Siamo ricaduti nel baratro di questo virus particolarmente irruento che demolisce qualsiasi azione frenante nella sua capacità diffusiva. Un nemico invisibile che negli uomini è capace di manifestarsi o con una semplice presenza ininfluente curabile con una normale profilassi mirata o invece, rischioso al punto di arrivare a distruggere la capacità respiratoria della persona fino alla morte. Tale percentuale fortunatamente molto limitata ad oggi ma esistente e resistente anche dopo la terribile fase vissuta nel periodo marzo/ giugno di questo anno soprattutto nelle regioni del Nord del nostro Paese risulta quella che preoccupa di più anche il sistema sanitario che in questi giorni sta vivendo giornate di intensa attività. Gli effetti comunque che sono riemersi in ognuno di noi in questa fase sono tutti concentrati in un circuito ansioso e di legittima paura che questo virus determina nei contesti delle comunità nella quale si diffonde. Legittima condizione che però non deve sfociare nelle manifestazioni di protesta violente cui si assiste ormai giornalmente che portano solo scompiglio sia in che le propone sia in chi deve porsi a difesa della civile convivenza. Tale condizione deriva dalla incapacità ad uscire fuori da questa stato stagnate in cui il virus ci costringe a castrare tutte le categorie imprenditive che con il quotidiano lavoro portano a creare indirettamente assembramenti o comunque situazioni in cui il virus trova spazio per diffondersi con estrema facilità e diffusibilità. Ci si era rilassati nel periodo estivo pensando che l’azione invasiva si fosse ormai contenuta ma tutti i più equilibrati virologi avevamo previsto una ripresa della sua presenza ed in questa fase non solo ci siamo accorti che c’è ma, abbiamo rilevato la capacità di trasferibilità del Covid accorgendoci che la sua diffusibilità nuoce fortemente alla salute, al sistema sanitario e all’economia. Le azioni che sono state programmate fino ad oggi sono state orientate ad evitare un totale fermo di tutte le attività economiche tentando di sopperire alle limitazioni imposte con misure di sostegno ad oggi solo promesse dal nostro Governo (credo ci saranno) per sollevare e compensare il fermo attualmente operante, anche se le categorie interessate non abbiano gradito e continuano a non gradire tale scelta. Risulta vero che essa determina prospettive critiche ma ritengo che l’attuale quadro generale nel quale ci si muove sia quanto meno confortato dalla capacità e dalla libertà̀, ognuno per la propria parte, di poter utilizzare le risorse ad ogni livello, europeo, statale e regionale nella maniera più consona ai bisogni che mano a mano emergeranno. Bisogna fare presto e questo è sacrosanto e ritengo che il pubblico (intendo gli enti preposti) lo farà altrimenti si rischia una grave crisi di sistema che non possiamo permetterci né il nostro Paese, né l’Europa né la nostra Regione in questa fase più colpita dei mesi del lockdown. Il sistema sanitario per quanto deficitario sta ad oggi reggendo ma deve essere implementato per non risultare incapace alle risposte dei pazienti. Necessita di altri sostegni in termini di disponibilità di posti letto e di personale che bisogna sostenere subito con una celerità che superi anche le misure finalizzate alla economia. Per la verità bisognava farlo prima pensando meno alla riapertura delle scuole e più ad organizzare le reti sanitarie territoriali di sistema anticovid. Mancano seppure previste nel sistema di controllo del fenomeno le azioni arginanti del virus che possono essere ben esercitate dalla medicina territoriale da sempre più vicina alla persona rispetto alla recettività ospedaliera. Medicina che deve assumere, perché ne possiede tutte le condizioni, un ruolo di controllo e di monitoraggio e di intervento continuo alle avanzate dell’infezione sui territori assolvendo ormai a compiti sostitutivi che ad oggi sono svolti solo dalle strutture ospedaliere. Ci sono tutte le condizioni finanziarie ed organizzative, compresi dovuti affiancamenti di personale ai medici di base, perché ciò sia fatto. Un ruolo in questo sistema potrebbero svolgerlo anche le farmacie ed il loro sistema di diffusibilità e radicamento territoriale anche più capillare di quello dei medici di medicina generale. Perché non pensare ad un loro coinvolgimento? Ulteriore azione di programma a seguito della quale si eviterebbe ancora di più l’intasamento dei presìdi ospedalieri che è stato uno dei principali inputs di rischio segnalato dagli esperti della Presidenza del Consiglio confluito poi nei Dpcm susseguitesi nelle settimane precedenti. La salute va tutelata quella di tutti anche di quelle persone affette da altre patologie alle quali va garantita la cura e l’assistenza dovuta con la continuità che un sistema sanitario organizzato deve fare. Su questo un ruolo importante esercitano le cure anticovid che vanno decisamente molto meglio in questa fase rispetto alla prima ma risultano prioritarie le soluzioni su cui tutti gli scienziati del mondo stanno da mesi impegnati e sono il vaccino e le predisposizioni di farmaci antivirali che diventano ancora più indispensabili e risolutivi per il problema pandemico. Mi si lasci dire che su questo risulta l’impegno di molti scienziati in concorso con Istituti e altro che hanno ad oggi prodotto tanto ma ancora non definito gli antidoti più congruenti a debellare questo terribile virus. Credo che in questo ci sia bisogno di mobilitare alla preghiera gli uomini di buona volontà ed alla intercessione di chi da lassù ci segue e ci guarda tribolare continuamente alla ricerca di soluzioni definitive ancora oggi non trovate. Solo il loro sostegno ci può portare alla soluzione. Lo dico nella giornata in cui ricorre l’undicesimo anniversario della morte di Natuzza Evolo che può sicuramente illuminare le menti degli scienziati impegnate nella ricerca.
* Già dirigente della Regione Calabria
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