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Il punto dell'Asp di Cosenza: dal "Modello Torano" ai protocolli anti-covid -VIDEO

Nel corso di una conferenza stampa Mario Marino, direttore del dipartimento prevenzione e Riccardo Borselli, direttore della centrale operativa hanno tracciato un bilancio dell’emergenza sanitaria in…

Pubblicato il: 10/06/2020 – 17:50
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Il punto dell'Asp di Cosenza: dal "Modello Torano" ai protocolli anti-covid -VIDEO
di Michele Presta COSENZA I contagi sono fermi così come i decessi. I dati elaborati dall’Asp di Cosenza nelle ultime settimane tengono il conto solo di persone che possono tornare alla vita normale. Immuni e pronti a donare il plasma per contribuire alla ricerca scientifica e trovare una cura alla malattia del secolo. Anche Cosenza farà la sua parte, più di 200 pazienti dei 468 positivi in tutta la provincia, hanno dato il loro assenso affinché dalle cellule del proprio sangue, medici e ricercatori possano sperimentare soluzioni cliniche per la cura. Le giornate non sono più scandite dalle ordinanze dei sindaci che comunicano positività di concittadini. Nessuna zona rossa, ma i vertici dell’Asp sono cauti: «Dobbiamo essere pronti ad una nuova ondata». Solo qualche giorno fa il primario di malattie infettive dell’Annunziata aveva comunicato che l’ultimo paziente ricoverato per coronavirus all’ospedale era stato dimesso ma è stata una gioia effimera, in quanto, durante la conferenza stampa indetta dall’Asp bruzia è stato comunicato che per un anziano ex ospite di Villa Torano è stato necessario disporre il ricovero all’Annunziata di Cosenza a causa delle complicanze dovute al Coronavirus. Le condizioni cliniche non sono gravi ma si è ritenuto opportuno affidare il paziente alle cure dei medici dell’ospedale. PENSARE MALE PER TROVARSI BENE Il virus scomparirà con l’estate? È una domanda alla quale ancora non si può rispondere. Di sicuro c’è che l’epidemia in provincia di Cosenza è stata contenuta. Mario Marino, direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asp ha coordinato l’equipe medico sanitaria che in questi mesi ha fronteggiato la pandemia. «I focolai dell’intera provincia sono definitivamente estinti – spiega-. Tutto questo non ci deve far inorgoglire e basta, ma deve essere la base di una ripartenza nella quale si implementano le attività di screening testando la popolazione e cercando eventuali positività. Solo in questo modo possiamo contenere al massimo e al più presto la diffusione». Nella sala congressi dell’ordine dei medici di Cosenza, si sono ritrovati i professionisti che in questi mesi hanno coordinato le attività mediche e cliniche. La casistica, seppur con numeri contenuti, in provincia di Cosenza è completa: 5 zone rosse (San Lucido, Rogliano, Santo Stefano di Rogliano, Oriolo e Torano Castello); 2 focolai in strutture sanitarie (Villa Torano e Santa Maria); casi particolarmente delicati come l’infezione del vigile del fuoco poi deceduto e quello degli 11 carabinieri della caserma di Rogliano. «Considerato tutto quello che è successo – aggiunge Marino – per il futuro dobbiamo semplicemente prepararci e chiedere alle istituzioni di essere più sensibili. Bisogna progettare e programmare quello che può succedere in autunno. Dobbiamo avere a disposizione una buona scorta di dispositivi di protezione individuale così come è necessario che si facciano degli investimenti per potenziare i laboratori e le risorse umane. Ho chiesto al mio gruppo di lavorare senza sosta fino al  31 luglio, ma non possiamo pensare che tutto sia retto dallo spirito di abnegazione dei professionisti». IL CAMBIO DI MARCIA ALL’ASP E IL LAVORO DEL 118 Dai tamponi ai confini calabresi nelle ultime settimane alle chiamate di soccorso urgenze. La sfida contro il coronavirus non si è combattuta soltanto nelle corsie degli ospedali o nei laboratori. Per le patologie con problemi di tipo respiratorio, rispetto al 2019 la centrale operativa del 118 di Cosenza ha fatto il 15% di interventi in più. «Abbiamo effettuato il soccorso ma con una risposta diversa». Il direttore della centrale operativa Riccardo Borselli nello snocciolare i numeri ha ricordato anche le difficoltà di chi si è ritrovato ad operare in piena emergenza e con la paura di poter diventare a sua volta vettore di infezione. «Nel momento in cui ci sono state chiamate con sintomi sospetti Covid si è attivato un protocollo per inquadrare il tipo di paziente da soccorrere – spiega -. Questo orientamento ha comportato una serie di procedure che hanno determinato un incremento di tempo tra allarme e soccorso». Ma la provincia di Cosenza, si è distinta per altro, per esempio nell’impiego di ambulanze in esclusiva dotazione al Suem. «Siamo stata l’unica provincia a non utilizzare per i sospetti covid-19 ambulanze del volontariato e questo ci ha determinato un lieve ritardo. Lo abbiamo fatto solo per proteggere gli operatori del settore. Lo abbiamo fatto con i volontari ma anche con i nostri uomini. I numeri in termini di vite e sacrifici di medici sono altissimi, essere prudenti non poteva che essere un nostro obiettivo per operare in sicurezza. Dobbiamo fare tesoro di questa esperienza ed essere pronti a tutto». Ha rotto invece i toni del politicamente corretto il presidente dell’ordine dei medici di Cosenza. Eugenio Corcioni ha infatti chiesto al presidente  Jole Santelli di iniziare ad occuparsi di sanità in modo concreto e determinato. «E’ passato un anno dalla conversione in legge del “Decreto Calabria” – ha dichiarato – adesso è arrivato il momento di nominare i direttori generali delle aziende ospedaliere e fare in modo che si avvii un percorso di programmazione. Non capisco perché gli eletti raggiunto l’obiettivo non preferiscono occuparsi più di sanità». “MODELLO TORANO”, UN CASO DA STUDIARE Per settimane Sisto Milito, medico dell’equipe destinata a monitorare il caso “Villa Torano” è stato in pianta stabile nel comune della Valle del Crati. Dal pasticciaccio dei tamponi all’ultima ispezione di qualche giorno fa, il medico ha ripercorso tutte le fasi che hanno portato al contenimento del focolaio. E non è un caso che anche il direttore del dipartimento prevenzione. « I contagi sono stati azzerati grazie al “Modello Torano”, il protocollo di gestione del virus da parte della task force dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza per contenere e gestire in massima sicurezza la diffusione dell’epidemia. Abbiamo adottato un sistema di gestione che ha previsto la permanenza dei degenti nella struttura, suddividendo la stessa in tre compartimenti stagni: reparto Covid 19 positivi, reparto Covid 19 negativi e reparto “grigio”, dove sono stati collocati i pazienti che nonostante il tampone fosse negativo erano venuti in contatto con persone positive». Questa tecnica di controllo e contenimento è stata supportata anche dal primo esperimento di telemedicina che ha permesso ai medici di tenere sotto controllo tutti i pazienti per 24 ore su 24. «Il “Modello Torano” agisce esattamente al contrario del modello ospedalo-centrico che prevede lo spostamento dei degenti delle Rsa negli ospedali pubblici. Questo sistema – ha spiegato il dottor Sisto Milito – ci ha consentito di contenere la diffusione del virus, perché nessun operatore sanitario esterno alla struttura è venuto in contatto con i pazienti positivi». (m.presta@corrierecal.it)
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