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«Zitti, zitti. È arrivato il decretino»

di Giovanni Mazzei*

Pubblicato il: 19/12/2020 – 12:12
«Zitti, zitti. È arrivato il decretino»

Avete presente quella famosa parodia televisiva dove uno dice all’altro “avanti cretino” e poi finire con uno scappellotto dato, non propriamente in maniera affettuosa, sul gobbo dell’interlocutore?
Ebbene, questo sembra essere avvenuto qualora si è trattato di intervenire con l’ennesimo, questa volta natalizio e al contempo inquietante de… cretino emanato non più tardi di qualche ora fa. Non che il nostro Premier, beninteso, si identifichi nel ‘cretino’ della scenetta, ma ci si chiederà qual è l’ambito del paragone suddescritto.
È chiaro ai più che, ormai, si è totalmente mimata la scena della sua esposta interpretazione teatrale col fare dell’onorevole Conte alle prese con le telecamere.
Ci si domanderà, poi, chi è quello che ha tirato lo scappellotto al Presidente in piena adunata nazionale e, classicamente prima che la platea potesse applaudirlo.
Eh sì, saranno stati poteri forti, saranno stati forse gli input della trita ideologia buonista, saranno stati anche e persino questo o persino quello.
Ma una cosa è certa: non avevamo mai visto una scena di questo genere, se non per l’appunto in teatro.
Preso per la giacchetta da mille e diverse istanze, l’improvvisato Presidente non ha saputo ragionevolmente spiegare i motivi di un Decretino (perché il Dpcm tale è) così onusto e deprivante.
Né lo stesso signor Pochette ha saputo sbrigarsela davanti alle più che irritate domande postegli, ancorché probabilmente concordate, di fronte a cui ha fatto letteralmente spallucce evadendone il contenuto quasi in maniera irridente.
Ma poi, al di là della filippica che qualsiasi cattolico potrebbe rivolgergli su basi puramente canoniche, come si fa a spiegare una così arida interpretazione della vicenda Covid in tema natalizio? Beninteso, nessuno, dico nessuno, vuole far prevalere il senso mistico del Natale rispetto alla realtà che ci vede ossessionati dal sempiterno Covid; ma qui si è raggiunto il colmo.
Sappiamo che, come diceva qualcuno “tutti dobbiamo morire”; ma morire anticipatamente di inedia, di intolleranza, di distanziamento, di autodistruzione sociale, non può essere giammai visto in maniera positiva.
Ben venga l’attenzione nei giorni di Natale, così come il giusto equilibrio fra spese, shopping, e cautela, ma, così le aziende muoiono, il cittadino non investe, l’utente si appassisce, il cervello si ammuffisce.Tutto muore anticipatamente e non ce ne accorgiamo al di là del Covid, al di là della giusta ed equilibrata prudenza.
Non pensiamo che il signor Conte non abbia contezza di questo, nè vogliamo in alcun modo però giustificarlo e ritenere corretto che, a distanza di moltissimi mesi dalla prima ondata si è tornati paradossalmente ai primi di marzo mentre siamo alla fine di dicembre.
Tutti si chiederanno: “Ma cosa ha fatto il Governo se a distanza di tanto tempo siamo ancora come se fossimo all’inizio?”.
Tutti lo pensano, ma nessuno lo dice, anche se la solita parodia va in scena, questa volta non nel torpore ma nella rabbia di chi sente defraudato dei propri diritti, anche solo di mera libertà, in nome di un fantasma che ordina di tutto e di più.
Impone distanziamenti tra i cittadini dei comuni al di là dei 30 chilometri, che atterrisce ogni cittadino che all’interno dello stesso proprio comune, dovrebbe giustificare per quale motivo a Natale si reca persino in chiesa.
Forse non lo comprendiamo, ma di questo passo si finirà per rendere conto di qualsiasi cosa ad una Autorità, che però, per essere tale ha bisogno di essere coronata dalla necessaria autorevolezza, dalla credibilità e tutto ciò’ che la politica merita.
Perché lo meritiamo, prima ancora, noi stessi cittadini per l’anelito al benessere, alla dignità e al rispetto che precorrono la volontà stessa di stabilirsi in società e nella comune condivisione.
*Giurista

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