CATANZARO «L’atto di conferimento dell’incarico evidenzierebbe, secondo gli interpellanti, un profilo di illegittimità, riconducibile all’eccesso di potere posto in essere dalla giunta regionale, alla quale resta precluso, in regime di commissariamento per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, l’esercizio del potere di nomina degli organi gestionali degli enti del servizio sanitario regionale e del dipartimento tutela della salute». L’interpellanza dei parlamentari Francesco Sapia (L’alternativa c’è) e Manfred Schullian (Svp) parte da lontano: dalla nomina di Francesco Bevere, dg del dipartimento Tutela della Salute, il 29 giugno 2020. Per i deputati, il vulnus sta al principio dell’esperienza amministrativa del manager in Calabria. La base della tesi sarebbero le «disposizioni che disciplinano l’istituto normativo del commissariamento sono intervenute le sentenze del Consiglio di Stato – sezione terza – n. 2151/2015 e n. 4059/2016, in ragione delle quali alle regioni «resta precluso, in via temporanea, l’esercizio delle funzioni amministrative delle procedure attinenti alle competenze sanitarie, le quali sono assegnate, in via sostitutiva, al Commissario».
Non è tutto. Sapia e Schullian ricordano che Bevere «ha voluto il proprio segretario al di fuori dell’organico regionale, con costi aggiuntivi a carico dei contribuenti, e ha costituito, con proprio decreto, numero 11226 del 3 novembre 2020, un comitato tecnico-scientifico che secondo gli interpellanti si è rivelato inutile e improduttivo, leggendo i relativi verbali di attività pubblicati sul portale web della regione Calabria».
L’attività del manager sarà oggetto di un’esposizione dell’interpellanza che, prevista per venerdì prossimo, si annuncia infuocata. Nel testo, i parlamentari tratteggiano brevemente la situazione del dipartimento guidato dall’ex manager di Agenas: «Il dipartimento versa, nella pandemia in atto, in condizione di grave difficoltà organizzativa e in carenza di dotazione organica, soprattutto nel settore autorizzazioni e accreditamenti, come si evince dalla ormai nota vicenda del Sant’Anna Hospital di Catanzaro, che peraltro, in sede giudiziaria, ad avviso degli interpellanti, rischia di determinare un pesante esborso della regione a favore della stessa clinica, mentre analogo pericolo si prospetta per pratiche, pendenti presso lo stesso dipartimento, riguardanti altre strutture private».
La richiesta finale ai ministeri della Salute e dell’Economia è «se non ritengano urgente, sulla scorta di quanto riportato in premessa, verificare la situazione riassunta anche per il tramite di ispettori ministeriali e adottare le iniziative di competenza in via consequenziale».
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