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Dipignano, dal “Patto di Limbadi” alla tutela della legalità negli enti locali

Nel comune guidato da Gaetano Sorcale si discute del rapporto tra mafia e istituzioni e della tutela degli imprenditori onesti

Pubblicato il: 26/07/2021 – 11:19
Dipignano, dal “Patto di Limbadi” alla tutela della legalità negli enti locali

DIPIGNANO L’impegno delle istituzioni nel sostenere gli imprenditori onesti, la sottoscrizione del “Patto di Limbadi” e un’ampia discussione sulla “Tutela della legalità negli enti locali”. Piazza dei Martiri a Dipignano ospita il convegno organizzato dall’amministrazione comunale guidata da Gaetano Sorcale, tra i sindaci calabresi ad aver sottoscritto il “Patto di Limbadi” realizzato da Libera con la collaborazione con l’Università della Ricerca della Memoria e dell’Impegno, dedicata a “Rossella Casini”, la giovane studentessa fiorentina barbaramente uccisa dalla ‘‘ndrangheta 40anni fa. Il primo cittadino del centro nel cosentino, è il primo amministratore – dopo la firma del documento – ad ospitare un convegno dedicato al tema con al tavolo illustri relatori: il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, il referente calabrese di Libera Don Ennio Stamile e Teodora Gagliardi, segretario Fp Cgil Cosenza.

«Nel castello di coraggio»

Il dibattito si apre con l’ascolto del brano “Nel castello del coraggio” realizzato dai giovani studenti dell’Istituto comprensivo di Dipignano vincitore del concorso nazionale letterario “Artisti” per Peppino Impastato. A coordinare i lavori la docente Maria Dora Palermo, autrice e interprete di testi teatrali e musicali, impegnata in vari progetti che trattano il tema della legalità.

Il “Patto di Limbadi”

Il dibattito si apre con l’intervento del sindaco Gaetano Sorcale che ricorda come il suo comune, Dipignano, con la firma del Patto di Limbadi si impegna «a costituirsi parte civile nei processi di ‘ndrangheta; a semplificare le procedure di accesso alle white list per gli imprenditori che denunciano reati di mafia; a esonerare dal pagamento dei tributi locali per un massimo di cinque anni, a partire dalla data della denuncia, imprenditori e operatori che hanno avviato azioni giudiziarie volte a liberarsi dal giogo dell’usura e dell’estorsione». Spetta al presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra continuare il dibattito, soffermandosi sulla crisi delle istituzioni, sulla fragilità di alcuni amministratori e di Enti permeabili alle infiltrazioni mafiose. Morra parla di responsabilità da parte dei gestori della res publica, di chi dovrebbe «stare attento a non far entrare nelle istituzioni soggetti legati alla criminalità», senza un necessario controllo. Servono i giusti anticorpi per combattere il fenomeno mafioso, per arrestare la ricerca del potere di chi «non si presenta più con coppola e lupara, ma con giacca e cravatta». «Gli ‘ndranghetisti – sottolinea Morra – sono straordinari attori, bravi incantatori». Don Ennio Stamile, tra i promotori del “Patto di Limbadi”, cita il concetto di “bellezza” di Feuerbach e si rivolge ai più giovani presenti in Piazza ricordando loro di avere in mano le chiavi per scardinare il potere mafioso, per allontanare i criminali e ridare speranza alla Terra di Calabria. «Basta dire che nessuno può far nulla, tutti dobbiamo e possiamo fornire il nostro contributo». «Il Patto di Limbadi – sottolinea il referente calabrese di Libera – non è solo un documento con una bella firma, ma un impegno concreto». Don Ennio Stamile si sofferma anche sul ruolo della stampa e dei responsabili della comunicazione, dicendosi assolutamente contrario «alla spettacolarizzazione dei processi» e «all’esaltazione» dei giudici che «fanno bene il loro dovere» e decisamente più coinvolto dalla narrazione delle tante iniziative lodevoli che riguardano i figli di Calabria. L’ultimo intervento, della segretaria della Fp Cgil Cosenza è dedicato ai lavoratori la cui tutela parte necessariamente dalla «conoscenza» dei diritti e doveri, «dal contratto di lavoro fino ai giorni di ferie spettanti, dalle opportunità agli obblighi da rispettare». Lavoratori consapevoli per allontanare i tentativi di chi tenta di screditarne l’impegno. Per quanto attiene il “Patto di Limbadi”, è opportuno il sostegno alle vittime di racket e pizzo, per il loro reinserimento nell’economia legale ma appare evidente che le istituzioni debbano «saper intercettare le esigenze dei lavoratori prima che la criminalità organizzata arrivi in loro soccorso». (f.b.)

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