A settembre più del 18% dei comuni calabresi andranno al voto. Tra i 73 che dovranno eleggere sindaci e consiglieri: una città metropolitana (Reggio Calabria), un capoluogo di provincia (Crotone) e quattro comuni con oltre 15 mila abitanti (Castrovillari, Cirò Marina, San Giovanni in Fiore e Taurianova), presìdi istituzionali importanti, rispettivamente capitali del Pollino, del vino, della Sila e, unitamente a Gioia Tauro, della Piana reggina.
Molti dei comuni, con in palio la poltrona di sindaco, sono dissestati e/o in predissesto. Tanti con bilanci non propriamente sostenibili e spesso diffidati dalla Corte dei conti a rimediare agli inadempimenti riscontrati, frequentemente gravi.
Quindi, un gran numero di competizioni elettorali saranno improntate, da parte degli uscenti, sulla giustificazione degli accaduti contabili e, da parte dei competitor, sulla emersione delle responsabilità relative.
Sta di fatto che l’appuntamento autunnale rappresenta uno spaccato autentico di una Calabria regina degli scioglimenti per infiltrazione della ‘ndrangheta e delle amministrazioni comunali compromesse nella gestione del loro futuro istituzionale. Il tutto, con una popolazione complessiva di circa 550.000 calabresi, corrispondenti a quasi il 35% della popolazione totale, che dovrà fare i conti con consistenti estinzioni di debiti, aumenti dei tributi e tariffe municipali, diminuzione dei servizi non soggetti a pagamento individuale, difficoltà di nuove assunzioni e così via.
Una situazione simile farebbe tremare i polsi ovunque e a chiunque, tanto da generare ai cittadini difficoltà di non poco conto nel maturare l’idea di candidarsi a sindaco, ma anche a consigliere comunale, finanche a quelli in possesso delle necessarie conoscenze ed esperienze.
Ciò sarebbe comunque un errore, da parte di chi è obiettivamente in possesso delle capacità tecniche e politiche indispensabili per cambiare il senso di marcia, cui la Calabria è abituata ad ogni livello.
Dunque, cercansi da subito candidati efficienti e programmi di risanamento e di rilancio delle autonomie locali, finanche del loro ruolo da svolgere nelle pretese verso la Regione, cominciando da quelle interessate dalle elezioni.
Un compito difficile sia quello della individuazione dei potenziali futuri sindaci, dal momento che sono in tantissimi tra i capaci a rifiutare ogni impegno in tal senso per le connesse responsabilità e per il senso di sfiducia nei confronti dell’impegno dello Stato a volere cambiare l’attuale stato delle cose, che quello di proporre agli elettori la loro idea di città ovvero paesino che sia.
Entrambe le difficoltà vanno comunque superate e nell’immediato, atteso che il tempo a disposizione per le scelte è poco. La prima dovrà essere attenuata attraverso l’afflato delle comunità interessate che dovranno offrire garanzie di materiale vicinanza ai bravi che si cimenteranno nelle contese, privilegiando i migliori e non già quelli che promettono nel privato, che poi sono i peggiori. La seconda elaborando il più possibile programmi confacenti alle esigenze sociali e di bilancio.
Insomma, il tutto a tutela degli impegni concreti e fattibili, in quanto tali ben lontani dai «sogni di gloria» nei confronti dei quali la collettività calabrese è stata sempre disposta ad abboccare come fa il pesce gatto, capace di farlo anche all’amo nudo.
*direttore “Fondazione TrasPArenza”
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