LAMEZIA TERME È stato condannato e poi assolto per l’omicidio di Salvatore Aversa e della moglie Lucia Precenzano, ha passato 15 anni coinvolto in una vicenda giudiziaria pur se innocente, è stato indicato dai media e dalla comunità come il probabile assassino di un poliziotto e della consorte.
Giuseppe Rizzardi ha chiesto giustizia per un tempo molto lungo. E il Tribunale di Salerno, martedì 7 luglio, ha definito, secondo quanto riporta una nota del legale Armando Veneto, uno degli step del lungo percorso che ha visto l’uomo impegnato a difendere la propria innocenza.
Il Tribunale, competente per i reati che riguardano magistrati del distretto di Catanzaro, si legge nella nota, ha «dichiarato la responsabilità per colpa grave del magistrato del pubblico ministero Adelchi d’Ippolito, nell’esercizio delle sue funzioni» e ha, in conseguenza, condannato lo Stato italiano, in persona del presidente del Consiglio dei ministri, a risarcire il danno causato a Giuseppe Rizzardi in relazione all’inchiesta per l’omicidio dell’ispettore di polizia Salvatore Aversa e della moglie, avvenuto il 4 gennaio 1992 a Lamezia Terme. Il danno è stato quantificato in 200mila euro. A renderlo noto è l’avvocato che ha rappresentato Rizzardi nei quasi 15 anni del giudizio. Il giudice condannato il magistrato a pagare anche i due terzi delle spese di lite.
Non è l’unica causa intentata da Rizzardi: in un altro procedimento, l’uomo ha chiesto 5 milioni di euro al Viminale. La sua richiesta poggia sull’ipotesi che, dopo l’omicidio eccellente, sia stata messa in scena una montatura con al centro le dichiarazioni di Rosetta Cerminara, testimone chiave dell’accusa. Cerminara, secondo la tesi dei legali di Rizzardi, non potè vedere nulla il pomeriggio dell’omicidio (avvenuto intorno alle 19), perché si trovava dal parrucchiere. Per l’omicidio, nel 1994 furono condannati Rizzato e il suo amico Renato Molinaro (morto qualche anno più tardi): l’assoluzione per loro arrivò in Appello, quando le testimonianze di due killer pentiti li scagionarono confessando di aver sparato ai coniugi.
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