CATANZARO La Corte d’Assise di Catanzaro, presieduta da Alessandro Bravin, ha condannato a 22 anni di reclusione per omicidio volontario Antonio Pontoriero accusato di avere ucciso a colpi di fucile il sindacalista e bracciante di origine maliana Soumayla Sacko, il 2 giugno 2018. Il ragazzo, 29 anni, insieme a due amici, si era recato nella fabbrica dismessa di località “Tranquilla”, a San Calogero, piccolo centro del Vibonese, per recuperare lamiere in ferro utili a costruire un riparo di fortuna nella baraccopoli, poi sgomberata, di San Ferdinando quando Antonio Pontoriero ha cominciato a sparargli contro con un fucile calibro 12.
Sacko è stato colpito alla testa e i carabinieri lo hanno trovato alle 19,30 del due giugno 2018 che respirava affannosamente e «muoveva le braccia come per richiamare aiuto, lamentandosi per il dolore» mentre la ferita sulla sua testa perdeva copiosamente sangue.
L’AGONIA DI SACKO L’agonia di Sacko è durata diverse ore: si è spento alle 22,15 all’ospedale di Reggio Calabria. Secondo gli investigatori è stato colpito tra le 17,30 e le 18,20. Le ore della sua soffrenza sono state drammatiche, sono accaduti fatti di gravità inaudita e di assoluta mancanza di umanità. Quando i colpi hanno cominciato a fendere l’aria all’interno della vecchia fabbrica abbandonata dove tre extracomunitari stavano cercando lamiere per costruire dei rifugi, un tetto sopra la testa nel ghetto di San Ferdinando, si sono accorti che un uomo da un’altura, alla distanza di circa 70 metri, li stava prendendo di mira. L’amico Drame Madhieri avverte Sacko di mettersi al riparo, di scendere dal tetto del rudere dal quale stavano prelevando le lamiere. Ma non fa in tempo. Sacko viene colpito e cade per terra. Drame si ripara dietro un muro ma fa in tempo a vedere l’uomo che gli punta il fucile contro che si sposta «al fine di avere una migliore visuale della mia sagoma». L’attenzione dell’assassino però, viene attirata dal terzo uomo, Madou Fofana, che stava trascinando delle lamiere fuori dallo stabilimento. Fofana diventa il terzo bersaglio ma, riparato dai pannelli, rimane illeso. «Nel frattempo l’uomo col fucile – racconta Drame – continuava nella sua ricerca di me e Fofana per spararci contro». E ci riuscirà, perché mentre Drame cercherà di muoversi verso un rifugio migliore verrà colpito alla gamba destra. L’urgenza è quella di mettersi in salvo. Il pericolo di vita è reale. Per tutti e tre. Sono momenti disperati, un amico è a terra, una figura con un fucile li bracca da sopra un’altura. Drame scappa, una fuga precipitosa verso la strada principale. Ogni tanto si volta indietro e allora, allontanandosi, scorge accanto all’uomo col fucile una vecchia Panda bianca. Drame sa che vicino al luogo dove c’era l’uomo col fucile vivono due extracomunitari e va da loro. Pensa che il killer sia andato via ma poco dopo vede avvicinarsi un uomo con gli stessi abiti di colui che aveva visto abbattere il suo amico poco prima. Ha paura, chiede il permesso di tornare all’ex fornace, di soccorrere Sacko. Quello alza le mani e dice che non avrebbe fatto niente.
NESSUN PASSAGGIO IN OSPEDALE Drame allora supplica un atto di umanità, un passaggio in ospedale per quell’amico che li aiutava, che lui considera come un fratello e che ora sta riverso in una pozza di sangue. Ma quello dice che non ne vuole sapere niente. Sale sulla Panda bianca e se ne va in direzione di Vibo. A Drame, che riconoscerà poi in foto Antonio Pontoriero, non resta che tornare alla fornace. Sarà Fofana a precipitarsi dai carabinieri di Rosarno e portarli sul luogo dell’agguato. Arrivano alle 19,35, chiedono subito l’intervento del 118 che arriva alle 19,55. Si prestano le prime cure, si chiama l’elisosoccorso. Vista però l’impossibilità di intervento dell’elisoccorso alle 20,30 arriva l’ambulanza che porta Sacko all’ospedale di Reggio. Saranno
Omicidio volontario, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e munizioni sono i reati contestati ad Antonio Pontoriero, difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Francesco Muzzopappa.
Dopo l’omicidio, Soumayla Sacko è stato trasportato nel suo villaggio del Mali per essere sepolto. I suoi fratelli si sono costituiti parte civile. Sacko lascia una bambina di cinque anni. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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