Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 13:33
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

il caso

I sanitari calabresi sono gli unici a non ricevere il Bonus Covid

Dei 14 milioni previsti dallo Stato per medici, infermieri e oss la Regione non ha stanziato un euro. «Manca l’accordo con tutti i sindacati»

Pubblicato il: 04/06/2021 – 20:25
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
I sanitari calabresi sono gli unici a non ricevere il Bonus Covid

Gli eroi della pandemia in Calabria restano con le tasche vuote. Eppure nel 2020 il Governo per riconoscere il contributo dei sanitari, sottoposti a turni estenuanti e a straordinari spesso non pagati da quando è cominciata lotta al virus, ha emanato un Bonus Covid con i decreti “Cura Italia” e Salva Italia”. La misura nazionale ha previsto 700milioni di euro da destinare a medici, professionisti sanitari e oss. A distanza di un anno la maggior parte delle Regioni «nonostante le difficoltà hanno provveduto a stanziare i ristori a disposizione – secondo quanto dichiara Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao-Assomed a Sanità Informazione». Ma le cose non sono filate lisce per la nostra regione. Palermo spiega che la ripartizione del Bonus non è stata un’operazione semplice in nessuna regione, perché non sono stati stabiliti a monte dei criteri precisi per la divisione dei fondi tra dirigenza e comparto. «A valle c’era da costruire una gradualità di accesso, in base al rischio di esposizione al contagio – dichiara Palermo – e in genere le linee guida sono state queste, anche se alcuni hanno forzato la mano con assegnazioni indistinte. Altri hanno allargato la platea – continua – anche a categorie non direttamente impegnate nella pandemia, creando qualche problema nella differenza che è stata fatta tra specializzandi e specialisti». Nonostante alcune forzature e criteri “talvolta discutibili” secondo il segretario nazionale di Assomed «le assegnazioni sono state portate a termine dove il confronto con i sindacati è riuscito positivamente». E’ proprio l’accordo con le organizzazioni sindacali che, invece, è mancato in Calabria e ha compromesso la possibilità di ricevere il meritato Bonus Covid da parte dei sanitari.

«In Calabria proteste senza soluzione»

«Dalla Calabria – dichiara Palermo – è arrivata una lunga serie di proteste, legate alle forzature che le sigle sindacali in particolare del comparto (Cgil, Cisl e Uil) hanno effettuato, non trovando una vera soluzione. Spesso sono state fatte delle suddivisioni pro capite, ovvero una distribuzione della stessa somma a categorie che hanno stipendi netti ben differenziati, per cui alla fine il pro capite ha avvantaggiato coloro che hanno uno stipendio medio più basso, che percentualmente hanno avuto una valorizzazione maggiore. Senza considerare che alcune categorie del comparto godono già di alcuni vantaggi di cui non godono i medici, come l’indennità di rischio biologico».

«Il decreto per la ripartizione delle indennità va annullato»

La Calabria è al momento l’unica Regione dove non è stato raggiunto un accordo con tutti i sindacati per la distribuzione del Bonus Covid (per il quale sono arrivati prima 8 milioni con Cura Italia e poi poco più di 6 milioni con Salva Italia). Data la situazione di rottura e di stallo con le istituzioni, le associazioni: Anaao Assomed, Aaroi Emac, Cimo Calabria e parzialmente Fesmed hanno deciso di impugnare il decreto 34 del commissario ad acta per il piano di rientro, che regolamenta la ripartizione delle indennità, per chiederne l’annullamento.

«Le assegnazioni svantaggiavano i dirigenti medici»

Sul caso c’è anche la testimonianza del segretario regionale di Anaao Assomed Filippo Larussa che racconta come non sia andato a buon fine nessuno dei tre incontri convocati dal soggetto attuatore per l’emergenza Covid. «Durante questi appuntamenti si è ipotizzata un’assegnazione delle indennità divisa per fasce di rischio con differenti corrispettivi economici. 1.830 euro per i dipendenti che hanno svolto attività in reparti ad alto rischio, 883 euro rischio medio e 252 euro rischio basso. Somme però lorde – spiega Larussa – che andavano poi a penalizzare i professionisti con stipendio e aliquote più alti, tra cui i dirigenti medici. Inoltre, incluso nell’erogazione di indennità figurava anche il personale medico del 118 convenzionato, che da decreto non sarebbe dovuto rientrare in fondi riservati ai dipendenti del Ssn». «Noi sindacati (Anaao, Aaroi e Cimo), come rappresentanti del 90% della dirigenza, avevamo già manifestato la nostra contrarietà a simili criteri – continua Larussa -, ma, privati di un confronto su eventuali modifiche, il 6 luglio 2020 ci è stato chiesto di ratificare un accordo con il dipartimento. Abbandonammo quindi la riunione scoprendo solo dopo che i segretari della Triplice (Cgil, Cisl e Uil), rappresentanti al 10% per la dirigenza ma in maggioranza assoluta per il comparto, avevano invece firmato il documento».

«Soldi già spesi e straordinari che resteranno non pagati»

Ad un certo punto dunque, è stato trovato un accordo, ma non coinvolgeva tutte le forze sindacali e questo ha continuato a generare problemi e scontri. Cgil, Cisl e Uil, infatti, subito dopo “l’accordo parziale” hanno fatto ricorso al Tar per il successivo decreto emanato dalla Regione. Un decreto dove si specificava secondo Larussa «che l’erogazione definitiva era comunque in larga parte un rimborso, in quanto buona parte di quei 14 milioni dello Stato erano già stati spesi dalle aziende per attività Covid connesse. Tra cui anche la retribuzione di straordinari, l’acquisto di materiali come tamponi e mascherine e persino il “bonus rischio basso” agli amministrativi recatisi in sede durante la prima fase dell’emergenza». «Quelle indennità che dovevano servire per trascorre delle ferie serene nel 2020 – conclude Larussa – non riusciranno a concedere questa possibilità nemmeno nel 2021 in Calabria».

Argomenti
Categorie collegate

x

x