COSENZA Azioni chiare riempite da futili chiacchiericci e fumose e improbabili soluzioni proposte e adottate per risolvere l’angoscioso nodo della presentazione del bilancio. Che i conti non tornino all’Asp di Cosenza ormai è cosa nota, le denunce partono da lontano e rappresentano l’asse centrale dell’inchiesta “Sistema Cosenza” condotta dalla Procura guidata da Mario Spagnuolo. Chi indaga reputa inammissibili gli errori commessi dai responsabili, siano essi dovuti a «negligenza, incuria o a scelte del tutto o in parte consapevoli». La gestione amministrativa e contabile dell’Asp ha determinato un errato utilizzo delle risorse economiche con evidenti e drammatiche ricadute sull’offerta dei servizi sanitari ai cittadini. Preoccupa e non poco il «pressapochismo» (per richiamare un duro affondo del dottor Corcioni) di chi a vario titolo si è preoccupato di assumersi responsabilità gestionali di rilievo «nel tentativo di porre rimedio alla mala gestio del sistema sanitario provinciale cosentino». Se da una parte, infatti, i difetti dell’azione amministrativa e sanitaria possono essere ricondotti ad errori causati da negligenza o incuria, dall’altra, «l’infedele rappresentazione dei dati in bilancio da parte degli indagati è sorretta dal dolo». Per il gip Manuela Gallo, chiamata a vagliare le posizioni di manager e commissari coinvolti nell’inchiesta, il quadro è chiaro così come sono palesi le responsabilità degli indagati.
Il gip ha applicato la misura dell’interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi nei confronti di Aurora De Ciancio e Nicola Mastrota, rispettivamente direttore dell’Uoc Gestione risorse economiche finanziarie dell’Asp di Cosenza e responsabile del procedimento. I due indagati, in sede di interrogatorio, hanno risposto alle domande del gip sottolineando a più riprese le difficoltà nella rilevazione dei dati del contenzioso e nei sospesi di cassa non regolarizzati. Un compito, il loro, evidentemente difficile, ma questo non li rende «esenti da colpe». De Ciancio e Mastrota «avrebbero negato di aver ricevuto indicazioni chiare sulla soglia del valore di esercizio in bilancio, contrariamente a quanto si evince dalle intercettazioni e da quanto confermato nel corso del suo interrogatorio da uno degli indagati, Luigi Bruno». Motivi che hanno convinto il giudice per le indagini preliminari a tenerli lontani dalle stanze dell’Azienda sanitaria provinciale, «potendo impattare in maniera rilevante su interessi pubblici fondamentali che riguardano la spesa sanitaria».
Le carte dell’inchiesta riempiono la scrivania del nuovo commissario dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina (in silenzio stampa), che riflette sereno e determinato sul futuro. Chi immagina un uomo segnato dalle vicende emerse nel corso dell’indagine, sbaglia. Chi lo conosce bene, parla di un manager assolutamente determinato ad invertire il trend, continuando nel lavoro iniziato qualche settimana fa. Nessun passo indietro. Certo, lo staff dirigenziale è dimezzato e lo sarà per alcuni mesi, ma questo potrebbe trasformarsi in una ghiotta opportunità per rimpolpare l’organico e sostituire i destinatari dei provvedimenti vagliando con estrema attenzione i curricula. Ripartire da zero talvolta è necessario e solo così, probabilmente, si potrebbe dare seguito al new deal auspicato ed auspicabile. (redazione@corrierecal.it)
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