REGGIO CALABRIA Il cambiamento di scenario rispetto a cinque anni fa è netto. Ed era forse prevedibile: in termini percentuali Falcomatà – quando lo spoglio è arrivato a 215 sezioni su 218 – passa dal 60,99% ottenuto al primo turno in occasione dell’elezione a sindaco di Reggio Calabria, al 37,09%. Un dato in linea con le proiezioni diffuse dalla Rai in tarda mattinata e che consegna a Reggio il ballottaggio tra centrosinistra e centrodestra. Lontano di qualche punto percentuale, al 33,88, c’è Antonino Minicuci, manager del Comune di Genova scelto dal centrodestra a trazione leghista per tentare l’assalto a Palazzo San Giorgio. La campagna elettorale, dunque, si allunga di altre due settimane. Nelle quali le scelte degli altri candidati potranno risultare determinanti. Presto per parlarne, anche se sia Falcomatà sia Minicuci hanno chiarito di non porsi limiti nella ricerca di intese. Fermiamoci, per il momento, ai dati. Terza classificata è Angela Marcianò, ex assessore della giunta Falcomatà (che ha abbandonato sbattendo la porta) accreditata del 13,88%. Segue Saverio Pazzano, candidato di “sinistra sinistra”, con il 6,35%. A ruota il massmediologo Klaus Davi con il 4,64%, Fabio Foti (M5S) con il 2,41%, Maria Laura Tortorella (Patto Civico) 0,81%, Fabio Putortì (Unione del Sud) con lo 0,66% e Giuseppe Siclari (Partito comunista del lavoratori) con lo 0,29%.
LE LISTE La lista più votata a Reggio Calabria, (scrutinate 152 sezioni su 218 per i consiglieri) è Forza Italia con l’‘11,16%, segue il Partito democratico con il 10,52%. Fratelli d’Italia (7,78%) supera la Lega (4,66) che si piazza anche dietro S’Intesi (5,05%), una delle civiche a sostegno di Falcomatà. Per il Carroccio, che ha potuto esprimere il candidato sindaco, non è un buon risultato; forse il riflesso di una spaccatura interna che si trascina da mesi e abbraccia l’intera regione.
IL VOTO DISGIUNTO In chiave ballottaggio, oltre alle possibili alleanze, conterà molto l’appeal dei candidati e il loro legame con la coalizione. Una prima analisi del voto disgiunto pare non premiare la scelta di Minicuci da parte del centrodestra. Il manager viaggia ben distante dal “suo” voto di lista. Le formazioni che lo sostengono totalizzano il 40,80%, ben 7 voti percentuali in più rispetto a quanto raccolto dal candidato, con un’emorragia di circa 5mila voti di preferenza. Anche Falcomatà paga dazio al voto disgiunto: per lui 41,44 la percentuale totalizzata dalle sue liste, contro il 37,17% di preferenze personale. In termini di consensi sono circa 3.500 voti di differenza.
Campionessa del voto disgiunto è, invece, Angela Marcianò: l’ex assessore comunale alla Legalità ottiene 7,45 voti percentuali in più delle forze che la sostengono e 6.800 preferenze in più. Senza volersi addentrare in una prematura analisi dei flussi elettorali, sembra che Marcianò raduni tra i suoi sostenitori “personali” tutti gli scontenti del centrodestra a trazione leghista e parte degli elettori che hanno scelto le liste di Falcomatà ma non il sindaco uscente. Tra gli altri candidati, anche Pazzano supera le sue liste (1,5% in più per un totale di circa 1.500 voti). E lo stesso fa Klaus Davi (1,6% punti percentuali e circa 1.500 voti). Una differenza netta ma anche un risultato che potrebbe costare al massmediologo il posto in consiglio comunale: ha superato il quorum del 4% ma la sua lista è di poco sotto al 3 quando mancano una manciata di sezioni. Se “Klaus Davi per Reggio” non riuscisse a superare questa soglia di sbarramento per Davi le porte di Palazzo San Giorgio resterebbero sbarrate.
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