COSENZA Si sono dati appuntamenti alle ore 18 davanti al municipio di Cosenza, i ristoratori e i gestori dei bar cittadini. Proprio nel momento in cui, secondo il nuovo Dpcm governativo, scatta per loro l’obbligo della chiusura al pubblico, mentre resta autorizzato solo il servizio da asporto. Decine di esercenti commerciali hanno manifestato in Piazza dei Bruzi, lamentando come questa misura penalizzi un’intera categoria. I ristoratori hanno anche bloccato il traffico veicolare su Corso Umberto, la strada che passa davanti al municipio, e hanno chiesto un incontro con il sindaco, Mario Occhiuto, che ha solidarizzato con i manifestanti. Per i prossimi giorni sono annunciate altre forme di protesta e alcuni ristoratori potrebbero trasgredire alle regole imposte, rimanendo aperti al pubblico.
Durante la manifestazione è stato esplodere un petardo di grosse dimensioni da un gruppo di titolari di ristoranti e di bar per protestare contro i provvedimenti approvati dal Consiglio dei Ministri per fronteggiare la diffusione del ccoronavirus. Il petardo é stato lanciato in un cantiere vicino il Municipio. I manifestanti hanno anche bloccato corso Umberto, una delle vie principali della città. Sul posto sono intervenuti polizia e carabinieri.
«Non vogliamo assistenzialismo – ha detto uno dei promotori della protesta – ma chiediamo di poter lavorare. Abbiamo fatto sacrifici per adeguare i nostri locali alle normative anticontagio e oggi la chiusura ci penalizza nuovamente. Alcuni dei nostri dipendenti ancora non hanno ricevuto la cassa integrazione e oggi siamo costretti a non poter lavorare».
«GENTE ONESTA CHE VUOLE SOLO LAVORARE» «Sono vicino ai ristoratori e agli imprenditori danneggiati dall’ultimo Dpcm. Sono quelli che hanno più investito per adeguare gli spazi e adesso vengono chiusi. Che senso ha una chiusura alle 18:00?». Lo ha dichiarato in proposito, il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, dopo aver incontrato i manifestanti.
«Il virus esiste ed è pericoloso soprattutto perché mette in crisi il nostro sistema sanitario, ma come si può pensare di farne pagare le conseguenze solo a determinate categorie economiche e sociali?» si chiede ancora il primo cittadino. «Perché non si è investito in questi mesi nella sanità e nella prevenzione? Per la creazione di nuovi posti letto? Per l’assunzione di personale medico e paramedico negli ospedali? Per l’individuazione e il tracciamento dei contagi? Per la protezione delle categorie fragili? Per la cura precoce della malattia? Per la didattica a distanza nelle scuole? Sono vicino a queste persone che lavorano ogni giorno della loro vita e che sono sempre i più esposti. Gente onesta – ha concluso Mario Occhiuto – che vuole lavorare, non vuole sussidi».
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