne che, una volta diventate madri, si trovano a uscire dal mercato del lavoro per occuparsi dei propri figli a tempo pieno.
OCCUPAZIONE UOMO-DONNA Secondo gli ultimi dati diffusi da Openpolis, l’Italia è tra i paesi Ue dove la disparità occupazionale tra padri e madri risulta più alto. Mentre gli occupati tra gli uomini con figli sono l’84,4%, tra le donne sono il 56,3%, la quota più bassa tra tutti i paesi europei. Un divario molto ampio, pari a 28,1 punti percentuali, il più alto insieme a quello della Grecia. Rispetto alla media Ue di 18,5 punti, si registrano divari occupazionali maggiori anche in altri paesi, perlopiù dell’est Europa. Numeri certamente non casuali. Già perché ad incidere notevolmente, secondo Openpolis, è la carenza dei servizi offerti dal nostro Paese e dalle Regioni, a cominciare da quelli educativi per la prima infanzia. Sia per una carenza di strutture, sia per questioni economiche.
IN CALABRIA «Per verificare se tale ricorrenza si riscontra anche all’interno del paese – si legge sul report di Openpolis – abbiamo approfondito l’analisi dei due fenomeni a livello regionale». Per quanto riguarda gli asili nido, Istat ne calcola la copertura in base non al numero di utenti, ma alla disponibilità delle strutture. Tracciando il numero di posti disponibili in un territorio, ogni 100 residenti tra 0-2 anni. E mentre regioni come Valle d’Aosta, Toscana ed Emilia Romagna presentano la maggior offerta di asili nido e alti tassi di occupazione femminile, le grandi regioni del Sud, al contrario, registrano situazioni preoccupanti. In Calabria i posti di asilo nido per cento residenti è pari al 10,10%, meglio solo di Campania e Sicilia mentre il tasso di occupazione femminile è fermo al 29,90%.
«C’è una relazione – scrive Openpolis – tra la diffusione dei servizi educativi per la prima infanzia e la situazione lavorativa femminile. È necessario dunque che i paesi, compresa l’Italia, si impegnino ad investire in politiche che aumentino la presenza di asili nido sul territorio e rendano più accessibile il servizio a livello economico. Questo, unito a un miglioramento delle politiche sul congedo parentale dal lavoro, possono essere importanti strumenti per favorire l’accesso delle donne con figli al mondo del lavoro». (Gi. Cu.)
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