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Lacune nel bilancio e leggi “borderline”, la Corte dei Conti striglia la Regione

All’anno giudiziario la magistratura contabile evidenzia criticità nella gestione finanziaria e nella produzione legislativa di Giunta e Consiglio

Pubblicato il: 28/02/2021 – 7:16
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Lacune nel bilancio e leggi “borderline”, la Corte dei Conti striglia la Regione

CATANZARO Criticità nella gestione del bilancio, leggi poco trasparenti in termini di copertura finanziaria e spesso incostituzionali e opacità sulle consulenze. Anche la Regione Calabria finisce nel mirino delle “bacchettate” della Corte dei Conti in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2021 della magistratura contabile calabrese. Nelle relazioni, in particolare quella del presidente ff della sezione di controllo della Corte dei Conti, Ida Contino, non mancano contestazioni all’operato di Giunta e Consiglio della passata legislatura regionale a guida centrosinistra ma anche dell’attuale legislatura a guida centrodestra.

Le “smagliature” del bilancio regionale

Le “smagliature” del bilancio regionale Sotto la (impietosa) lente dei giudici contabili di via Buccarelli a Catanzaro nel 2020 è finito anche il bilancio di previsione 2020-2022 approvato ad aprile dalla Giunta regionale di centrodestra. È stato uno dei primi atti di questa legislatura ormai al tramonto, peraltro – va detto per amore di verità – “eredità” della passata amministrazione, che aveva chiuso la decima legislatura con l’esercizio provvisorio, ma comunque la Corte dei Conti ha avuto parecchio da eccepire. Rilevando – si riporta nella reazione della sezione di controllo – in ordine a ben 12 aspetti. Eccoli nell’elencazione della relazione della sezione di controllo della Corte dei Conti: «Ritardo nell’approvazione del Bilancio di previsione (esercizio provvisorio) e quindi ritardo nell’approvazione del documento di economia e finanza regionale (Defr) e della Legge di stabilità; mancata adozione del “piano degli indicatori e dei risultati attesi di bilancio” da parte di alcuni degli enti ed organismi strumentali; mancata attuazione del Piano annuale delle assunzioni 2020 da parte del Consiglio regionale; carenza di elementi di riscontro alla valutazione della congruità del fondo per passività potenziali; criticità negli accertamenti e nelle riscossioni; mancata chiarezza sugli obiettivi derivanti dalle misure di razionalizzazione/revisione delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute che incidono sul bilancio di previsione 2020-2022; criticità nelle previsioni di entrata in riferimento alla riscossione dei crediti nei confronti dei Comuni relativamente alla fornitura del servizio idrico e nella gestione dei rifiuti solidi urbani; criticità sulla coerenza tra il bilancio preventivo economico annuale, redatto dai singoli enti del servizio sanitario, e la programmazione sanitaria ed economico- finanziaria della Regione, e quindi il bilancio di previsione della Regione stessa; mancata adozione del bilancio consolidato del Servizio sanitario regionale; mancanza di chiarezza sulla integrazione dei contratti dei direttori generali e dei direttori amministrativi degli enti del servizio sanitario regionale; mancata sottoscrizione di una parte dei contratti che definiscono i volumi delle prestazioni erogabili dagli operatori privati accreditati; mancanza di chiarezza sulla ricognizione dei debiti verso i fornitori degli enti del servizio sanitario regionale e della gestione sanitaria diretta, scaduti al 31 dicembre 2019».

Troppe leggi “borderline”

Ma l’occhio della Corte dei Conti si fa critico anche con riferimento alla produzione normativa della Regione Calabria. Nella relazione della sezione di controllo la magistratura contabile infatti ricorda di aver esaminato le 62 leggi regionali approvate nel corso del 2019, stigmatizzando «come troppe volte la copertura delle leggi di spesa avvenga mediante mero “rinvio” al bilancio regionale, con conseguente pregiudizio della trasparenza e della certezza e accountability delle coperture». Sempre con riferimento al 2019, per fare ulteriore e buon peso, la Corte dei Conti poi spiega che per «12 leggi regionali (nn. 6, 14, 16, 30, 34, 46, 47, 48, 53, 56, 61, 62) il governo, con deliberazione del Consiglio dei ministri, ha proceduto all’impugnativa davanti alla Corte costituzionale».

L’incontrollabile scelta dei consulenti

Sempre nel 2020 la sezione di controllo della Corte dei Conti ha fatto le pulci alla gestione dei fondi erogati ai gruppi del Consiglio regionale: dai documenti prodotti dai gruppi la magistratura contabile – riporta infine la relazione – ha desunto la regolarità della rendicontazione, ma non è tutto oro quello che luccica: la Corte dei Conti infatti «con riferimento alle consulenze» evidenzia «la mancanza di una specifica regolamentazione che consenta la verifica puntuale sui criteri di scelta del consulente, sulle modalità di erogazione della prestazione e sul monitoraggio dell’attività svolta». (a. c.)

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